mercoledì 30 settembre 2020

Papa Francesco: non dobbiamo tornare alla cosiddetta normalità, perché ammalata

 

Quando sento parlare Papa Francesco tiro un sospiro di sollievo. Un profondo sospiro di sollievo. Ogni sua parola, ogni suo gesto, sono come una boccata di ossigeno che ti rigenera fisicamente e mentalmente.

Sono mesi che sento parlare di “ritorno alla normalità”. Ma di che normalità stiamo parlando? Ante coronavirus?

Oggi Papa Francesco ha detto al mondo intero che la “normalità”, quella prima della pandemia, era ammalata.

Nel corso dell’udienza generale ha detto: “Potremo rigenerare la società e non ritornare alla cosiddetta “normalità”, che è una normalità ammalata, anzi ammalata prima della pandemia: la pandemia l’ha evidenziata! “Adesso torniamo alla normalità”: no, questo non va perché questa normalità era malata di ingiustizie, disuguaglianze e degrado ambientale. La normalità alla quale siamo chiamati è quella del Regno di Dio, dove «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo» (Mt 11,5). E nessuno fa il finto tonto guardando da un’altra parte. Questo è quello che dobbiamo fare, per cambiare.

Non c’è nulla di più Vero di queste parole.

“Ecco come rubavano i soldi al Papa”

 

Che dire su quanto sta succedendo in Vaticano…

Satana ha parecchie abitazioni. Ha una prima casa: la cosiddetta abitazione principale. Ma risiede anche in altre case. Ha una seconda, terza, quarta casa, ecc..ecc..

Mi pare evidente che la prima casa, l’abitazione principale, non sia all’Inferno. Ma in Vaticano.


 

da: la Repubblica - di Floriana Bulfon

Il sacco del Vaticano. “Svuotato anche il conto del Papa”

Le carte dell’inchiesta della Santa Sede. Al Bambino Gesù appalti a uomini dei clan Prelevati perfino 20 milioni di sterline dal deposito riservato di Bergoglio. Hanno persino prelevato 20 milioni di sterline dal conto riservato del Pontefice. Il segretario di Becciu camuffa le operazioni fingendo scopi sociali ““Sennò dicono che famo solo delle speculazioni”.

Un documento straordinario di 59 pagine solleva il sipario sul verminaio di corruzione che ha travolto il Vaticano. Onnipotenti e rapaci, hanno architettato operazioni diaboliche per depredare la Santa Sede e messo persino le mani sul conto riservato di Francesco, la più protetta delle casse vaticane.

È il ritratto impietoso dell’assalto alle finanze vaticane che emerge dalla rogatoria presentata dalla procura pontificia: la ricostruzione di un saccheggio da 454 milioni. L’indagine parte dal grande scandalo dell’immobile di Londra attorno a cui si muove una folla di monsignori, broker, avvocati di affari e dove Papa Bergoglio resta una macchia bianca circondata da anime nere che lo hanno tradito.

La sintesi degli inquirenti è sconvolgente. «La Segreteria di Stato finanzia l’operazione londinese con linee di credito del Credit Suisse e della Banca della Svizzera Italiana per 200 milioni di dollari garantite attraverso la costituzione del pegno di valori patrimoniali posseduti dalla Segreteria di Stato e rinvenienti nelle donazioni dell’Obolo di San Pietro». Ossia dei fondi per le elemosine, messi a servizio delle speculazioni per importi ancora indefiniti «che possono arrivare fino a 454 milioni di euro».

Dagli investimenti ai ricatti

Vaticano: il Londongate si allarga. Altri 110 milioni per case di lusso

 

da: la Repubblica - di Antonello Guerrera

Non solo il famigerato palazzo di Sloane Avenue numero 60, che ha scatenato uno scandalo finanziario in  Vaticano culminato, dopo un’inchiesta dell’Espresso, con le dimissioni del cardinale Becciu. Perché la Santa Sede negli ultimi anni ha investito almeno altri 110 milioni di euro, secondo il Financial Times, in appartamenti e immobili di lusso a Knightsbridge, una delle zone più esclusive della capitale britannica: Cadogan Square n. 7-9 e 25, al 28-29 di Hans Place, al 130 di Pavilion Road. Totale: 105 milioni di euro, più altri cinque per ristrutturare le case e in teoria farle fruttare.

