venerdì 16 dicembre 2016

La legge Gasparri in soccorso di Mediaset


La legge Gasparri in soccorso di Mediaset. L’Agcom avverte Bolloré: “Possibile stop alla concentrazione Telecom-Mediaset”
di Giuseppe Colombo, Alessandro De Angelis

Il patron di Vivendi, Vincent Bolloré, non ha mai messo nero su bianco la volontà di accorpare sotto la sua creatura Mediaset e Telecom Italia, società nelle quali detiene rispettivamente il 20% e il 23,1% delle azioni. Eppure l'Agcom, l'arbitro delle telecomunicazioni in Italia, ha sentito la necessità di avvertire i francesi in via preventiva: se la strada è quella che trapela dai rumors, cioè di un colosso che poggia su due gambe, quella dell'infrastruttura di rete (Telecom) e quella della produzione di contenuti (Mediaset), allora niente da fare. Stop. 

Un comunicato stampa, diramato in serata, piomba nella vicenda della scalata di Vivendi in casa Mediaset e ha il sapore di un altolà: la concentrazione potrebbe essere vietata. Un ragionamento che l'Agcom lega alle norme previste dal Testo unico dei servizi di media audioviosivi e radiofonici, un'appendice della legge Gasparri, che ancora una volta potrebbe risultare salvifica per l'azienda guidata dalla famiglia Berlusconi. È lo stesso Gasparri a dare la cifra del ruolo chiave che può giocare la legge che porta il suo nome: "La norma contro le concentrazioni tv-tlc, che fu concepita anche per tranquillizzare chi temeva uno strapotere di Mediaset è garanzia per impedire
una scalata impropria che parta dall'estero e che realizzi una concentrazione Vivendi-Telecom-Mediaset. Insomma, la mia è una legge neutrale, moderna, esattamente il contrario di quelli che l'hanno criticata che sono antichi e ciechi". Se la scalata di Vivendi a Mediaset fosse avvenuta nel 2004, Forza Italia si sarebbe mobilitata in massa a difesa della creatura di Silvio Berlusconi. Il paradosso, oggi, è che a fare la parte da leone nella difesa dell'azienda del Cavaliere sono il Governo, targato Pd, e le prime linee degli stessi dem.

La barriera protettiva che l'Agcom erige preventivamente intorno a Mediaset è chiara. Una concentrazione tra Telecom Mediaset potrebbe essere vietata perché violerebbe le norme anticoncentrazione nel mercato delle tlc. L'Autorità ricorda che, in base alla legge, le imprese di comunicazioni elettroniche che detengono nel mercato italiano una quota superiore al 40%, non possono acquisire ricavi superiori al 10% del sistema integrato delle comunicazioni (tv, radio, editoria), il cosiddetto Sic. È la stessa Autorità a dare i numeri che rendono impossibile arrivare alla concentrazione Telecom-Mediaset nelle mani di Vivendi. Così recita la nota: "Telecom italia, il cui azionista di maggioranza è il gruppo Vivendi con una quota del capitale sociale del 24,68%, risulta il principale operatore nel mercato delle comunicazioni elettroniche, detenendo il 44,7% della quota nel mercato prevalente delle telecomunicazioni. Mediaset, società operante nel settore dei media e dell'editoria, il cui azionista di maggioranza è il gruppo Fininvest con il 34,7% del capitale, raggiunge nel 2015 una quota del 13,3% del Sic".

L'Authority accompagna i numeri con considerazioni come il rispetto di "esigenze d'interesse generale" (pluralismo, servizi di pubblica utilità, concorrenza) e "diritti essenziali dei cittadini" (informazione, comunicazione, accesso ad Internet). Contattata da Huffpost, l'Autorità fa sapere che "non è cieca" rispetto ai movimenti che stanno animando i mercati in questi giorni. "Noi - viene sottolineato - abbiamo rimarcato l'esistenza di un testo unico, stiamo osservando la situazione, il mercato è libero di muoversi come crede ma sapendo che esistono delle regole".

All'indomani dell'annuncio di Vivendi di essere arrivata a detenere il 20% delle azioni dell'azienda guidata dalla famiglia Berlusconi prosegue il duello a distanza tra i due attori in campo. I francesi provano a gettare acqua sul fuoco. Fonti vicine al gruppo transalpino sottolineano che l'operazione su Mediaset "certamente non è stata sollecitata, ma non è un atto ostile". Non a caso le fonti usano lo stesso aggettivo che ieri Silvio Berlusconi aveva messo come pietra miliare del suo pensiero, bollando il tentativo di Bolloré come "un'operazione ostile". In casa Mediaset il "gabinetto permanente" guidato da Fininvest non cambia per il momento la linea di difesa oltranzista contro quello che viene definito un attacco dei francesi. Il sentiment che prevale è sempre quello del non fidarsi.

A non fidarsi dei francesi e a difesa dell'italianità di Mediaset sono in tanti. Dopo l'ombrello protettivo aperto dal Governo e dal Pd, arriva quello delle banche e dei sindacati. Intesa Sanpaolo, che insieme a UniCredit è advisor dell'azienda di Cologno Monzese nella vicenda Vivendi, si è schierata apertamente con Mediaset. "Supportiamo Mediaset in questa operazione. Abbiamo certamente una relazione con Mediaset e siamo vicini a loro. Le aziende italiane devono restare tali", ha dichiarato il ceo Carlo Messina. La segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, ha sposato la linea dell'esecutivo, esposta dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda: "Ha fatto bene il Governo ad esprimere le giuste preoccupazioni sulla scalata in corso di Vivendi al gruppo Mediaset. Il nostro Paese ha il dovere di difendere non solo gli asset strategici pubblici ma anche le grandi aziende italiane dalle colonizzazioni finanziarie", ha scritto Furlan su Facebook. A compattarsi in difesa di Mediaset è tutta la politica, con eccezione del Movimento 5 Stelle, che giudica "inopportuno un intervento dell'esecutivo a tutela di Mediaset quando lo stesso non fece nulla contro l'aggressiva scalata di Vivendi a Telecom, che era invece veramente strategica per il nostro Paese considerando l'infrastruttura di rete in suo possesso".

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