Ponte
Morandi, commissari Mit: ‘Degrado noto ad Autostrade ma non ridusse traffico.
Manutenzione ridotta per profitto’
di Andrea
Tundo
“Sorpresa” per la scelta di effettuare i
lavori a traffico pieno, con l’utenza del Ponte Morandi “utilizzata, a sua
insaputa, come strumento per il monitoraggio dell’opera” da parte di
Autostrade. Che “pur a conoscenza di un accentuato degrado” delle parti
portanti del viadotto “non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al
loro immediato ripristino” e per di più “non ha adottato alcuna misura
precauzionale a tutela” degli automobilisti che transitavano sul viadotto della
A10, crollato il 14 agosto provocando 43 morti.
Problemi
“minimizzati e celati”
Le conclusioni della commissione ispettiva
del Mit sono durissime nei confronti di Autostrade che “non si è avvalsa (…)
dei poteri limitativi e/o interdittivi regolatori del traffico sul viadotto
(…)” e non ha “eseguito conseguentemente tutti gli interventi necessari per evitare
il crollo verificatosi”. E, secondo gli ispettori del ministero delle
Infrastrutture, Autostrade “minimizzò e celò” allo Stato “gli elementi
conoscitivi” che avrebbero permesso agli organi di vigilanza di dare “compiutezza
sostanziale ai suoi compiti”. Lo fece già nel definire “retrofitting” il
progetto di ristrutturazione degli stralli presentato lo scorso anno quando si
trattava di una vera e propria opera di “ripristino e rinforzo” e questo
avrebbe tratto in inganno gli organi di vigilanza. E anche la presentazione di
Aspi “come di un mero ripristino conservativo dell’opera”, sempre secondo i
commissari, “non ha consentito” alla Direzione vigilanza del ministero “di
coglierne la complessità tecnica e organizzativa”. Una ricostruzione, quella
degli ispettori, “integralmente da verificare”, dice Autostrade dopo la
pubblicazione definendosi “totalmente trasparente” nei confronti del
concedente.
Valutazione
di sicurezza? “Documento non esiste”
Simbolico, stando alla relazione, è il caso
della valutazione di sicurezza del viadotto richiesta durante
l’indagine della commissione: “Non esiste, non essendo stata eseguita la
valutazione di sicurezza del viadotto Polcevera”, si legge nelle 250
pagine di relazione pubblicate integralmente sul sito del Mit. La commissione
“ha ribadito la propria richiesta” il 31 agosto e “ha appreso che,
contrariamente a quanto affermato nella comunicazione del 23 giugno 2017 della
Società alla struttura di vigilanza, tale documento non esiste“, scrivono il
coordinatore Alfredo Mortellaro e gli altri 5 ispettori Gianluca Ievolella, Francesco
Lombardo, Camillo Nuti e Ivo Vanzi. La valutazione, si legge nella relazione
datata 14 settembre, “doveva essere conclusa entro il 31 marzo 2013” in base a
un’ordinanza della presidenza del Consiglio del 2003. Un documento
definito di “centrale importanza” anche ai fini di prevenzione “di superamento
degli stati limite ultimi (e quindi dei collassi)”. Una “irresponsabile
minimizzazione”, la definiscono gli ispettori nominati dal ministro Danilo
Toninelli.
Subito dopo il crollo del #PonteMorandi, abbiamo deciso di fare
chiarezza il prima possibile sulle cause della tragedia. In massima
trasparenza, ecco ora la relazione integrale della Commissione Ispettiva Mit.
