da: http://pepe.blogautore.repubblica.it/
- di
Guglielmo Pepe
Come era previsto, avanti tutta sui
vaccini. Senza tentennamenti e dubbi, la ministra Lorenzin, sostenuta dal
governo, ha presentato la definitiva versione del Decreto Vaccini, che non
presenta cambiamenti sostanziali tranne l'autocertificazione (per i dettagli
consiglio di leggere l'articolo di Michele Bocci). Adesso la linea è tracciata:
vaccinazioni a go-go.
Come sappiamo in Italia - e non tra i
free-vaxx ma tra i ricercatori vaccinisti - e all'estero, c'è molta discussione
sulla obbligatorietà e sulla raccomandazione vaccinale. Tant'è che in mezza
Europa non c'è obbligo. Noi abbiamo scelto una strada diversa. Tuttavia non si
capisce perché il nostro Paese è il primo ad introdurre ben 12 vaccini
obbligatori. Una scelta sulla quale anche la ministra Fedeli si era pronunciata
chiedendo di spiegare ai cittadini il perché di tale accelerata.
In sincerità non capisco il perché di
questo decisionismo. Tuttavia ora mi aspetto che in sede parlamentare ci sia un
vero confronto e, soprattutto, ci siano le necessarie spiegazioni affinché gli
italani che si sono appellati al presidente Mattarella possano avere le
risposte che chiedono.
C'è poi il nodo delle punizioni: la non
iscrizione agli asili, le multe e le segnalazioni al tribunale dei minori. Nel
testo, come era ovvio, non si fa cenno
alcuno alla patria potestà, che però
potrebbe essere l'ultimo atto in caso di "disobbedienza civile"
contro i vaccini. Ma come si può facilmente comprendere, solo accennare a
questa ipotesi fa infuriare migliaia e migliaia di famiglie. Che oltretutto non
sono così sparute, se prendiamo per buono il sondaggio di dottori.it secondo il
quale il 23 per cento degli italiani (su un campione di 8000) si dichiara
contrario alla nuova legislazione vaccinale.
I sondaggi sono sempre discutibili, mentre
va preso sul serio il dibattito che inizierà la prossima settimana in
Parlamento, e in particolare nella commissione Sanità del Senato. Perché se
l'orientamento del governo è netto, resta da vedere che faranno le opposizioni,
e chi si farà interprete - almeno in parte - della protesta di piazza,
diventata visibile sabato scorso in decine di città e che proseguirà con
manifestazioni nazionali, come quella prevista per domenica prossima.
In ogni caso, domando: i cittadini devono
già adeguarsi alle norme previste dal decreto, oppure possono aspettare i
soliti due mesi per la trasformazione in legge? È evidente che più passa tempo,
più si complica l'applicazione concreta delle regole che riguardano la salute
dei bambini: e se le norme del decreto vengono modificate, cosa succede per chi
ha già aderito alla necessaria profilassi? E poi, le strutture sanitarie sono
pronte? Sono già stati attivati i controlli di vaccino-vigilanza che dovranno
essere gioco-forza moltiplicati?
Oggi, per una curiosa coincidenza, mentre
il governo a Palazzo Chigi andava dritto come una lama sui vaccini, a poche
centinaia di metri, a Palazzo Colonna, veniva presentato un rapporto che offre
un'immagine più completa della sanitå italiana: e certamente molto poco
rassicurante. Perché stando al CENSIS nell'ultimo anno 12,2 milioni di italiani
"hanno rinunciato o rinviato prestazioni sanitarie". Nell'articolo di
Irma D'Aria si spiega ampiamente la ricerca, ma già ri-leggere che "la
sanità non è più per tutti" dovrebbe essere
materia di preoccupazione per il governo e per le forze politiche. Perché se prendiamo per buoni i dati, vuol dire che un quinto degli italiani non può più curarsi come si deve. Ammettiamo che i "senza cure" siano sotto i 12 milioni, ma non poter accedere alle prestazioni, alle terapie, significa accelerare e aggravare le malattie, con conseguenze spesso fatali. Altra domanda: questa (o anche questa), non è una importante emergenza nazionale?
materia di preoccupazione per il governo e per le forze politiche. Perché se prendiamo per buoni i dati, vuol dire che un quinto degli italiani non può più curarsi come si deve. Ammettiamo che i "senza cure" siano sotto i 12 milioni, ma non poter accedere alle prestazioni, alle terapie, significa accelerare e aggravare le malattie, con conseguenze spesso fatali. Altra domanda: questa (o anche questa), non è una importante emergenza nazionale?
L'aspetto poi particolare è che il rapporto
CENSIS è stato presentato durante un mega convegno della RBM, la più grande
compagnia assicurativa specializzata nel ramo sanitario, con ben 5 milioni di
assicurati. L'interesse verso una privatizzazione della salute degli italiani è
evidente, e rispetto alla tamburellante litanìa sulla insostenibilità del
Servizio sanitario nazionle, la formula della RBM - con il supporto sociologico
del CENSIS - è tranchant: puntare su un modello di Assicurazione sociale
integrativa alla francese. Su questa ipotesi da tempo convergono, come è
evidente, molti interessi, compresi quelli di alcunebassociazioni che vengono
finanziate dalle assicurazioni per organizzare convegni utili ad allargare il
consenso sulla sanità integrativa.
Se questa è la strada migliore per
rispondere ai bisogni inevasi di assistenza e di cura, è tutto da verificare.
La certezza è che adesso la salute degli italiani è sempre di più diseguale.
Sarebbe opportuno che le forze politiche che per mesi e mesi hanno fatto una
campagna a tappeto sui vaccini, ora si impegnassero anche per rispondere a quei
milioni di italiani che non riescono a veder riconosciuto il loro diritto alla
salute.
guglielmpepe.gmail.com
@pepe_guglielmo
(twitter)
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