Stando a documenti consultati dall’“Ft”, Becciu e il segretariato di Stato avrebbero effettuato le compravendite grazie a prestiti dell’ex banca svizzera Bsi e Rothschild. Non solo: le proprietà sarebbero state acquistate dal Vaticano tramite quattro compagnie “incorporate” e con sede nel paradiso fiscale di Jersey (Charybdis, Princeps, Civitas e Valerina), mentre la gestione e la rivendita degli appartamenti sarebbero state affidate alla società londinese Sloane and Cadogan.

martedì 29 settembre 2020

Reddito di cittadinanza: un dovere, un diritto, ma così come congegnato favorisce i disonesti più che i poveri

 

 

Nel lontano 26 maggio 2018, dopo appena due mesi dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018, pensavo e scrivevo in questo post quanto pensavo della flat tax e del reddito di cittadinanza. Sono stata anche profeta. Ma non era difficile.

“Quanto al reddito di cittadinanza:

1. contraria, fintanto che non ci saranno criteri e controlli che impediscano che i finti poveri possano usufruirne; in un paese di evasori fiscali, dove accanto a poveri reali ci sono i finti poveri che dichiarano redditi oscenamente bassi, dove nessun governo ha finora mai perseguito seriamente evasori ed elusori, il reddito di cittadinanza finirebbe nelle tasche sbagliate;

2. contraria, se pensata, realizzata, gestita, come una forma di assistenzialismo perché nel cosiddetto nostro bel paese c’è una buona quota di gente che non ha voglia di fare un cazzo, mentre altri lavorano, si sbattono ogni giorno e pagano le tasse per mantenere fancazzisti. Di Maio, Grillo & Casaleggio si leggano Muhammad Yunus;

3. contraria, se tale misura non sarà accompagnata da altre misure volte a creare

Reddito di cittadinanza sotto attacco

 

da: https://www.avvenire.it/ - di Francesco Riccardi

Ci sono le truffe, certo. Ci sono gli evasori totali, vero. E c’è chi se ne approfitta per non lavorare oppure farlo poco e ‘in nero’. Ma queste non sono novità prodotte dal Reddito di cittadinanza, come invece oggi si vuol far pensare per cancellare uno dei pochi strumenti – pur imperfetto – di welfare a favore dei più deboli.

I comportamenti opportunistici nel mercato del lavoro o quelli addirittura delinquenziali in campo economico ci sono sempre stati. Prima del Reddito di cittadinanza, una certa politica e professionisti compiacenti si inventavano la concessione di pensioni di invalidità a chi invalido non era. I sussidi di disoccupazione agricola a chi nei campi non ha mai messo manco uno stivale, sono una malapianta vecchia di decenni e non ancora estirpata. Di evasione fiscale, poi, l’Italia è malata cronica: chi stima 100, chi arriva a 150 miliardi di euro l’anno di soldi sottratti al fisco. L’economia sommersa, secondo l’Istat, supera il 12% del Pil e, tolte le attività propriamente criminali, assomma a 190 miliardi di euro, con il lavoro in nero che pesa per il 37%.

Cifre relative al 2018, prima dunque che venisse approvato il Reddito di cittadinanza. Eppure oggi la narrazione, in particolare di una parte della stampa espressione di certo mondo imprenditoriale, cerca di far passare il Reddito di cittadinanza come l’origine di tutte le malversazioni. Fino a ribaltare il quadro della realtà e delle responsabilità. Il lavoro ‘in nero’, infatti, sarebbe colpa di chi, per non perdere il Rdc che riceve, non vorrebbe più lavorare in regola. E non di imprenditori e professionisti che il ‘nero’ lo hanno sempre sfruttato,

mercoledì 23 settembre 2020

Elezioni regionali e referendum taglio dei parlamentari: risultati

 

Referendum confermativo del taglio dei parlamentari

elettori: 46.418.677  votanti: 24.993.015 (53,84%)

hanno votato “SI” (favorevoli alla riduzione dei parlamentari)   17.168.532  69,64%

hanno votato “NO”  7.484.918  30,36%

 

Elezioni regionali

Campania

De Luca Vincenzo     1.789.017   69,48%

Caldoro Stefano          464.921   18,06%

Ciarambino Valeria      255.714     9,93%       

Liguria

Toti Giovanni       383.053   56,15%

Sansa Ferruccio   265.506   38,90

Puglia

Emiliano Michele       871.028   46,78%             

Fitto Raffaele            724.928   38,93%

Laricchia Antonella    207.038   11,12%

Scalfarotto Ivan         29.808      1,60%

Veneto

Zaia Luca              1.883.959  76,79%

Lorenzoni Arturo       385.768  15,72%

Cappelletti Enrico        79.662   3,25%                    

 

martedì 22 settembre 2020

Elezioni regionali: il peso della lista “fantasma” e il messaggio ripetuto degli italiani sulla Costituzione

 

 

Non mi pare che ci siano tante analisi politiche-sociologiche da fare su queste votazioni. Le lascio ai giornalisti autoreferenziali che se la cantano e se la suonano da soli nei talk, con editoriali e commenti nei giornali.

