venerdì 17 giugno 2016

Elezioni amministrative 2016, Torino: “Se me lo dicevi prima”


“Di solito, “rimodulare” è verbo politichese che sottintende l’invarianza di gettito complessivo.”

da: http://phastidio.net/

Se me lo dicevi prima

Ad ennesima conferma che in campagna elettorale le idee geniali non si limitano a fiorire ma letteralmente esplodono, oggi vi segnaliamo l’exploit del sindaco uscente ed aspirante rientrante di Torino, Piero Fassino, che ha deciso di correre in soccorso dei commercianti e lanciare una rivoluzionaria innovazione fiscale, destinata a mutare la natura di uno dei maggiori tributi locali, per gettito. Resta da capire un piccolo dettaglio, sempre quello. Che poi è la storia di questo paese e della sua classe politica, da tempo immemore.

Oggi Fassino avrà una serie di incontri con il mondo del commercio e della piccola impresa. Nel programma, il sindaco di Torino ha alcune iniziative di “sollievo” fiscale per il commercio. Ad esempio

«Rimoduleremo – ha spiegato Fassino – le tariffe Imu sugli immobili commerciali e produttivi per offrire alle imprese un vantaggio fiscale, un modo per incentivare e sostenere le attività produttive» (Ansa, 13 giugno 2016)

Di solito, “rimodulare” è verbo politichese che sottintende
l’invarianza di gettito complessivo. In un contesto di crisi fiscale conclamata è onesto non promettere quello che non si potrà mantenere, ma serve essere consapevoli che l’effetto distributivo produrrà comunque contenti e scontenti, e questi ultimi grideranno forte. Ma è altrove che Fassino ha le idee più rivoluzionarie e potenzialmente costose. Ad esempio, sulla Tari:

Ecco, questa è una vera rivoluzione. Soprattutto, porta la Tari ad evolvere da tributo a prevalente contenuto patrimoniale a qualcosa di più simile al corrispettivo per un servizio. Il problema è che la rivoluzione di Fassino, se avvenisse a gettito invariato, produrrebbe un forte effetto distributivo tra tipologie di attività produttive. I ristoratori si incazzerebbero, le banche sorriderebbero, ad esempio. Il tutto in un ambito che vede le aziende sul sentiero di guerra per il modo in cui vengono trattate dai comuni: cioè pecore da tosare per produrre gettito, spesso (nel caso delle cosiddette “assimilazioni”) senza fornire il corrispettivo per il servizio pagato. La domanda sorge spontanea: Fassino prevede invarianza di gettito, e quindi si prepara a massacrare alcuni per alleggerire altri, oppure pensa a buchi deliberati di gettito, da coprire con tagli di spesa o altre entrate? Quello è il punto, l’unico. E non riguarda solo Fassino, sia chiaro.

Altra misura proposta dal sindaco è quella relativa alla tassazione dei dehors degli esercizi commerciali:

Sul fronte tariffario il candidato del centrosinistra ha anche in programma l’attuazione di “un diverso regime di monetizzazione dei parcheggi” per quel che riguarda il canone pagato per i dehors. La quota annua che viene versata per compensare i mancati introiti dai parcheggi viene oggi rateizzata in 5 anni, “noi proporremo – ha detto Fassino – che la rateizzazione si prolunghi a 20 anni e che il canone cessi se cessa l’attività. In questo modo l’onere diventa più sostenibile” (Ansa)

Anche qui, in un paese normale sarebbe scontato che la cessazione di attività commerciale implicasse cessazione anche dell’obbligo di corresponsione di una gabella. Non in Italia, dove più che di tasse parliamo di corvées, cioè di servitù. Ma anche qui, il lodevole soprassalto di buonsenso di Fassino implica un fabbisogno da finanziare. Come finirà? Considerando la fame di risorse dei comuni, noi un’idea ce l’avremmo. Ma noi siamo notoriamente pessimisti. L’unico pensiero malevolo che ci coglie: ma per quale diavolo di motivo dovevamo arrivare al dissesto fiscale per promettere ai contribuenti una normalità che è ormai inarrivabile? Forse sono promesse elettorali come queste, ciò che dovrebbe indignare maggiormente i cittadini-contribuenti. In attesa che i narratori di ieri vengano sostituiti da quelli di domani, che appaiono già in forma smagliante.

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