domenica 26 settembre 2021

Blanco: album "Blu celeste"

 
 

E' vero che in alcuni testi la scrittura è più debole, ma io trovo Blanco uno dei pochissimi che non mi fa correre a fare una flebo musicale con i grandi autori, veri Artisti, con i quali sono cresciuta e che, nel 2021, sono ancora attuali. Immortali.

Blanco è più dotato – quanto meno più ispirato – di altri suoi colleghi che fanno....come si dice...rap, trap..o trip trop. Come? Non esiste il trip trop. Aspetta e vedrai.

Cambiano nel tempo la forma e la modalità di espressione musicale. Ma da sempre la Musica è composta da alcune categorie. Ne cito tre: gli 'Artisti', gli 'equivoci', i 'fasulli'. Con l'avvento di rap, trap (trip..trop..ecc...) trovo più 'equivoci', 'fasulli' che Artisti. In quale categoria finirà Blanco è presto dirlo. Al momento, dopo aver ascoltato "Blu Celeste", non lo metto nè tra gli 'equivoci' nè tra i 'fasulli'.

 

 da: https://www.rockol.it/ - di Claudio Cabona

Blanco può piacere (quasi) a tutti 

 


In “Blu Celeste”, il primo disco dopo i successi con Salmo e Sfera Ebbasta, attitudine rap e rock si mischiano, arrivando a un vasto pubblico. I testi in alcuni casi, però, sono un po’ troppo adolescenziali.

Frasi come “anche se mi avessi accoltellato mi sarebbe piaciuto” o “anche se prendessi un ergastolo sto con te” solcano produzioni in cui pop, un’attitudine rap e punk grezza si mischiano, arrivando a forgiare un disco che, potenzialmente, può catalizzare un pubblico molto vasto.

Sì, perché la capacità di Blanco, alla sua prima fatica discografica, è proprio quella di creare uno stile personale e riconoscibile non strettamente legato a un preciso universo sonoro. E ci

riesce tenendo il microfono da solo, senza trucchetti o strategie. Tecnicamente non rappa e non si inserisce nei canoni più comuni del rap o del rock, ma l’approccio istintivo alla scrittura, il vigore della musica e l’energia trasmessa attraverso la voce, sono riconducibili a questi mondi. Il tutto è infarcito di ritornelli orecchiabili che lo rendono anche radio friendly. Insomma, Blanco può piacere (quasi) a tutti.

Una voce sola: la sua

In “Blu Celeste” non ci sono feat studiati a tavolino o ammiccamenti sonori per finire in determinate playlist, incrementando gli streaming. Tutte le produzioni sono del suo “angelo custode” Michelangelo, tranne “Figli di puttana” co-prodotta insieme a Greg Willen, la mente dietro i suoni degli Fsk. Quella di Blanco è una scelta coraggiosa, per nulla scontata, una decisione che il giovane artista di Calvagese della Riviera ha motivato e raccontato nella nostra intervista. Un disco “personale” che non ha bisogno delle parole o delle voci di altri artisti come successo nelle hit con cui Blanco si è fatto conoscere: “Mi fai impazzire” con Sfera Ebbasta e “La canzone nostra” con Salmo, su produzione di Mace.

Riccardo Fabbriconi, questo il suo vero nome, ha imboccato un’altra direzione, anche dal punto di vista dell’immagine: agli orologi con i diamanti e alle derapate con le macchine di lusso di molti suoi colleghi, preferisce le mutande bianche e le corse furiose nei boschi. Un modo di approcciarsi alla vita, anche figlio della provincia, che condiziona la sua musica e che genera un mondo personale diverso da quello che è stato proposto negli ultimi anni da giovani artisti saliti alla ribalta. 

Punti di forza e debolezze

I punti di forza di “Blu Celeste” sono musicali e di coinvolgimento, mentre il progetto si rivela un po’ più debole sul fronte testuale. Esclusi pezzi più densi come la title track, “Afrodite” e “David”, la scrittura, seppur a tratti spassosa, in alcuni passaggi è ripetitiva e adolescenziale. Il disco si apre con “Mezz’ora di sole” che si mostra come una carta di identità accompagnata anche dal suono degli archi: “Ti porto con me dove Blanco è cresciuto”, canta l’artista classe 2003. Immancabili “Notti in bianco”, uno dei pezzi che lo ha fatto conoscere, condiviso da Fedez in tempi non sospetti, “Paraocchi” e “Ladro di fiori”, brani già pubblicati. “Figli di puttana” è una sintesi fra l’anima sonora rock e quella più urban di Blanco: “siamo randagi, scappati di casa”.

Le parole in certi frangenti vengono sputate fuori come in un brano selvaggio e post punk degli Sleaford Mods, in altri invece si elevano quasi a una dimensione dolce, in falsetto, angelicata. Blanco gioca spesso con la voce, timbro subito riconoscibile, come succede in “Blu Celeste” dove cerca di metabolizzare una mancanza, un lutto. Stesso processo anche in “David”, uno dei brani più onirici del progetto. “Pornografia (Bianco Paradiso)” è uno dei pezzi più riusciti: adrenalinico e da pogo con tanto di rutto iniziale. “Sai Cosa c'è” affonda le radici nel revival mentre “Afrodite”, fra voce in falsetto e suoni di chitarra, regala una canzone d’amore.

Tracklist

01. Mezz'Ora Di Sole

02. Notti in bianco

03. Figli di puttana

04. Blu Celeste

05. Sai cosa c'è

06. Paraocchi

07. Lucciole

08. Finché Non Mi Seppelliscono

09. Pornografia (Bianco Paradiso)

10. David

11. Ladro di fiori

12. Afrodite

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