Il risultato di queste elezioni regionali deriva in parte dalla presenza di una lista “fantasma”: la lista Covid-19.

Zaia avrebbe vinto comunque, ma non al 76%. Stessa cosa per il teatrante De Luca. E’ un vero peccato che non sia toccato alla Lombardia votare in queste regionali. Mi sarei divertita a vedere i risultati…

Accanto a elettori pragmatici, ci sono i toscani. Altro mondo. In parecchi si sono turati il naso (e non solo quello). Piuttosto che consegnare la regione al centro-destra sono andati alle urne anche quelli che ne avrebbero fatto a meno. 

Anche per quanto riguarda il risultato del referendum non mi pare ci siano da fare analisi politico-sociologiche (ma capisco che gli “illustri analisti” devono pure passare la giornata).

La maggioranza degli italiani non pensa che il problema di questo paese sia la Costituzione

Antonio Padellaro: Elezioni 2020, ora il Capitano può ritirarsi in Val d’Aosta

 

da: https://www.ilfattoquotidiano.it/

Matteo Salvini voleva conquistare la Toscana cacciando la sinistra, ma la Toscana è rimasta saldamente alla sinistra. Esattamente come quando Matteo Salvini voleva surclassare la sinistra in Emilia-Romagna, e sappiamo come è andata a finire. Matteo Salvini voleva conquistare la Puglia, ma la Puglia è rimasta saldamente con Michele Emiliano.

Con queste elezioni Matteo Salvini voleva dare una spallata al governo Conte, ma il governo Conte esce da queste elezioni più saldo di prima. Matteo Salvini sperava che le sconfitte in Toscana e Puglia avrebbero messo in crisi nel Pd la segreteria di Nicola Zingaretti, ma le vittorie in Toscana e in Puglia hanno rinsaldato Nicola Zingaretti. Matteo Salvini che aveva detto Sì al taglio dei parlamentari aveva lasciato che il suo (ex?) braccio destro, Giancarlo Giorgetti, dicesse No nella speranza che si portasse dietro abbastanza leghisti per indebolire il Sì di Luigi Di Maio e dei 5stelle. Ma oggi Luigi Di Maio e i 5stelle possono esultare per una vittoria che ritengono essere, prima di tutto, la loro.

Matteo Salvini rivendica il boom di Luca Zaia nel Veneto, ma la lista personale di Luca Zaia ha ottenuto da sola il 47% dei voti mentre quella ufficiale della Lega di Matteo Salvini non arriva al 15%. Matteo Salvini si gloria per l’affermazione nella Marche del candidato della destra Francesco Acquaroli che tuttavia non è un leghista ma del partito di Giorgia Meloni. Matteo Salvini esulta per il successo di Giovanni Toti in Liguria, ma Giovanni Toti viene da Forza Italia.

venerdì 18 settembre 2020

Referendum 2020, taglio dei parlamentari: quali costi della politica vengono ridotti e quali no


 
 
 
da: https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/ - di Milena Gabanelli e Simona Ravizza

Il referendum sul taglio dei parlamentari (230 alla Camera e 115 in Senato) del 20 e 21 settembre riapre il dibattito sui costi della politica. Mettendo a confronto la spesa italiana con quella dei Paesi europei più simili, è possibile circoscrivere anomalie che non hanno più nessuna giustificazione. Lo facciamo con l’aiuto di Luca Verzichelli, del Centro interuniversitario di ricerca sul cambiamento politico (CIRCaP) dell’Università di Siena. Nei parlamenti delle principali democrazie europee la più rappresentativa è la Camera bassa. In Italia, con 630 deputati, la Camera costa 989 milioni. In Germania i mitglied des bundestages sono 707 e spendono 990 milioni. In Francia vi sono 577 deputes per 568 milioni di spesa dell’Assemblea nazionale. Nel Regno Unito 650 members dei House of Commons per 468 milioni. In Spagna, che ha un minor numero di abitanti, il Congreso ne spende meno di 100 con 350 deputati.

