domenica 17 novembre 2019

Niente norma anti-Benetton, ora bisogna “salvare ” Alitalia


da: Il Fatto Quotidiano - di Carlo Di Foggia

L’emendamento Toninelli voleva una modifica che rendesse più facile la revoca delle concessioni autostradali: pure i 5 Stelle hanno detto di no

Due semplici commi da inserire nella manovra, ma con un effetto dirompente: eliminare lo scudo che oggi protegge la generosa concessione della Autostrade dei Benetton. Uno dei principali ostacoli alla revoca ipotizzata dal governo gialloverde, 5Stelle in testa, all’indomani del disastro del ponte Morandi, e oggi impossibile visto che il governo ha accettato di far salvare Alitalia anche ad Atlantia, la holding controllata dalla famiglia veneta.

Non è un caso che che il tentativo di riaprire la guerra ai Benetton si arrivato proprio da uno dei più contrari a quella scelta, Danilo Toninelli. Nei giorni scorsi l’ex ministro dei Trasporti ha cercato di presentare un emendamento alla legge di Bilancio, in discussione al Senato. Il tentativo in commissione Trasporti è però andato a vuoto: l’emendamento - hanno fatto intendere a Toninelli gli stessi senatori 5 Stelle - è “inopportuno”.

Il testo si aggancia all’articolo 91 della legge di bilancio, che riduce la deducibilità degli ammortamenti operati dai concessionari (vale 340 milioni nel 2020). Ci aggiunge due commi esplosivi. Il primo elimina l’approvazione per legge delle convenzioni, in primis quella di Autostrade, operata dal governo Berlusconi nella primavera 2008, appena insediato, in sede di conversione di un decreto del governo Prodi. La mossa blindò per legge dei contratti privati e servì a superare le critiche degli organi tecnici di controllo, col Parlamento tenuto all’oscuro della portata della novità.

La concessione di Autostrade, per dire, era stata bocciata dal Nucleo per la regolazione dei servizi di pubblica utilità (Nars) perché troppo generosa, ma anche perché conteneva una clausola mostruosa che garantisce ai Benetton un indennizzo gigante anche in caso di revoca per colpa grave, come “crolli e disfacimenti” (vedi ponte Morandi). Una norma illegittima e vietata dal codice civile secondo il rapporto della commissione di esperti chiamata da Toninelli a valutare la possibilità di avviare la revoca quand’era al ministero. Quella norma, peraltro, fu stroncata anche dall’indagine della Corte dei Conti.
In cambio di quella mossa Atlantia partecipò alla cordata dei “capitani coraggiosi” che rilevò Alitalia all’epoca del Caimano.

Lo stesso scambio perverso riproposto oggi. L’emendamento Toninelli eliminerebbe la norma del 2008 e impone agli schemi delle concessioni allora approvate per legge di effettuare la normale trafila: decreto interministeriale Tesoro-Trasporti, valutazione del Nars, passaggio al Cipe, validazione della Corte dei Conti e, infine, un passaggio nelle commissioni parlamentari.
Il secondo comma prescrive invece che, in attesa della nuova trafila, i concessionari resterebbero obbligati a gestire le tratte (e, nel caso di Autostrade, resta salvo l’obbligo di pagare la ricostruzione del Morandi).

Dopo le prime due riunioni, i 5Stelle delle commissioni Trasporti e Bilancio sembravano d’accordo a far depositare l’emendamento, ma quando Toninelli ha provato a presentarlo sono iniziate le perplessità legate ad Alitalia. Alla fine non è passato al filtro interno dei commissari pentastellati: troppo forte la paura di far saltare la trattativa per salvare il vettore, peraltro in stallo proprio per la melina Altantia.

Giovedì, dopo ben 5 rinvii, è prevista l’ultima scadenza per presentare l’offerta vincolante insieme a Fs e all’americana Delta. I Benetton vogliono però rassicurazioni sulla concessione. Nel tavolo di confronto, il governo ha eliminato l’ipotesi revoca (che potrebbe limitarsi alle tratte liguri), ma ha chiesto che Autostrade accetti il nuovo sistema tariffario deciso dall’Autorità dei Trasporti, che ridurrebbe le tariffe. La risposta è stata “no, al massimo ce le riduciamo del 6%”, salvo poi chiudere anche a questa ipotesi. Mercoledì scorso il capo di Ferrovie, Gianfranco Battisti, è andato dal premier Giuseppe Conte per sollecitarlo a risolvere lo stallo. Senza successo, per ora.

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