Giudicate voi: https://t.co/F3oTKbrIgE pic.twitter.com/gtv6FO6VSR
— Danilo Toninelli (@DaniloToninelli) 25
settembre 2018
Dichiarazioni
di Aspi “incoerenti”
La ricostruzione, scrivono i commissari, è
stata “confermata” di fatto da Autostrade “allorché ha trasmesso
“esclusivamente scheda sintetica dell’opera” e una nota nella quale afferma che
“all’epoca (…) il viadotto ricadeva in zona sismica 4 e pertanto è stata redatta
la “scheda di sintesi livello 0” (…) e non sono state fatte le verifiche
sismiche previste in via prioritaria per le opere ricadenti in zona sismica 1 e
2″. Secondo la Commissione ispettiva, “quanto affermato dalla Società , da un
lato, nuovamente incoerente” con la comunicazione del 2017 e “incoerente” anche
rispetto a quanto previsto dall’ordinanza della presidenza del Consiglio
“poiché esse richiedevano, entro il 31 marzo 2013, di effettuare le valutazione
di sicurezza anche sulle opere d’arte strategiche o rilevanti ancorché
ricadenti nelle zone sismiche 3 e 4″.
Messa
in sicurezza era “improcrastinabile”
Ad avviso degli ispettori ministeriali,
inoltre, nel progetto esecutivo di Autostrade per la manutenzione del ponte
Morandi sono contenuti “valori del tutto inaccettabili, cui doveva seguire, ai
sensi delle norme tecniche vigenti, un provvedimento di messa in sicurezza
improcrastinabile” e invece “dalle informazioni a disposizione di questa
Commissione non fu assunto alcun provvedimento con tali caratteristiche”.
Inoltre, aggiunge, “di tale informazione di evidente enorme importanza non era
a conoscenza” il personale dirigenziale Aspi.
Misure
di Autostrade “inappropriate”
Le misure adottate da Autostrade per la
prevenzione del viadotto Polcevera, sostengono i commissari, “erano inappropriate
e insufficienti considerata la gravità del problema”. Gli uomini guidati
dall’ingegner Mortellaro sottolineano poi che la concessionaria “era in grado
di cogliere qualitativamente l’evoluzione temporale dei problemi di
ammaloramento, ma con enormi incertezze. Tale evoluzione, ormai già da anni,
restituiva un quadro preoccupante, e incognito quantitativamente, per quanto
concerne la sicurezza strutturale rispetto al crollo”. Da qui, commentano i
commissari, “emerge una irresponsabile minimizzazione dei necessari interventi,
perfino anche di manutenzione ordinaria“.
Le
probabili cause del crollo
I commissari, premettendo che la
valutazione si basa su documenti e video a disposizione, ritengono “più
verosimile che la causa prima” del crollo “non debba ricercarsi tanto nella
rottura di uno o più stralli, quanto in quella di uno dei restanti elementi
strutturali (travi di bordo degli impalcati tampone o impalcati a cassone) la
cui sopravvivenza era condizionata dall’avanzato stato di corrosione presente
negli elementi strutturali”. E tra le possibili concause citano, come aveva anticipato Il Fatto Quotidiano, la
“mancanza di cura” durante la posa in opera degli elementi di sostegno dei carroponti:
“Non è documentata alcuna cura per evitare che, durante la posa in opera degli
elementi di sostegno dei carroponti, elementi vincolati alle travi di bordo,
non vengano tranciati, in toto o in parte, le armature lente e precompresse
degli elementi strutturali originali”, scrive la commissione, precisando che
“tale mancanza di cura” si rileva sia dai documenti di progetto sia dalle
audizioni del personale Aspi. “Tali lavorazioni, ripetute nel tempo – conclude
la commissione – potrebbero aver diminuito la sezione resistente dell’armatura
delle travi di bordo in maniera sostanziale e aver contribuito al crollo”.