 

 

I costi e le ore di lavoro 

Dunque, in rapporto alla popolazione, il numero dei deputati delle Camere basse è simile. Eppure, in base al numero di seggi, ogni deputato costa in Italia ogni anno quasi 1,6 milioni, in Germania 1,4, in Francia 1, in Uk 720 mila euro, in Spagna 250 mila. È la cifra, onnicomprensiva, che si ottiene dividendo la spesa complessiva delle Camere basse nei vari Paesi per i deputati eletti. Dove si annida dunque questa grande differenza? Certamente non nel costo del personale amministrativo: alla Camera vi sono 1.137 impiegati, all’Assemblea Nazionale 1.231, ai Comuni 2.162, al Bundestag 3.007, al Congreso 762.

giovedì 17 settembre 2020

X Factor 2020: il "ruolo" di Emma Marrone..

 

Il postino non suona nemmeno una volta

 

Se c’è un mittente, vivaddio, c’è un destinatario. Che il rapporto commerciale sia tra mittente e Poste è certo. Altrettanto certo è che il rapporto commerciale prevede che il postino debba suonare e, in assenza di risposta, lasciare l’avviso in casella. Altrettanto certo, che questa inosservanza, danneggia non solo il destinatario ma pure il mittente. Quello con cui Poste intrattiene il rapporto commerciale. Ergo: le Poste sono responsabili sia nei confonti del mittente, sia nei confronti del destinatario. Ma il TAR del Lazio è “di bocca buona”. Potrebbe annullare la multa inflitta dall’Antitrust anche in assenza di motivazioni pertinenti, efficaci, ineludibili da parte dei legali di Poste.


da: Domani - di Giorgio Meletti

Il fenomeno è noto. Arriva il postino con una raccomandata e, anziché suonare per consegnarla, deposita direttamente l’avviso che intima di andarla a ritirare all’ufficio postale perché non eri in casa.

Del resto Il postino suona sempre due volte non è un proverbio o una legge di natura, come molti credono, ma il titolo di un romanzo ambientato negli Stati Uniti. Se l’avesse scritto un italiano l’avrebbe dovuto intitolare Il postino suona ma non sempre.

Ieri l’Autorità Antitrust ha rumorosamente vendicato i cittadini che si sentono vessati dal disservizio postale infliggendo a Poste Italiane una multa per pratica commerciale scorretta: 5 milioni di euro che sembrano pochi in confronto ai 3 miliardi e mezzo che le Poste fatturano con lettere e pacchi, ma assumono un valore simbolico notevole visto che è la cifra massima prevista dalla legge. Le 30 pagine della sentenza scritta dal costituzionalista Michele Ainis (uno dei tre membri del collegio) non risparmiano toni severi nei confronti di Poste, dipingendo l’incredibile affresco di una grande società pubblica che prende in giro consapevolmente i cittadini. E questo spiega la reazione furente dell’amministratore delegato,

lunedì 14 settembre 2020

Referendum riduzione dei parlamentari: “SI”, per alcuni semplici motivi.

 


Su quella puttanata pericolosa che era la riforma costituzionale voluta da Renzi, ho scritto ai tempi in maniera dettagliata e argomentata il perché del mio “NO”. 

Chi volesse leggere, troverà i post nel blog sotto l’etichetta Costituzione Italiana.

Aggiungo che, come allora, ritengo che sia ora di procedere al superamento del bicameralismo perfetto. 

Tutto ciò promesso, domenica voterò “SI” per alcuni semplici motivi: 

1. La democrazia, il rispetto delle prerogative del Parlamento, non si misura con il numero dei Parlamentari. Il Parlamento è esautorato da anni a colpi di decreti di fiducia e perché composto da una pletora di nominati dai partiti. Alcuni ladri, molti incapaci, pochissimi onesti e capaci.

2. Parte di deputati e senatori non si ricorda manco la strada per arrivare a Montecitorio e Palazzo Madama dato il numero delle loro assenze. Questo dimostra che i primi a esautorare il Parlamento sono i parlamentari; 

3. Il motivo - principale per non dire unico - di chi vota “NO” è perché una vittora del  SI’

venerdì 11 settembre 2020

La Zangrillite...

 

Da un mese a questa parte, il professor Zangrillo, medico personale di Berlusconi, nonché primario sell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare dell’ospedale vip San Raffaele, sostiene con chiarezza e decisione che “essere contagiati non significa essere malati”. Precedentemente il suddetto Zangrillo asseriva che il “virus era clinicamente morto”.

Poi arrivano Briatore e Berlusconi. Due dei suoi pazienti vip.

Briatore è un contagiato Covid-19 immediatamente ricoverato. Oddio….pare che non abbia il coronavirus ma la “prostatite ai polmoni” (per dirla alla De Luca). 

Berlusconi è stato inizialmente definito da stampa e tg, asintomatico. Falso. E’ ricoverato da giorni. Sottoposto a terapia anti covid-19 e il suo medico Zangrillo ha dichiarato che il virus che lo ha colpito ha una “carica vitale alta”.

