mercoledì 22 settembre 2021

Salvini, Giorgetti, Letta: "irrilevanti" e "rilevanti" nel governo Draghi

 


Come dice il grande filosofo (senza ironia) Giovanni Trapattoni: non dire gatto se non ce l'hai nel sacco.

Da un paio di giorni alcuni "autorevoli opinionisti" danno per morto o in coma politico Matteo Salvini. Io sto con il filosofo.

Premesso che, considero Matteo Salvini un cialtrone politico, non mi pare che siamo al suo de profundis.

È evidente dal tempo del Papeete che, come stratega, non vale un organo sessuale maschile. Sappiamo che l'unico, vero, grande stratega della politica italiana è Matteo Renzi (qui, ironia).

Enrico Letta ha affermato che Matteo Salvini è irrilevante nel governo. Irrilevante? Ogni volta che Draghi pensa e scrive o fa scrivere un decreto deve fare i conti con ciò che piace o no a Salvini e preparare la "mediazione", cioè soluzioni discutibili e contradditorie. A iniziare dal Green Pass. Se c'è il green pass per quale motivo non sono state abolite alcune delle norme contenitive (distanziamento, mascherine). Perché il green pass è obbligatorio per andare al ristorante, al bar, al cinema e al museo e non in chiesa? Potrei proseguire.

Definire Salvini irrilevante nel governo mi pare più un auspicio, un sogno. Lo si è visto con quella schifezza di riforma della giustizia, lo si vedrà con la riforma fiscale.

Provvedimenti che, tra l'altro, non denotano e non mostreranno nessuna divergenza interna alla Lega.  

E poi, chi sarebbe rilevante nel governo. Letta? Conte? Taiani? Ma per favore..

E' vero che Salvini acconsente a tutte le decisioni "mediate" di Draghi salvo poi dichiarare il contrario. È vero che corteggia i contrari al green pass (che non sono solo i no-vax) seppure si tratterebbe di pochi voti in più nelle urne da strappare alla Meloni. È vero che da bravo cialtrone politico spara cazzate; sta al governo ma parla da (finto) oppositore. Ma dire che sia irrilevante e che sia in discussione nella Lega è una battuta comica. Neanche delle meglio riuscite.

La Lega non per merito di Salvini, ma di Bossi – si è conquistata il Nord grazie al fatto che – diversamente dal M5S – ha dei buoni amministratori nei comuni, nelle regioni. Ovviamente, escluso Fontana.

Prima con il mantra del federalismo, con la buona amministrazione e, strizzando l'occhio alle partite Iva molte delle quali sguazzano nell'evasione fiscale, il "Nord produttivo", come lo chiamano gli opinionisti, se ne impipa se Salvini spara cialtronate. Perché sa che ci sono esponenti della Lega e amministratori locali che mantengono la Lega d'origine, quella di Bossi. Sia chiaro. Pure la Lega di Bossi diceva e faceva cialtronate. Ma al "Nord produttivo" la cosa non disturbava. Perché al di là di certe esternazioni e manifestazioni, la Lega di Bossi era vicina al paese reale, conosceva quella parte di paese ignorato dalla più imbecille e irrilevante sinistra e ne sosteneva e difendeva gli interessi. Chi se ne frega se Bossi & C se ne andavano sul Po con l'ampollina.

Salvini può cialtronare tutti i giorni, tanto non uscirà dal governo. Ergo: il Nord "produttivo" se ne sta tranquillo. Qualcuno storcerà il naso, qualcuno si farà una risata al sentire Salvini. Niente di più, niente di meno. Per ora.

Salvini come un leader in crisi è roba per "autorevoli opinionisti" ancora ancorati al politichese, più che alla politica e al paese reale. Un giornalismo pettegolo, superficiale, pidocchioso, referenziale e autoreferenziale. Che scrive in maniera servile, strumentale, per raggiungere obiettivi padronali.

Matteo Salvini, prima o poi, come tutti i leader, avrà una parabola discendente ma non certo perché in questa fase sta al governo e fa una finta opposizione. La sua parabola si realizzerà nel momento in cui il Nord produttivo deciderà che non è più affidabile, che le sue cialtronate mettono a rischio il loro status quo. Che la Lega non è più un interlocutore politico che garantisce la realizzazione dei propri interessi. Interessi in parte legittimi. A parte l'evasione fiscale.

Non mi pare proprio che per Salvini sia già arrivato questo momento. Certo. Salvini è capace di tafazzate improvvise (vedi Papeete) ma il suo principale obiettivo è stare nel governo. Né più né meno come Giorgetti.

A proposito di Giorgetti. È ancora nella Lega, vero? Ergo: se sta nella Lega, se sta con Salvini, significa che è leghista. Il suo dna politico è questo. E, allora, tutta 'sta differenza con Salvini dove sta? Non c'è. Sta solo nella forma. La sostanza è identica. Giorgetti è la garanzia dello status quo. Nessuna riforma che serve al paese, nessuna riforma che porti i cambiamenti necessari, che porti a una maggiore giustizia sociale, a un riequilibrio non solo fiscale, sarà mai fatta dai Giorgetti. Letta e Conte l'hanno capito questo? Non mi pare.

Quelli che dicono Salvini non sia rilevante nel governo saranno così rilevanti in un governo che deve gestire e controllare l'attuazione del PNRR? Al momento, più che la irrilevanza di Salvini vedo quella di Letta e Conte.

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