da: Il Fatto Quotidiano - di Elisabetta Ambrosi
“Ai grandi proclami quasi mai sono seguite azioni adeguate”.
“Il ministero della Transizione ecologica di Cingolani manca di strategia, non è stato nemmeno aggiornato il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, rischiamo di non poter rispettare gli impegni sulla decarbonizzazione che abbiamo preso in Europa. Per non parlare di certe affermazioni su ‘lacrime e sangue della transizione ecologica’ che non hanno alcun fondamento scientifico”. A parlare è il professor Livio De Santoli, prorettore alla sostenibilità dell’Università La Sapienza di Roma, presidente del Coordinamento Efficienza Energetica e da oggi candidato M5S: “Mi candido – spiega – per mettere a disposizione il mio bagaglio di conoscenza sui tema della sostenibilità e dell’energia. La crisi ambientale è anche una crisi sociale, per questo la politica deve intervenire su entrambi gli aspetti”.
A proposito di energia e clima. Che giudizio dà sul governo Draghi?
Il lavoro complessivo è stato fatto con impegno, ma le azioni sono state troppo ondivaghe e ai proclami sono seguite timide attività. L’impegno a riprendere la curva delle installazioni verso i famosi 8 GW l’anno per tagliare le emissioni cosiddette climalteranti del 55% entro il 2030 non è stato mantenuto. I decreti fondamentali per la decarbonizzazione, come l’attuazione della direttiva sulle rinnovabili innovative o la definizione delle aree idonee alle installazioni rinnovabili, non sono mai stati emanati. Abbiamo perso tempo preziosissimo.
Dalla destra al centro tutti parlano di ritorno al nucleare e di rigassificatori…
L’impegno sul nucleare va mantenuto in termini di ricerca, ma le prime centrali della cosiddetta quarta generazione potranno essere realizzate solo tra 15-20 anni, per non parlare del nucleare pulito. È un progetto inattuabile al momento. Quanto ai rigassificatori, il messaggio deve essere quello per cui il gas fossile deve essere sempre meno acquistato e quindi gli approvvigionamenti devono avere vita breve. In 3-4 anni il gas russo può essere sostituito da biometano, installazioni di rinnovabili e incremento dell’efficienza energetica. La rigassificazione, dunque, deve essere coerente con questo programma.
Quali sono le priorità in termini energetici e insieme climatici?
Serve immediatamente il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, come abbiamo detto, ma anche assicurare il pieno sviluppo, in termini innovativi e di incentivazione, per le comunità energetiche, il biometano, le rinnovabili innovative, l’agrivoltaico.
La difesa del paesaggio, e i no delle soprintendenze, sono un problema per lo sviluppo delle rinnovabili?
Il tema delle semplificazioni per le autorizzazioni deve essere prioritario. È un tema complesso, ma l’Europa con il recente “RePowerEU” chiede agli stati membri di limitare a uno o due anni al massimo gli iter autorizzativi per gli impianti rinnovabili. La differenza con quanto accade oggi (almeno cinque anni o più) è inaccettabile. Senza aggredire il nostro patrimonio, crediamo che l’indicazione europea possa e debba essere seguita.
Cosa pensa del superbonus?
La prima versione ha avuto un forte impatto sul settore edilizio, ha avuto un grande effetto sull’economia e sulla riqualificazione energetica degli edifici, ma inevitabilmente ci sono state distorsioni, che vanno eliminate con versioni aggiornate. Bisogna migliorarlo, non abbandonarlo: sarebbe un grave errore strategico.
Come vede questa campagna elettorale rispetto al tema della transizione ecologica e della lotta alla crisi climatica?
La lotta al cambiamento climatico è la grande assente della programmazione politica, quando invece tutto deve partire da lì. Il tema della sostenibilità deve essere affrontato con un cambiamento culturale, per recuperare quell’atteggiamento di ciascun individuo nei confronti di una visione complessiva delle cose persa in una società globalizzata. Ritrovare il valore dell’impegno e della responsabilità individuale in chiave sociale è uno dei temi centrali della sostenibilità. Ad esempio le comunità energetiche abbracciano insieme sia gli aspetti di riduzione dei consumi – altro tema fondamentale di cui non si parla – sia quello dell’importanza dell’autoconsumo energetico, sia quello della disparità sociale.
Cosa pensa, infine, dei Fridays for Future, o cosa vorrebbe dire loro?
Vorrei
proporre loro un’assemblea aperta per discutere non tanto e solo della crisi
climatica, ma soprattutto delle soluzioni ad essa. Il loro coinvolgimento è
troppo importante per non ritagliarci uno spazio di ascolto permanente. Spero
accettino questa proposta.
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