domenica 17 novembre 2019

Bologna, sardine» contro Salvini: come sono nate e perché si chiamano così


da: https://www.corriere.it/ - di Valentina Santarpia

L’idea di 4 trentenni non impegnati in politica, lanciata su Facebook, è diventata la protesta di migliaia di persone in piazza


Le sardine sono diventate il simbolo della protesta anti-Salvini, dopo la mobilitazione di giovedì sera a Bologna. Ma perché si chiamano così? E da dove viene l’idea? A spiegarla sono i quattro ideatori della chiamata, 4 trentenni- Mattia Santori, Andrea Garreffa, Giulia Trappoloni e Roberto Morotti- che in sei giorni hanno ideato uno slogan («L’Emilia Romagna non abbocca», ma anche «Bologna non si Lega») a sostegno di un simbolo, le sardine, piccoli pesci che si stringono e si spostano in gruppo. Di fronte allo «squalo» dell’ex ministro dell’Interno, le sardine rappresentano pesci piccoli e indifesi, che insieme però si muovono compatti e fanno quindi «massa». I partecipanti erano stati invitati a presentarsi in piazza con una sardina, disegnata su cartone. La mobilitazione era stata lanciata qualche giorno fa via Facebook, poi è stata rilanciata con volantinaggi e campagne social, tramite gruppi WhatsApp, e ha trasformato la piazza di Bologna da un raduno informale in una massa di protesta che adesso è già pronta al bis, a Modena.

La chiamata su Facebook
Il lancio era divertente quanto geniale: «Partecipa al primo flash mob ittico della storia», si leggeva sul gruppo «6000 sardine contro Salvini». La premessa era cronachistica: «L'ultima volta che Salvini è venuto a Bologna ha dichiarato che in Piazza Maggiore c’erano 100.000 persone a sostenerlo - scrivevano gli organizzatori - Una bufala colossale (saranno stati si e no 10.000) che però è in linea con lo stile della Lega di costruire consensi a partire dalla pancia e dalle bugie. Giovedì 14 novembre Salvini torna a Bologna e questa volta fa sul serio: vuole l’Emilia Romagna, vuole noi. Ma questa volta non può barare sui numeri. Già. Perché il Paladozza ha una capienza massima di 5.570 persone. Non puoi andare oltre, per problemi di sicurezza e soprattutto di spazio.
Ecco allora che vogliamo lanciare un flash-mob: abbiamo misurato che sul crescentone di Piazza Maggiore ci stanno fino a 6.000 persone. Belle strette, si intende, ma di questi tempi è meglio stringersi che perdersi». L’obiettivo era «dimostrare che i numeri contano più della prepotenza, che la testa viene prima della pancia e che le persone vengono prima degli account social». Gli strumenti? «Avremo macchine fotografiche, videocamere, cervelli. Testimonieremo tutto. Nessuna bandiera, nessun partito, nessun insulto». Ma solo «la tua sardina» per partecipare «alla prima rivoluzione ittica della storia». Così è stato: solo che invece dei seimila previsti, in piazza, ce n’erano 15 mila.

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