La
procura di Roma sostiene che sia stato corrotto per far approvare una norma legata
all'energia eolica: ma ci sono ancora diverse cose poco chiare
Armando Siri, senatore, sottosegretario ai Trasporti della Lega e considerato uno strettissimo collaboratore di Matteo Salvini, è indagato dalla procura di Roma per corruzione: è accusato di aver ricevuto 30.000 euro – o la promessa di quel denaro – in cambio dell’approvazione di una norma legata alla costruzione di impianti eolici. La notizia sull’indagine è arrivata giovedì e oggi sui giornali sono riportati maggiori dettagli sull’inchiesta e sui suoi protagonisti.
A corrompere
Siri, secondo la procura di Roma,
sarebbe stato il professore e
imprenditore genovese Paolo Arata, un ex deputato di Forza Italia ora molto
vicino alla Lega, con interessi nel
settore dell’energia eolica e dei rifiuti. Secondo l’accusa, Arata avrebbe
chiesto a Siri di fare approvare una
norma che avrebbe reso più larghe le
maglie per alcuni incentivi legati alle energie rinnovabili, di cui quindi
avrebbero beneficiato le sue società impegnate in quel settore. I giornali di
oggi scrivono che ci sono molte prove dei contatti tra i collaboratori di Siri
e Arata per la scrittura di questa norma e lo stesso Siri ha confermato al Corriere
della Sera che Arata lo chiamava spesso – come tanti altri – per
chiedergli di valutare o promuovere certe norme.
La
norma non fu poi approvata a causa,
scrivono i giornali di oggi, del parere
contrario di altri membri del governo. Secondo la procura di Roma, però, Siri provò almeno tre volte a farla
inserire in un testo di legge, mostrando così di aver «asservito a interessi
privati» il suo incarico da senatore e sottosegretario. L’ipotesi della procura
di Roma è quindi che Siri si sia speso con particolare impegno per la norma
voluta da Arata perché in cambio avrebbe ricevuto del denaro.
Questa ipotesi, scrivono i giornali di
oggi, è legata a due intercettazioni in
cui Paolo Arata parla esplicitamente di “30 mila euro” in relazione alla
norma sugli inventivi per l’eolico. Nella prima delle due intercettazioni,
riportate da Repubblica e registrata nell’estate del 2018, parlando delle norme
sull’eolico, Arata dice a suo figlio
Francesco che «questo affare mi è costato 30mila euro»; nella seconda intercettazione, il cui contesto è meno chiaro ma che
secondo la procura è sempre legato alla stessa norma, Arata dice invece che «mi
ci sono voluti 30 mila euro».
Che Siri
abbia ricevuto o meno i soldi di cui parla l’indagine è molto meno chiaro. Al momento non sembrano esserci prove di questa cosa
e i giornali scrivono che ci sono solo delle supposizioni che lo scambio di
denaro sia stato fatto durante un incontro tra Siri e Arata a casa di Arata. Il
Fatto Quotidiano dice che Siri e Arata potrebbero aver parlato
direttamente della cosa in un incontro che ebbero ma che la procura di Palermo decise di non intercettare a causa dello status
di parlamentare di Siri. Siri ha negato
esplicitamente di aver ricevuto da Arata soldi o la promessa di ricevere
dei soldi (le due possibilità sono importanti perché anche solo “la promessa”
di un beneficio può far configurare il reato di corruzione).
Dopo la notizia dell’indagine, il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli,
del Movimento 5 Stelle, ha ritirato a Siri le deleghe che aveva in quanto
sottosegretario, in attesa che la faccenda si chiarisca. Ma Siri è stato
criticato piuttosto duramente anche dal leader del M5S Luigi Di Maio, che ha citato il coinvolgimento della mafia come
fattore aggravante della posizione di Siri. L’indagine in cui è coinvolto
Siri è infatti iniziata a partire da
un’altra indagine della procura di Palermo sui rapporti tra Arata – e suo
figlio Francesco – e Vito Nicastri, un imprenditore siciliano con grossi
interessi nel settore eolico accusato di
stretti
rapporti con il capo di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro.
I giornali di oggi raccontano con diversi dettagli i rapporti di Arata con Nicastri, prima ma anche dopo l’arresto del secondo per il presunto favoreggiamento della latitanza di Messina Denaro. Una delle ipotesi fatte dai giornali di oggi è quindi che Arata, chiedendo la norma sull’eolico a Siri, stesse in realtà facendo gli interessi di Nicastri e quindi della mafia.
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