da: Il Fatto Quotidiano – di Stefano Vergine
Rimini - La kermesse di Cl promuove la “sostenibilità”, ma i suoi principali sponsor - da Intesa a Eni - puntano su petrolio e metano
La parola più frequente nei titoli dei convegni è “sostenibilità”. Se si analizzano i nomi dei finanziatori del Meeting di Comunione e liberazione, però, abbondano le società che fanno affari estraendo o finanziano i combustibili fossili, molto poco sostenibili perché responsabili principali del cambiamento climatico.
Partiamo dai “main partners” dell’evento ciellino. Tra i quattro principali sponsor ci sono Intesa Sanpaolo e Generali, grandi finanziatori di progetti legati a carbone, gas e petrolio. La banca guidata da Carlo Messina nel solo 2020 si è esposta nei confronti del settore fossile per 5,4 miliardi di euro (per metà finanziamenti e per l’altra metà investimenti), hanno documentato in uno studio pubblicato nell’aprile scorso le associazioni Greenpeace e ReCommon. A luglio l’istituto di credito ha annunciato che smetterà di concedere prestiti alle aziende che estraggono carbone, ma solo a partire dal 2025. “Sono cose che servono a poco se prima della loro entrata in vigore si concedono finanziamenti a mega-progetti che mettono a repentaglio il clima, l’ambiente e le comunità locali”, hanno commentato le due ong. Il riferimento è a uno dei principali progetti in cui Intesa è coinvolta: l’Arctic LNG-2, che punta a trivellare l’Artico, tra i luoghi più delicati del pianeta.
Discorso simile per Generali. Nel 2018, dopo le critiche degli ambientalisti, la principale compagnia assicurativa italiana aveva annunciato di voler disinvestire gradualmente dal settore del carbone, il più inquinante dei fossili. Eppure, hanno calcolato Greenpeace e ReCommon in un report di quest’anno, il Leone di Trieste – principale azionista è Mediobanca, insieme a Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio – può contare ancora oggi su 203 milioni di euro investiti nel carbone, concentrati soprattutto in Polonia e Repubblica Ceca.
TRA I FINANZIATORI del Meeting non poteva poi mancare Eni. Il colosso petrolifero anche quest’anno è uno dei quattro “official partners” dell’evento targato Compagnia delle Opere. Il convegno “Transizione ecologica e sostenibilità ambientale”, tanto per citarne uno, è sponsorizzato proprio dal Cane a Sei Zampe. Che, per la cosiddetta transizione, punta tutto sul metano: un gas serra più potente della CO2 in termini di riscaldamento dell’atmosfera. D’altra parte è il governo, rappresentato a Rimini dal ministro Roberto Cingolani (la conferenza a cui parteciperà è sponsorizzata da Philip Morris e Bayer), ad aver scelto di scommettere su una transizione a base di gas.
Non sorprende che tra gli sponsor del Meeting ci sia dunque un altro campione nazionale del metano, Snam, anch’essa controllata (come Eni) da Cassa depositi e prestiti, quindi dallo Stato.
L’azienda guidata da Marco Alverà, già pupillo di Paolo Scaroni a San Donato, è in prima fila per lo sviluppo dell’idrogeno blu, quello prodotto dalla combustione del metano. Snam sponsorizza quest’anno la conferenza “Le nuove infrastrutture e il pilastro della sostenibilità”. All’ordine del giorno, si legge nel programma, come realizzare “gasdotti”, ma anche “strade, ponti, tunnel, porti e aeroporti”.
Tra gli sponsor ci sono alcuni big delle grandi opere: la multinazionale americana Hines, molto attiva nel mercato immobiliare nostrano; Renexia, società del gruppo Toto; Milanosesto, l’azienda titolare del progetto
di riqualificazione dell’ex area Falck a Sesto San Giovanni, il più grande progetto immobiliare attualmente in corso in Italia. Tutti uniti dall’interesse per la sostenibilità, come detto.
Ma alla kermesse ciellina di quest’anno – tempo di Covid – c’è spazio anche per il settore sanitario. La conferenza intitolata “La filiera italiana del farmaco e l’emergenza” è sponsorizzata ad esempio da Farmindustria, l’associazione confindustriale delle grandi aziende farmaceutiche, contrarie alla moratoria sui brevetti per vaccini e farmaci anti Covid. Un argomento, quest’ultimo, che infatti non compare nel programma del convegno. Impossibile sapere quanti soldi abbia incassato quest’anno dagli sponsor la Fondazione Meeting Amicizia fra i Popoli, l’impresa che organizza l’evento.
Un'indicazione la fornisce il fatturato registrato nel 2019, anno dell’ultimo meeting svoltosi pienamente in presenza: 7 milioni di euro tondi. Di questi facevano parte anche i soldi pubblici arrivati alla fondazione ciellina, che pure stavolta non sono mancati. Da Rimini fanno sapere che gli unici fondi pubblici incassati quest’anno, oltre a 140 mila euro di ristori legati all’emergenza sanitaria, sono stati 30 mila euro donati dalla Regione Emilia Romagna e altri 5 mila euro bonificati dalla Camera di Commercio di Rimini e della Romagna.
Eppure,
tra gli sponsor ci sono diversi altri enti pubblici mascherati
dietro società di capitali da loro controllate. Oltre alla Regione Friuli
Venezia Giulia, guidata dal leghista Massimo Fedriga e presente direttamente
tra i sostenitori ufficiali del Meeting, c’è sicuramente il ministero
delle Finanze tramite Ferrovie dello Stato, la Regione Lombardia di
Attilio Fontana attraverso Ferrovie Nord Milano e la Regione Liguria di
Giovanni Toti via Autorità Portuale del Mar Ligure Occidentale.
Nessun commento:
Posta un commento