da: Domani - di Giorgo Meletti
Perché Renzi è ossessionato dal ponte sullo stretto
Impegnato da settimane a giocare al gatto col topo con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – tenendoci in fremente attesa di sapere a chi toccherà la fine del sorcio – Matteo Renzi non perde mai occasione per ricordarci la sua ossessione: il ponte sullo stretto di Messina.
Due giorni fa, durante la conferenza stampa tesa a demolire il Recovery plan «senz’anima» del governo, non ha mancato di sottolineare qual è il progetto che gli sta più a cuore: «Poi c’è il tema del ponte sullo stretto, che non può stare sul piano perché ha un arco di tempo maggiore, ma che ha uno spazio di azione decisamente più agevole e più facile».
Il suo messaggio è sempre quello, da anni: i cantieri del ponte sono pronti a partire, basta “sbloccarli”. È un’affermazione del tutto insensata, ma tant’è, l’importante è la narrazione. Dietro la quale ci sono gli interessi del gruppo Webuild, ex Salini-Impregilo, ex Impregilo, il maggior gruppo italiano delle costruzioni. Webuild è capofila del consorzio Eurolink che 15 anni fa vinse la gara per la costruzione del ponte ma non è mai riuscito a farsi approvare un progetto. Alla fine il governo Monti, nel 2012, disse basta e chiuse la partita. Impregilo allora ha fatto causa, facendosi forte di un codicillo secondo cui avrebbe avuto diritto a un indennizzo stellare se il ponte non si fosse fatto, quale che ne fosse il motivo. La decisione di Mario Monti è stata impugnata in tribunale, con la richiesta di un risarcimento di 657 milioni.