da: Il Post
Stamattina sono state
presentante alcune mozioni sulla società e sulla complicata inchiesta che la
riguarda: se dovessero passare, per il governo sarebbe un problema
Oggi
pomeriggio è in discussione al Senato una serie di
mozioni che riguardano CONSIP, la società che si occupa di gran parte degli
acquisti della pubblica amministrazione e che è finita al centro di una lunga e complicata indagine. Alcune
mozioni sono state presentate dall’opposizione e, se fossero approvate,
rischierebbero di mettere in imbarazzo il governo e potenzialmente di dividere
la maggioranza.
Le
mozioni riguardano in particolare la possibilità di svolgere ulteriori indagini
interne sul funzionamento di CONSIP, la sostituzione dei suoi attuali vertici –
che comunque sono tutti dimissionari – e la sospensione di gare d’appalto
gestite dai dirigenti indagati. In tutto sono state presentate quattro mozioni,
di cui tre da parte dell’opposizione e una da parte della maggioranza (potete leggere il loro riassunto sul sito del Senato).
Se le mozioni dell’opposizione venissero approvate, per il governo non ci
sarebbero grosse conseguenze immediate: nell’ordinamento italiano, infatti, non
sono legalmente vincolanti.
Sarebbe comunque molto imbarazzante per il governo,
perché significherebbe che la maggioranza al Senato, già piuttosto sottile, è
molto instabile e disposta a votargli contro anche su temi così delicati.
A
complicare la situazione c’è il fatto che CONSIP si trova in una difficile
situazione. Tre giorni fa due consiglieri di amministrazione si sono dimessi,
facendo così decadere l’intero cda. Uno dei due consiglieri dimissionari è il
presidente Luigi Ferrara, che si è dimesso dopo aver appreso di essere indagato
dai magistrati della procura di Roma. Ferrara, che è stato interrogato a Roma
venerdì scorso, è accusato di aver mentito ai magistrati in un precedente
interrogatorio. L’amministratore delegato della società, Luigi Marroni, rimarrà
invece in carica fino al prossimo 27 giugno, quando è stata convocata
un’assemblea degli azionisti. Il ministero dell’Economia, che è l’unico
azionista della società, dovrebbe a quel punto formalizzare la sostituzione di
Marroni con un nuovo amministratore delegato.
Marroni
è uno dei personaggi più importanti di tutto il caso CONSIP, un’inchiesta
iniziata quando i magistrati di Napoli scoprirono che l’imprenditore
Alfredo Romeo aveva corrotto un dirigente della società in cambio di un aiuto a
compilare correttamente i bandi necessari a vincere gli appalti assegnati
proprio da CONSIP. Ma il pezzo più importante della vicenda è legato a quello
che successe dopo, secondo i magistrati.
Marroni,
l’amministratore delegato di CONSIP, raccontò ai magistrati che
nell’estate del 2016 venne avvertito da cinque persone dell’esistenza
dell’inchiesta, che avrebbe dovuto essere segreta. Tra le persone che Marroni
ha indicato come fonte della fuga di notizie ci sono due alti ufficiali dei
carabinieri: il generale Emanuele Saltalamacchia, all’epoca comandante
regionale dei carabinieri toscani, amico di famiglia e conoscente di Matteo
Renzi, e il comandante in capo dei carabinieri Tullio del Sette. Tra gli altri,
Marroni ha indicato anche Luca Lotti, stretto collaboratore di Renzi, all’epoca
sottosegretario alla presidenza del Consiglio e oggi ministro dello Sport.
Lotti ha negato ogni accusa. Saltalamacchia, del Sette e Lotti sono tutti
indagati per rivelazione di segreti d’ufficio.
Marroni
ha detto che fu avvertito dell’inchiesta anche dal presidente di CONSIP,
Ferrara, il quale aveva ammesso di aver parlato dell’indagine in un primo
interrogatorio. Venerdì scorso, quando è stato ascoltato per la seconda volta
dai magistrati, ha cambiato la sua versione e per questa ragione è stato
indagato (cosa che poi ha causato la sua decisione di dimettersi).
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