martedì 22 dicembre 2020

Svezia e Giappone stanno pagando il prezzo della loro eccezionalità in tema di Covid

 


da: https://it.businessinsider.com/ - di Paul O’Shea*  The Conversation

Una delle cose che hanno colpito maggiormente della pandemia di Covid-19 è proprio il modo estremamente diverso con cui si è reagito di nazione in nazione. Agli inizi del 2020, quando si sapeva poco del virus, questa differenza non sorprendeva. Oggi, con decine di migliaia di articoli scientifici e casi di buone pratiche da cui imparare, ci si aspetterebbe di osservare maggiore convergenza.

Ma alcune nazioni continuano non adottare strategie diffuse, quali i lockdown, e insistono a seguire la propria strada – con vari gradi di successo.

Due di queste nazioni sono Svezia e Giappone che, nel 2020 hanno battuto un sentiero diverso rispetto ai loro vicini circa il coronavirus e hanno attribuito i loro successi iniziali ai supposti vantaggi di un carattere nazionale intrinseco. Ma sembra che oggi entrambi ne stiano pagando il prezzo.

Terre senza lockdown

Un fattore comune in entrambe le reazioni giapponese e svedese è quello dell’eccezionalità nazionale. Con eccezionalità intendo l’impressione diffusa tra la popolazione che “noi” non solo ci distinguiamo dagli altri, ma siamo anche in qualche modo superiori.

I leader di entrambe le nazioni hanno enfatizzato il fatto che le loro costituzioni prevengono le violazioni delle libertà civili, quali lockdown e sanzioni. Entrambi i governi hanno fondato invece le proprie strategie su volontarismo, responsabilità personale e, forse più importante, l’eccezionalità delle loro popolazioni.

La Svezia, notoriamente, ha lasciato aperti durante la pandemia bar, ristoranti e palestre, e non ha neanche richiesto l’uso delle mascherine negli ambienti pubblici. In effetti, la posizione ufficiale in Svezia è ancora quella secondo cui queste aumentano la diffusione del Covid-19, invece di ridurla. Questo punto di vista era comune a molte nazioni europee all’inizio della pandemia, ma altri governi hanno velocemente cambiato idea e reso obbligatorio l’uso delle mascherine negli spazi pubblici.

Come la Svezia, il Giappone ha seguito la strada del “no lockdown” e ha evitato di imporre restrizioni obbligatorie – anche se all’inizio dell’anno ha chiuso i confini.

Diversamente dalla Svezia, però, virtualmente tutti indossano una mascherina e il governo è impegnato in un rigoroso contact-tracing.

Però, a luglio il Giappone ha adottato la campagna “Go To Travel” per il turismo domestico, per incoraggiare le persone a spendere soldi e stimolare l’economia. Ora si teme che questa campagna, che ha visto il governo sovvenzionare i viaggi turistici interni della popolazione, potrebbe essere responsabile dell’avvio della terza ondata nazionale.

Mindo e nihonjinron in Giappone

L’eccezionalità giapponese era evidente nella retorica adottata per spiegare il relativo successo del paese nel mitigare tanto la prima quanto la seconda ondata. Ad aprile, il primo ministro Shinzō Abe è stato tempestivo nell’acclamare il successo del modello giapponese, che ha avuto successo “in modo caratteristicamente giapponese”.

Il vice primo ministro Taro Asō è stato più esplicitamente nazionalista: la sua spiegazione era che il mindo del Giappone era superiore a quello degli altri. Mindo, tradotto liberamente come “qualità del popolo”, è associato al periodo imperiale giapponese, quando i giapponesi guardavano dalla vetta la gerarchia della civiltà del popolo asiatico. Ciò richiama il discorso dell’eccezionalità giapponese, nihonjinron, che cerca di spiegare l’unicità giapponese. Tutte le nazioni sono uniche, è ovvio, ma il Giappone è unicamente unico – e anche un po’ superiore.

Il quotidiano della destra nazionalista Sankei Shimbun si è spinto addirittura a citare i rituali shintoisti giapponesi e “l’esperienza e la saggezza dei nostri antenati” per spiegare il successo giapponese.

L’eccezionalità del caso giapponese era di un tipo particolare: il Giappone ha avuto successo grazie all’unicità della cultura e della purezza giapponesi, il modello giapponese non avrebbe funzionato in altre nazioni. Tuttavia, l’eccezionalità e l’arroganza sono strettamente legati, e la terza ondata che sta travolgendo il Giappone, oggi sotto il nuovo primo ministro Yoshihide Suga, si sta dimostrando più devastante delle prime due.