Pare che ieri sera il professor Zangrillo, durante il talk Piazzapulita, rispondendo a una domanda di Mario Calabresi abbia affermato che se Berlusconi avesse contratto il Covid-19 a marzo avrebbe rischiato anche di morire.

Orbene

Se non si può oggettivamente negare che è minore il numero dei morti e/o dei malati che non necessitano di ricovero, è altrettanto oggettivamente vero che il Covid-19 circola ancora tra noi. Si trasmette. Lo si porta in giro, lo si riporta a casa. E trovo che sia preoccupante che Zangrillo e il suo collega genovese, l’infettivologo Bassetti, siano

Edoardo Bennato: testo, La Torre di Babele

Venderò le mie scarpe nuove 
Ad un vecchio manichino 
Per vedere se si muove 
Se sta fermo 
O se mi segue nel cammino

Venderò il mio diploma
Ai maestri del progresso
Per costruire un nuovo automa
Che dia a loro più ricchezza
E a me il successo

Ai signori mercanti d'arte
Venderò la mia pazzia
Mi terranno un po' in disparte
Chi è normale
Non ha molta fantasia

Edoardo Bennato

 

mercoledì 9 settembre 2020

“Siamo le nostre mani (in morte di Willy)”

 

 

Leggete questa lettera. Senza retorica. Senza buonismo. Ma di VERITA’.

 

Azione Cattolica. Siamo le nostre mani (in morte di Willy) - di Alfarano, Tridente e don Zurra

L’assassinio di un ragazzo giusto, l’educazione a riconoscere il bene e il male

Caro direttore,  
ci sono mani che accarezzano, sollevano, difendono, abbracciano, sostengono. Ci sono mani che strattonano, giudicano, discriminano, violentano, uccidono. L’episodio drammatico che ha portato alla morte di Willy, giovane che, nel suo percorso di crescita, ha incontrato il cammino associativo di Azione Cattolica, è questione di mani: le sue, che cercano di salvare, di rappacificare, di risolvere un litigio, e altre, che afferrano e tolgono la vita.

Noi siamo le nostre mani: meno si abituano ad aprirsi e a stringere altre mani e più si chiudono a riccio, moltiplicando disumanità e violenza. L’educazione non passa attraverso grandi rivoluzioni o astratti proclami: si gioca nei gesti più comuni, quelli che troppo spesso riteniamo periferici, secondari, come le movenze delle nostre mani, che possono invece salvare o uccidere. Educare è riabilitare le mani a riconoscere la dignità dell’altro, la ricchezza della sua differenza; significa allenarle a una forza che non sta nell’arroganza, ma nel coraggio di prendersi cura dell’altro.

Un ragazzo giusto, i suoi assassini e noi. Tutti a scuola in nome di Willy

 

da: https://www.avvenire.it/  - di Eraldo Affinati

Era un ragazzo italiano di seconda generazione, Willy Monteiro Duarte, come si dice dei figli nati in Italia da genitori immigrati, in questo caso di origine capoverdiana: indistinguibili dai nostri, se non per il colore della pelle. Ebano quella sua.

Aveva ventuno anni. Cresciuto con la famiglia nei vicoli stretti di Paliano, pittoresco borgo sopraelevato nel Frusinate, era benvoluto da tutti. Un po’ ciociaro, un po’ no. Lo guardavi e ti stava subito simpatico: l’Italia del Ventunesimo secolo, comunque sia, io almeno lo spero, avrà le sue fattezze, la sua generosità, il suo coraggio, la sua allegria, e sarà migliore di tante altre che nel passato abbiamo avuto, più di quanto noi oggi possiamo immaginare. Padre e madre impiegati in un’azienda agricola, due sorelline più piccole.

Persone a posto. Perfettamente integrate. Un giovane carico d’energia vitale col futuro negli occhi, come dimostrano le foto pubblicate ieri sulle prime pagine di molti giornali. In quel sorriso irresistibile e positivamente contagioso saremmo tentati di riconoscere l’azzurro intenso delle isole atlantiche che gli scorreva nel sangue con atavica pulsione, ma in realtà la frenesia e l’entusiasmo della sua irrefrenabile adolescenza l’abbiamo forgiata anche noi. Diplomato all’Istituto alberghiero di Fiuggi, lavorava in un ristorante di Artena. Voleva diventare un cuoco. Tifoso romanista, giocava a pallone, sognava di poter indossare la maglia giallorossa allo stadio Olimpico, frequentava l’Azione Cattolica, aveva partecipato a un