da: Il Fatto Quotidiano
A furia di sentirsi dire che devono
accettare i compromessi e “sporcarsi le mani”, i 5Stelle stanno facendo
entrambe le cose con la legge elettorale. E non è un bel vedere. Ieri Beppe Grillo ha silenziato i mormorii
interni, soprattutto di Roberto Fico e Paola Taverna che
definivano il testo dell’accordo “un nuovo Porcellum”, richiamando tutti i
“portavoce” (i parlamentari 5Stelle) all’ordine di “rispettare il mandato” ricevuto
dagli iscritti al blog, i quali “hanno votato a stragrande
maggioranza il modello tedesco con oltre il 95% delle preferenze”. Verissimo.
Peccato che il maxi-emendamento “Merdinellum” non c’entri nulla col modello
tedesco plebiscitato dalla base grillina: a parte lo sbarramento al 5% e i seggi
metà uninominali e metà proporzionali – due trovate non proprio geniali che non
c’è bisogno di copiare dalla Germania: ci possono arrivare persino dei politici
italiani – tutto il resto è diverso. E non
è vero, come scrive il blog di Grillo, che “le differenze con il modello
tedesco sono dovute alle diversità dell’assetto costituzionale tra la Germania
e l’Italia” (in Germania il numero dei parlamentari elettivi è variabile,
in Italia fisso). Non solo, almeno.
1) In
Germania, per la Camera elettiva (Bundestag), gli elettori hanno due schede e
danno due voti, che possono essere disgiunti: uno al candidato
uninominale di
collegio, uno al listino bloccato proporzionale di circoscrizione (che può
essere anche di un altro partito). Qui invece avremmo una sola scheda per ogni
ramo del Parlamento e non sceglieremmo alcun candidato: dovremmo barrare il
simbolo di un partito e così implicitamente votare il candidato del nostro
collegio (indicato a sinistra della scheda) e il listino bloccato dello stesso
partito (a destra).
2) In
Germania, una volta calcolati quanti deputati porta al Bundestag ciascuna lista
sopra il 5% in base ai voti ottenuti nel proporzionale, vengono anzitutto
eletti i candidati uninominali: quelli scelti direttamente dagli elettori, che
sono poi gli unici sicuri di essere eletti. Poi, se avanzano posti, entrano
quelli del listino bloccato, dal numero 1 in giù fino a esaurimento. Qui invece
si parte dal primo del listino, che diventa un capolista bloccato e nominato in
automatico dal capo, infatti è l’unico sicuro di essere eletto. Invece quello
davvero scelto dai cittadini all’uninominale non è affatto certo di entrare in
Parlamento: deve mettersi in fila. E, se nella sua circoscrizione il suo
partito ha diritto a un solo parlamentare, il vero eletto viene certamente
escluso perché il seggio se l’è già fregato il nominato.
3) In
Germania ogni candidato può presentarsi al massimo in un collegio uninominale e
in un listino proporzionale. Qui invece, oltreché in un collegio uninominale,
può infilarsi pure in tre listini proporzionali, con altrettanti paracadute per
garantirsi l’elezione qui, o lì o là.
Tutti
e tre i punti del Merdinellum sono la negazione di quanto ha sempre predicato
il M5S contro il “Parlamento dei nominati” (vedi antologia a
pag. 2), ma anche dei suoi interessi. A chi servono infatti la precedenza dei
nominati sugli eletti, il divieto di voto disgiunto e le multicandidature-paracadute?
Ai partiti che devono garantire l’elezione sicura ai servi del capo, di solito
impopolari e invotabili, anche perché spesso sono in Parlamento dalla notte dei
tempi. Non certo ai 5Stelle, che non hanno di questi problemi: non sono
inseguiti da eserciti di veterani a caccia di un posto, perché non ricandidano
nessuno dopo due mandati; stando ai sondaggi, raddoppieranno i loro posti in
Parlamento, mentre i partiti dimagriranno tutti; hanno una ventina di big molto
popolari e facilissimi da far rieleggere, seguiti da un truppone di peones
vecchi e nuovi che nessuno conosce (più che “uno vale uno”, regna “l’uno vale
l’altro”); sono gli unici, col sistema peraltro caotico e poco rappresentativo
delle primarie online, a non far scegliere al vertice i candidati (gli altri
partiti affideranno la selezione ai capi, compreso il Pd che non potrà neppure
inscenare la farsa delle “parlamentarie”, salvo aprire i gazebo a ferragosto).
In compenso avrebbero tutto da guadagnare dal voto disgiunto: c’è chi, votando
per abitudine, sarà attratto dal simbolo del suo vecchio partito nella quota
proporzionale; però magari nel collegio, dovendo scegliere fra un manigoldo
berlusconiano, una vecchia muffa pidina e un giovanotto tipo Di Battista, Di
Maio, Fico, si salverà la coscienza e voterà il più fresco e nuovo.
Se poi fosse vero che Renzi vuole
finalmente schierare candidati altamente innovativi e qualificati rottamando
gli inguardabili veterani, come promette da una vita senza mai mantenere,
dovrebbe intendersi a meraviglia con i 5Stelle per una serie di elementari
modifiche che riducano al minimo i nominati e diano il massimo potere possibile
agli elettori (ricordare al Bomba le sue promesse in tal senso è purtroppo un
esercizio ozioso). Il minimo sindacale sono quelle per passare dal Merdinellum
al vero modello tedesco: doppia scheda con possibile voto disgiunto per ogni
Camera; divieto di multicandidature; assegnazione dei seggi a partire dagli
eletti nell’uninominale, anziché ai nominati nel proporzionale. Il massimo
sarebbe rendere più democratico il modello tedesco prevedendo la preferenza nei
listini proporzionali, così che siano i cittadini, scegliendo un candidato fra
i tanti, a decidere chi saranno gli eletti negli altri posti disponibili di ogni
circoscrizione. L’ansia di non far saltare l’accordo con Pd e FI e di non
rinviare il voto anticipato è comprensibile. Ma con gli elettori non si
scherza: l’ultimo che il 4 dicembre li ha presi in giro non se n’è più riavuto.
Nessun commento:
Posta un commento