I
costi per gli interventi strutturali
Fino al 1994, scrive ancora la commissione,
“sono stati sostenuti prevalentemente costi strutturali. Dopidiché pare che non
siano state effettuate spese strutturali sino al 2005″. Negli ultimi 13 anni la
spesa per gli interventi strutturali è di 440mila euro. “Nonostante la vetustà
dell’opera e l’accertato stato di degrado, i costi degli interventi strutturali
fatti negli ultimi 24 anni, concentrati negli ultimi 12, sono trascurabili“,
sentenziano gli ispettori. In particolare, scrive la commissione “il 98%
dell’importo (24.610.500 euro) è stato speso prima del 1999″, anno della privatizzazione
delle autostrade, mentre dopo “solo il 2%”. Il paragone tra le due spese reali
è chiaro: l’investimento medio annuo è stato di “1,3 milioni di euro nel
periodo 1982-1999”, anno della privatizzazione, dopo si è passati a “23mila
euro circa”.
“Massimizzazione
profitti a proprio tornaconto”
E sulle manutenzioni i commissari esprimono
uno dei pareri più pesanti nei confronti di Autostrade: “Non fare oggi semplice
manutenzione ordinaria significa voler fare domani molta manutenzione straordinaria
a costi certamente più alti, con speculare maggiore rimuneratività, passando
gli interventi dal quadro di previsione F1 al quadro F2 ovvero dal paragrafo C2
tratto 2 previsto nel piano economico finanziario della convenzione”. Ovvero,
spiegano gli ispettori, “ne discende, come logico corollario, una massimizzazione
dei profitti utilizzando a proprio esclusivo tornaconto le clausole
contrattuali”. In sostanza, secondo il ragionamento dei tecnici espresso nella
relazione, ad Autostrade conveniva – stando alla convenzione – effettuare
manutenzione straordinaria perché meglio remunerata.
Autostrade:
“Solo ipotesi da verificare”
Per Autostrade “le responsabilità
ipotizzate dalla Commissione” ispettiva del Mit “a carico di Autostrade per
l’Italia non possono che ritenersi mere ipotesi ancora integralmente da
verificare e da dimostrare” considerando “peraltro che il comportamento della
concessionaria è stato sempre pienamente rispettoso della legge e totalmente trasparente
nei confronti del concedente”, scrive la società in una nota diffusa dopo la
pubblicazione della relazione. Sulla “contestata decisione di non chiudere
al traffico il ponte”, Autostrade “ricorda che tale decisione non è stata
assunta dal Direttore di Tronco di Genova, non sussistendo allo stato le
condizioni di rischio che la giustificassero sulla base delle analisi e dei
monitoraggi eseguiti”. Mentre, per quanto riguarda, “la presunta
‘minimizzazione’ degli interventi di manutenzione contestata alla società,
Autostrade per l’Italia ricorda di aver speso circa 9 milioni di euro negli
ultimi 3 anni e mezzo per aumentare la sicurezza del ponte e che nel periodo
2015-2018 sono stati realizzati sul ponte ben 926 giorni-cantiere, pari ad una
media settimanale di 5 giorni-cantiere su 7″.
“Contestazioni
integralmente rigettate”
Riguardo alle “contestazioni
sull’inadeguatezza delle procedure di controllo da sempre applicate, attraverso
il contratto di convenzione con Spea attivo dal 1985″ sono “integralmente
rigettate”. La concessionaria risponde anche alla questione del traffico aperto
durante i lavori ricordando “che le modalità operative previste dal
progetto approvato dal Ministero nel 2018 erano analoghe a quelle seguite negli
anni 1991-1993 per interventi analoghi e mai contestate, e che queste comunque
prevedevano varie fasi di chiusura del ponte al traffico. Tutto questo in
assenza di elementi di urgenza e di rischio”. Rispetto alla contestata
assenza del documento sulla valutazione della sicurezza, infine, Autostrade
ribatte che “tale documento è prescritto soltanto per infrastrutture situate
nelle zone sismiche 1 e 2 e precisa anche che “la comunicazione inviata dalla
società al ministero il 23 giugno 2017, citata dalla relazione come addebito
omissivo, aveva tutt’altro oggetto riguardando i criteri di monitoraggio e non
la valutazione della sicurezza”.
Nessun commento:
Posta un commento