sabato 1 settembre 2018

Il Caffè di Gramellini: Ricomincio da Ivano



L’urlo televisivo di Ciccarelli Ivano contro «sta rottura de cojoni dei fascisti» è la nuova Corazzata Potemkin, la fine del matrimonio innaturale tra la sinistra e le buone maniere. Il vocione di Ivano è risuonato su La7 da Rocca di Papa, dove davanti al centro di accoglienza che ospita i reduci della «Diciotti» si fronteggiano rossi e neri come in uno spettacolo in costume ambientato nel secolo scorso: «Sti poracci, oltre a tutta la navigata, la sosta e dieci ore de pullman, quando arrivano qua se devono pure godé sta rottura de cojoni dei fascisti». Tanto è bastato perché sul web, in poche ore, Ivano diventasse l’ idolo di quella porzione d’ Italia smarrita che il 4 marzo ha votato Di Maio, o nessuno, proprio per mancanza di Ivani.

Ivano incarna anche fisicamente una sinistra «vintage»: la barba da assemblea, la maglietta sformata, l’ eloquio rude e il cuore tenero. È figlio di un operaio e di una contadina dei Castelli Romani che gli hanno insegnato - dice - il rispetto per i più deboli.
Il contrasto con i liderini democratici di ultima generazione - camicia immacolata, cravattina scura, smania di riconoscimento sociale e linguaggio raffreddato dagli scrupoli del politicamente corretto - non potrebbe essere più schiacciante. Mentre i politici di destra parlano come i loro elettori, quelli di sinistra non parlano più come Ivano né soprattutto a Ivano. Per questo parlano invano.

Nessun commento:

Posta un commento