Folkvett in Svezia

In Svezia, piuttosto che applicare qualsiasi restrizione obbligatoria, il primo ministro Stefan Lofven ha invitato la popolazione a usare il proprio folkvett – un misto di buone maniere, moralità e buon senso che si suppone innato in tutti i bravi svedesi – per seguire le raccomandazioni su base volontaria.

Nel frattempo, Anders Tegnell, capo epidemiologo svedese nonché architetto della strategia nazionale, descriveva i lockdown delle nazioni confinanti come “folli” e “ridicoli”.

Johan Giescke, mentore di Tegnell, stretto confidente e consulente dell’Autorità svedese di salute pubblica, parlava altrettanto esplicitamente: “La Svezia ha ragione” e “tutte le altre nazioni sbagliano”. Entrambi Tegnell e Giesecke hanno dichiarato che il Covid-19 non era più pericoloso di un’influenza stagionale, e l’Autorità di salute pubblica ha dichiarato – erroneamente  – ad aprile, maggio e luglio, che Stoccolma stava per raggiungere l’immunità di gregge.

I media svedesi hanno seguito l’esempio e gli svedesi sono stati incoraggiati a essere “orgogliosi di vivere in Svezia”, e non sotto le reazioni populiste e draconiane riscontrabili nel resto d’Europa. Mettere in dubbio la strategia equivaleva a mettere in dubbio la scienza e la razionalità stesse.

Dopo aver pubblicato un articolo che esprimeva preoccupazioni circa l’approccio svedese, 22 importanti scienziati sono stati messi in ridicolo dai media. Editorialisti e critici quali Ida Östenberg, Victor Malm e Alex Schulman si lanciarono in attacchi personali, con Schulman che li etichettava come parte della brigata dei cappelli di carta stagnola (l’autore si riferisce a una teoria secondo cui indossare un cappello di carta stagnola proteggerebbe dalle radiazioni elettromagnetiche, e dal controllo della mente, diventato un simbolo usato per alludere e a chi crede nelle pseudoscienze o nelle teorie del complotto ndr). Le loro ragioni sono state contestate addirittura Agnes Wold una delle più famose e attendibili comunicatrici scientifiche svedesi.

Con l’aumento del bilancio delle vittime a giugno, dopo che il resto d’Europa (e il Giappone) avevano ripreso il controllo, solo il partito di estrema destra dei Democratici Svedesi osava criticare Tegnell o l’Autorità di svedese di salute pubblica.

A fine luglio, i decessi giornalieri in Svezia hanno infine raggiunto la cifra singola. Più che un sospiro di sollievo, ciò ha provocato soprattutto una collettiva pacca sulle spalle. La strategia svedese era corretta, la strategia svedese viene elogiata all’estero. Anzi, sembrava quasi che ogni articolo favorevole alla strategia svedese apparso sulla stampa internazionale fosse degno di notizia come, ad esempio, quando un articolo del tabloid britannico Sun che lodava la Svezia fu riportato ampiamente e con approvazione sui media svedesi.

Quindi, l’eccezionalità svedese era paradossale: da un lato, si basava sull’intrinseco folkvett degli svedesi. Dall’altro, la Svezia propagandava vivamente la “strategia svedese” come modello scientifico corretto da cui tutti gli altri stati avrebbero infine imparato.

Inerzia eccezionalista

Il problema attuale, tanto per la Svezia quanto per il Giappone, è l’inerzia eccezionalista. Altri stati hanno velocemente cambiato tattica al passo con gli sviluppi della pandemia e le spiegazioni scientifiche. Anche se la terza ondata minaccia di andare fuori controllo, il governo giapponese non ha cancellato “Go To Travel”, sospendendolo solamente tra il 28 dicembre e l’11 gennaio.

Nel frattempo, bar, ristoranti e palestre svedesi restano aperte mentre il bilancio delle vittime continua a salire, Anche se un nuovo sondaggio pubblicato dal giornale Dagens Nyheter mostra come la fiducia in Tegnell sia più bassa che mai tra gli svedesi.

C’è naturalmente dell’altro nella vicenda sul Covid-19 oltre all’eccezionalità nazionale e fino ad ora il Giappone se l’è cavata molto meglio della Svezia e di molte altre nazioni nel contenere l’epidemia.

Però, entrambi i casi suggeriscono che può essere pericoloso associare il successo (e, per estensione, il fallimento) di una reazione di salute pubblica a un richiamo all’eccezionalità nazionale. Può rendere e rendere un cambiamento di rotta, anche di fronte a prove schiaccianti, un processo doloroso, forse impossibile.

* Senior Lecturer, Centre for East and South-East Asian Studies, Lund University

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