venerdì 15 novembre 2019

Luca Casarini: "Basta fare di Venezia un luna park"


da: https://www.huffingtonpost.it/  - di Giuseppe Colombo

Intervista a Luca Casarini, veneziano e attivista No Mose: "Se è successo questo è colpa dell’incuria, dei miliardi buttati in una grande opera inutile come il Mose, solo un volano per intascare tangenti"

“Mi fa male vedere Venezia così perché Venezia è la mia città. Ma c’è anche tanta rabbia perché se è successo questo è colpa dell’incuria, dei miliardi buttati in una grande opera finta e inutile come è il Mose, solo un volano per intascare tangenti. Si dovrebbe smettere di trattare Venezia come un luna park”. Luca Casarin, volto storico del movimento no global e attivista No Mose, è uno che conosce bene Venezia. Perché a Venezia ci è nato. E proprio lui, quindici anni fa, da una spiaggia occupata nella zona di San Nicoletto, ha guidato l’occupazione dei cantieri della grande opera. “Già allora - dice in un’intervista a Huffpost - avevamo capito cosa sarebbe successo”.

Casarini, sono passati quindici anni da quella famosa occupazione. Venezia oggi ha rischiato di affondare e il Mose è ancora un’opera incompiuta, però da più parti è indicato come la soluzione. Pensa ancora che sia un’opera inutile?
“Mi lasci dire innanzitutto che anche se sono lontano da Venezia da tanti anni mi fa male vedere la città ridotta così perché Venezia è un bene inestimabile dell’umanità. Ed è sempre la mia città. Sono vicino ai veneziani, in queste ore penso a quello che stanno passando”. 


Andiamo al Mose. 
“Per quello che sta succedendo c’è tanta rabbia perché se una componente è legata alla dinamica globale, al climate change, un’altra è legata all’incuria, alla distorsione dei miliardi buttati in una grande opera inutile come il Mose. Hanno buttato sette miliardi su una roba finta, come dicevamo noi quindici anni fa. Quei soldi potevano essere usati per migliorare la situazione e invece si è fatto il contrario”.

Opera ancora inutile, quindi?
“Il Mose è stato solo un volano per intascare tangenti da parte di qualcuno. Chi voleva farmi arrestare è finito in galera. A Galan (l’ex governatore del Veneto ndr) gli hanno trovati i soldi del Mose in Montenegro”.

Le immagini di Venezia sott’acqua stanno facendo il giro del mondo. Si poteva evitare questa tragedia?
“Il problema è che sta andando avanti una logica assurda, quella degli affari e delle tangenti, ma anche quella legata all’idea di Venezia come un grande luna park dove navi da crociera e petroliere possono fare la spesa. È così che si fanno i danni. E poi il Mose è davvero inutile”.

Perché?
“Non funziona. Questa alluvione è paragonabile a quella del ’66, ma è già dagli ultimi tre anni che abbiamo un fenomeno di acque alte incomprensibile. Siamo in presenza di una dinamica globale che impatta su Venezia e il Mose non avrebbe potuto fare niente”.

Le paratoie, però, riescono a contenere l’acqua alta. 
“Con il vento che c’era ieri non avrebbero fatto un bel niente. È inutile girarci intorno, il concetto è uno: il Mose è stato pensato da una banda di criminali in doppio petto per distorcere tutti i soldi dalla salvaguardia di Venezia, tutelata da una legge nazionale, per buttarli dentro un pozzo nero. Il mare non lo blocchi se vuole entrare e poi sono stati fatti danni ecologici immensi perché si è intervenuti sullo scambio naturale tra il mare e la laguna. E poi in prospettiva il mare si alza, non si abbassa. Che fai? Costruisci paratoie sempre più grandi?”.

La storia del Mose è una storia anche di corruzione e indagini. Di chi è la grande colpa? 
“Il Mose è datato come idea, ma il vero piano criminale l’hanno messo in atto il governo Berlusconi e il governo Galan del Veneto. È stato il punto di svolta vero, si evince anche dal punto di vista giudiziario”.

Gli amministratori locali oggi sono cambiati. Sia Zaia che il sindaco Brugnaro invocano il Mose. Sbagliano?
“Il sindaco Brugnaro che si fa un selfie nel bel mezzo dell’alluvione scrivendo che serve il Mose è una cosa inquietante. Zaia è tutto prosecco, polenta e marocchini, diciamola così. Spero che i veneziani si ribellino”. 

Qual è allora la soluzione per Venezia?
“Venezia ha bisogno di una grande manutenzione, non dello scavo di nuovi canali. Se fai dei buchi enormi tra il sistema di protezione lagunare e il mare è chiaro che l’acqua entra da lì. Ripeto: Venezia non è una luna park”.

Cos’è?
“È un organismo vivente, una cosa delicatissima, una cosa che va rispettata per quello che è con tutte le sue delicatezze, fragilità e particolarità. Se ieri c’era una grande nave cosa succedeva? Vanno fermate le grandi navi, immediatamente. Lo scavo di nuovi canali, per permettere la movimentazione di grandi
mezzi, va valutato perché aumenta la possibilità che non ci sia nessun tipo di protezione davanti alle maree”.

Diceva della manutenzione. Non c’è?
“La manutenzione ordinaria della città è mancata. Si pensa sempre e solo alla grande opera, che in Italia è un volano per fare soldi e tangenti, oltre al fatto che uccide le piccole e indispensabili opere. E poi c’è un tema più ampio”.

Quale?
“Oggi siamo in presenza di una situazione sconosciuta. L’intensità delle piogge e le bombe d’acqua sono fenomeni che valgono per tutti. Bisogna studiare i fenomeni globali e puntare sulla prevenzione. L’unica grande opera è mettere in sicurezza Venezia dal punto di vista della sua manutenzione ordinaria. E invece si togliono i fondi a chi lavora per la prevenzione”. 

Occuperebbe i cantieri come quindici anni fa?
“Se servisse ne farei anche dieci di occupazioni. Qui ci stiamo giocando il pianeta”.

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