giovedì 9 giugno 2016

Elezioni amministrative 2016, Istituto Cattaneo: Il M5S non cresce rispetto alle politiche


“intanto la vecchia politica, quella basata sui fatti e non sulle immagini…

Basata sui fatti ?!...Ah..sì….come fare per distruggere il paese. Sono i migliori da anni.

La vecchia politica dei “fatti” non può festeggiare in un paese nel quale – visto che all’autore dell’articolo piacciono i fatti e i numeri  - il partito di maggioranza è quello dell’astensione.
Ma è “normale” che giornalisti o presunti tali e/o altri generi di analisti politici o presunti tali “sostengano” Renzi. In effetti, c’è un secondo turno tutto da giocare. Gli danno la spinta per sperare che alcuni risultati del voto del 5 giugno si ribaltino (come se il fanfarone Renzi avesse bisogno di essere supportato nel suo orgoglio).
Vedremo come andrà a finire con il secondo turno dei ballottaggi….

Detto quanto sopra, i numeri sono numeri, e se l’Istituto Cattaneo non ha sbagliato il M5S non è cresciuto rispetto alle ultime politiche e il raffronto con le precedenti elezioni amministrative non fa testo perchè non si era presentato su tutto il territorio.


Il Movimento 5 Stelle di Grillo non cresce. Parola dell’Istituto Cattaneo
di Stefano Cingolani

Il centrosinistra è al 34,3%, il centrodestra al 29,5% e il M5s al 21,4%; i primi due in calo rispetto alle precedenti amministrative ma in crescita rispetto alle politiche del 2013, i pentastellati in calo rispetto al 2013. La nota dell’Istituto Carlo Cattaneo sottolinea che “fra i risultati più importanti si possono citare: a) il
centro-destra nel suo complesso perde circa 7 punti percentuali rispetto al 2011, ma recupera parzialmente nel confronto con il 2013; b) il centro-sinistra nel suo complesso perde circa 9 punti percentuali rispetto al 2011, ma cresce leggermente in confronto al 2013; c) il Movimento 5 stelle cresce rispetto al 2011, anche in virtù del fatto che nelle scorse comunali non era presente in alcuni comuni del campione, mentre perde circa 4 punti percentuali rispetto politiche del 2013″.

Virginia Raggi, la nuova eroina del circo politico-mediatico italiano e internazionale dice: “Non siamo l’anti politica, ma la nuova politica”. Sarà, ma intanto la vecchia politica, quella basata sui fatti e non sulle immagini si è presa una rivincita grazie all’Istituto Cattaneo, sia lode sempiterna ai loro ricercatori che contano i voti reali (una testa un voto) e non i sondaggi e le proiezioni.

Nessuno può negare che la Raggi sia in vantaggio a Roma, che a Torino abbia avuto un risultato superiore alle attese l’Appendino. Sia chiaro. I fatti, ai quali vogliamo restare testardamente attaccati, sono fatti. Ma la questione è che si vede l’albero e non la foresta o meglio si punta la telecamera sul particolare più glamour e non si monta il grand’angolo per dare una panoramica dell’insieme e del contesto.

Se l’Istituto Cattaneo ha ragione, le elezioni comunali non hanno cambiato il panorama politico rispetto a cinque anni fa. Ci sono tre blocchi, tre famiglie politiche; tra le prime due s’è realizzato un cambiamento a favore del centro-sinistra che non è stato intaccato dall’emergere dei grillini, i quali restano stabilmente al terzo posto. Quel che meraviglia di più, rispetto all’abbaglio offerto dai grandi mass media, è che questa volta i pentastellati sono in discesa rispetto alle politiche. Si poteva prevedere dopo la morte di Casaleggio e lo scombussolamento che sta provocando nel movimento dove si succedono leader autoproclamati e fotografati sulle riviste patinate con fidanzate e performance sessuali (è il caso di Di Maio). Ma Grillo e i suoi sono illusionisti così abili da aver gettato il fumo negli occhi facendo credere di aver ottenuto un “risultato storico”. Forse erano occhi già bramosi di farsi affumicare. Ma da domenica sera non si sente e non si legge altro.

Interessante anche il leggero recupero del centro-destra (Milano dunque non è una eccezione, semmai lo è Roma). Naturalmente perché le cifre, o meglio i flussi quantitativi, diventino politica occorre una scintilla che oggi non esiste nel centro-destra, lacerato dall’ansia della successione e dagli odi personali. Ma questo è un altro discorso che vale per molti versi anche nel centro-sinistra e potrebbe essere applicato al M5S in cerca di leadership al di là di un Grillo ormai appannato vista anche la sua scarsa capacità di far di conto. Ma in questa sede contano i numeri i quali esprimono delle tendenze. E i numeri, stando al Cattaneo, sono diversi da quelli che ci avevano fatto credere.

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