Quando
Di Maio e Conte tuonavano contro Autostrade: «Via la concessione», il giorno
dopo il crollo del ponte Morandi
Sono
passati appena due anni dal crollo del Ponte Morandi nella quale morirono 43
persone. Una tragedia che spinse da subito il primo governo Conte proprio a
Genova a promettere fermezza contro Aspi che si occupava della gestione
dell’infrastruttura
Due anni fa, a 24 ore dal crollo del ponte
Morandi, il presidente del Consiglio
Giuseppe Conte annunciava la linea
dura sulla concessione ad Autostrade. Accanto a lui gli allora vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini, con il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli.
«Non
possiamo attendere i tempi della giustizia penale – diceva il premier -.
Abbiamo l’obbligo di far viaggiare tutti i cittadini in sicurezza quindi ci
muoviamo per nostro conto e disporremo la revoca della concessione ad
Autostrade perché non c’è dubbio che, per quanto riguarda il sistema e la
convenzione in essere con Autostrade, ad Autostrade incombeva l’onere,
l’obbligo, il vincolo di curare la manutenzione di questo viadotto e assicurare
che tutti gli utenti potessero viaggiare in sicurezza».
Oggi
l’ultimo colpo di scena nella lite infinita tra governo e Autostrade per
l’Italia sulla revoca delle concessioni. Come anticipato dalla Stampa sarà Aspi a gestire il nuovo ponte di Genova,
«l’interlocutore per il passaggio di consegne», almeno fino a quando
l’esecutivo non deciderà per la revoca della concessione. Ieri in conferenza
stampa il presidente del Consiglio aveva detto che se Aspi non avesse accettato
le condizioni del governo sarebbe scattata la revoca.
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