Una persona ha lavorato per molti anni. Non
i venti anni dei baby pensionati. Diciamo: almeno 35 anni.
E’ in pensione da un certo numero di anni.
La pensione non è aumentata. Le cosiddette rivalutazioni sono piccole elemosine
che non modificano il reddito di queste persone inchiodato da anni nonostante
il costo della vita aumenti.
Orbene.
Questi pensionati non vedono un aumento da
anni. Non c’è una tra le tante e giornaliere esternazioni di Salvini e Di Maio
che dica che avranno anche solo un misero aumento.
No. A chi ha lavorato per tanti anni sapendo
che contrariamente non avrebbe ricevuto una pensione non tocca nulla. Che dopo
aver lavorato per 35 e più anni, dopo aver lavorato in una fabbrica o in un’azienda
hanno anche lavorato a casa (donne), che da quando sono in pensione hanno visto
solo piccole elemosine quando – addirittura – non si sono viste togliere
qualche euro, a loro non spetta nulla.
Il M5S pensa una sostanziale aumento per le
pensioni minime.
Nessuno pensa che ci siano italiani che
debbano morire di fame, che 507 euro siano un reddito che consenta di vivere
dignitosamente.
Se è comprensibile che in uno stato civile
si dia un sostengo a chi ha un reddito basso per consentirgli di vivere
decentemente, non si capisce perché uno che ha lavorato per 35 e più anni e con
una pensione che, seppure superiore ai 507 euro, è ai limiti per una
sopravvivenza decente (soprattutto in alcune città) non debba mai ricevere un
aumento.
Insomma: ti sei sbattuto per tanti anni.
Prendi 800, 900 o anche 1.000 euro? Bravo pirla. Stavi a fare un organo
sessuale maschile che oggi il M5S pensava a te: 780 euro.
Perché, parliamoci chiaro. Se uno ha solo
507 euro fa la fame. Fa la fila dai frati per mangiare. Vive per strada. Altrimenti,
povero non è. E’ uno che prende 507 euro dallo Stato e altri soldi da altra
parte. Ha altri redditi. In “bianco” o in nero.
Fatemi capire.
Tra coloro che beneficerebbero di un
aumento da 507 a 780 ci sono donne che non potevano lavorare, ci sono persone
che non sono riuscite a trovare un lavoro che non fosse in nero?
Non sarà che ci sono anche certi affezionati
al sistema assistenzialista. Gente che non ha mai avuto intenzione di lavorare perché
pensa che sia lo Stato a doverla mantenere.
Se è difficile distinguere chi siano coloro
che non hanno potuto da coloro che non hanno voluto lavorare, per
giustizia sociale, non dovrebbe essere difficile considerare e identificare chi
ha lavorato per tanti anni e si è guadagnato una pensione. Una pensione il cui
potere di acquisto si è via via ridotto negli anni.
Questi pensionati hanno diritto a un
aumento. Non certo di 273 euro…
E a queste considerazioni si potrebbe aggiungere
l’osservazione che aumentare le pensioni minime possa essere un invito a lavorare
in nero. In effetti, dati certi vizietti italianici,
i 780 sarebbero un’entrata sicura. Se ci aggiungi un lavoro in nero arrivi a un
reddito che ti potrebbe consentire di vivere adeguatamente. Lamentandoti pure…altro
vizietto italianico/italdiota..
Per attuare un’equità sociale è giusto che
si dia un sostegno a chi effettivamente ha come solo reddito una pensione
minima. Ma equità sociale significa anche riconoscere qualcosa a chi per tanti
anni ha lavorato per ottenere una pensione che è rimasta cristallizzata da troppi
anni. Ed equità sociale significa anche sgamare i finti poveri e coloro che si
prenderebbero i 780 euro per poi “arrotondarlo” di centinaia di euro con il
lavoro nero.
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