da: http://www.glistatigenerali.com/ - di
Francesco Francio Mazza
Al tempo diciassettenne, mi infilai tutto
solo nel cine dove si proiettava «Il
ragazzo e la quarantenne» (1971), le cui due parti in commedia ricalcavano
perfettamente i nostri sogni erotici dell’epoca: noi pischelli alla caccia della maturità, con annessi e connessi su
cui sorvolerei perché tanto sapete già tutto. Aggiungo solo che il film era
dolce e persino rassicurante nel suo sguardo borghese perché alla fine lei
rientrava giudiziosamente a casa dal marito. Due sole cose sull’epoca: la prima è che per tratteggiare una
quarantenne nel ’71, la critica la definiva “ancora bella” e oggi non si sa se ridere o piangere, la seconda –
del tutto personale – è che il mito
della quarantenne per me è rimasto intatto, granitico, militarmente fermo.
Altra storia e altro spessore, sempre nel ’71, fu l’imperdibile e drammatico «Harold e Maude» di Al Ashby, dove un
18enne s’innamorava di Maude ormai prossima agli ottanta. Ne nacque una storia
a cui Maude pose fine con la fine volontaria della sua esistenza, giudicandola
ormai al capolinea. Il 1971, quarantasei anni fa: erano già abbastanza avanti,
non vi pare?
Questo per dire che tutta la produzione “intellettuale” di queste ore
sui social e sui
giornali sul rapporto tra Macron e la moglie, tra cui passano anni 24, mi è sembrato un mondo completamente nuovo, non mi interessa qui se peggio o meglio del mio, ma nuovo e per questo meritevole di un’immersione. Cominciamo subito dai luoghi comuni, chè vanno espressi. Primo: se la «differenza» cambia a seconda dell’età. Se hai venti e arpioni la quarantenne sei ancora molto fico e ben visto, dai trenta cominciano i problemucci con la società che ti circonda, le diffidenze, gli sguardi, le malizie sussurrate. Secondo, a cui Marc Lazar ha opportunamente messo un punto: a parti invertite, cioè lei 39enne o magari anche meno e lui 63, la questione rientra perfettamente nei parametri clerical-sentimentali ammessi da questa giungla spennacchiata.
giornali sul rapporto tra Macron e la moglie, tra cui passano anni 24, mi è sembrato un mondo completamente nuovo, non mi interessa qui se peggio o meglio del mio, ma nuovo e per questo meritevole di un’immersione. Cominciamo subito dai luoghi comuni, chè vanno espressi. Primo: se la «differenza» cambia a seconda dell’età. Se hai venti e arpioni la quarantenne sei ancora molto fico e ben visto, dai trenta cominciano i problemucci con la società che ti circonda, le diffidenze, gli sguardi, le malizie sussurrate. Secondo, a cui Marc Lazar ha opportunamente messo un punto: a parti invertite, cioè lei 39enne o magari anche meno e lui 63, la questione rientra perfettamente nei parametri clerical-sentimentali ammessi da questa giungla spennacchiata.
Qualche mese fa, nel tentativo di buttare
lì un modestissimo ma responsabile confronto sessuale con mio figlio che si
avvia ai 19 – i confronti sessuali sono forse il cimento più sottilmente
perfido e difficile, l’ultimo, sull’uso del preservativo, si era risolto con
una sua semplice ma inesorabile domanda: “La prossima volta, papo, non puoi
essere un po’ più diretto?” – ecco, dicevo, sull’onda del precedente, questa
volta cercai di non girarci troppo intorno e puntai al bersaglio grosso.
Partendo da epoche diverse: «Dunque Giò, io alla tua età ma anche prima avevo
solo i giornalini. Solo carta. Niente altro per alimentare, diciamo così, un
autodesiderio. E sui giornalini mica si vedeva tutto, figuriamoci. Abili ma
inutili contorsioni, non restituivano niente di più di quelle immagini
fotografiche per cui non restava che costruire l’ultimo miglio con il vero,
magico, propellente: la fantasia. Oggi, batti un tasto e puoi vedere tutto.
Puoi vedere anche cose terribili, che nulla hanno a che vedere con il tuo
piacere. Per cui questo è un primo problema. Ma restando al desiderio: anche se
puoi avere tutto, o meglio credere di avere tutto con internet, mantieni un
posto fondamentale, e in percentuale considerevole direi, per la cosa
principale: la fantasia. Sarà la forza
del pensiero a regalarti le cose migliori, molto più delle immagini». Mi
trattenni, per pudore, dal confessargli che per lunghi anni avevo fatto la
posta al palazzo di fronte, perdendo gli occhi, nell’illusione di intercettare,
tra una fessura e l’altra di una persiana scesa, la figura di una donna che si
spogliava. Ancora oggi non ne ho la minima certezza e poi che importa.
Cosa ci spinge a mettere dei paletti sulla storia dei signori Macron? In
questo caso, e in molti altri, il mondo
si divide tra bavosi e perversi. Al bavoso,
nulla di una storia che non risponde
alla classicità, tornerà come normale.
Cresciuto e alimentato dal senso di colpa cattolico, egli riproduce un mondo
che non risponde mai alla realtà delle cose, che chiude gli occhi sulla
privatezza delle situazioni, sulle sue debolezze, sui possibili luoghi oscuri
mai rivelati forse neppure a se stessi. Si sfoglia il manualino delle giovani
marmotte e si giudica sui parametri della buona borghesia, dove un tempo tutto
ciò che non era in linea diventava immediatamente scandalo. La differenza di
età ha sempre rappresentato una strettoia pericolosa, certo, ma solo in un
senso, quando la donna aveva qualche anno in più. Ne bastavano un paio e nonna
avrebbe già storto il naso. Era preistoria, registriamo che il tempo è passato
invano. Il bavoso di questo tempo magari può introdurre elementi diversi, come
ad esempio la “copertura”, l’idea
che Macron abbia protetto la sua
omosessualità attraverso un rapporto
“strano”, come Augias ha definito il matrimonio del candidato presidente in
diretta a Otto e mezzo.
Per noi perversi, invece, questa storia è bellissima e ci piacerebbe anche
solo se fosse semplicemente sentimentale o per i suoi tratti epico-sentimentali (lui sedicenne, lei la sua prof, lui che viene portato via dai suoi ma che le dice: “Io
ti verrò a riprendere”) che la narrazione ha imposto ai media. E poi c’è il
lieto fine e il lieto fine che pur è
molto borghese non può piacere ai bavosi social di questa nostra Italia perché
spegne ogni malizia, riconduce a una impossibile logica amorosa, ti toglie la
manaccia dal cassonetto dove stavi ravanando in cerca della tua merda.
Noi perversi, invece, vogliamo tenerla
costantemente accesa questa storia. Pensarli, pensare a Emmanuel e Brigitte,
che è veramente super, ci terrà desti, di giorno guarderemo a lui e alle sue
mosse di presidente, ma di notte, se permettete, li penseremo in un tutt’altra
maniera. Con un po’ di fantasia, sarà bellissimo.
No, vabbé...
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