giovedì 31 marzo 2022

Guerra Putin-Ucraina: Marco Tarquinio, risposta ad alcune lettere dopo lo "scontro" con Federico Rampini

 
 

Per quanto mi riguarda la penso come Gino Strada e faccio mie le sue parole: "io non sono pacifista, io sono contro la guerra perchè la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire". Però..

E' indubbio che la guerra si faccia anche con le sanzioni economiche. Detto questo, se fossi un'ucraina penso che chiederei un intervento di qualsiasi tipo – armi incluse – perchè è facile discutere "appassionatamente" in tv mentre è completamente diverso – è tragico – dover cercare di sopravvivere a un'aggressione come quella che ha sferrato il criminale Putin, che ha trovato da anni i suoi complici in Europa. Italia in primis.

Perchè non vi siano guerre, ci vuole il disarmo totale. Di tutti. Per la salvezza di ognuno di noi.

Qui di seguito alcune lettere ricevute dal direttore di Avvenire dopo l"intervento" dell'arrogante sinistrorso americaneggiante Federico Rampini.

 


 

da: https://www.avvenire.it/

Gentile direttore,

mi sento in dovere di esprimerle tutta la mia solidarietà per il vergognoso, ineducato attacco che oggi (ieri, ndr) ha subito in tv su La7 (L’aria che tira) da Federico Rampini che evidentemente, naufragando nella propria arroganza, non ha per nulla colto il significato delle sue parole, da me condivise perché capaci di descrivere una dura realtà. Parole definite “ignobili” da un signore che si è comportato, lui, in modo ignobile. Purtroppo sembra andar di moda una forma di dialogo aggressiva di una certa parte di veri o presunti intellettuali del “pensiero unico” che non ammette repliche alle proprie argomentazioni. Si cresce nella dialettica e nel rispetto delle altrui opinioni, anche non condivisibili; si muore quando le proprie argomentazioni vengono ritenute esclusive e frutto di una presunta verità assoluta. A lei va la mia incondizionata stima per il suo equilibrio e il suo rispetto dell’altro. Le auguro buon lavoro,

Gerlando Costa già dirigente superiore della Polizia di stato

Signor direttore,

ho sentito i suoi interventi tv, mentre non sono riuscita a leggere online gli articoli suoi e dei suoi colleghi e, comunque, sono in completo disaccordo con ciò che lei dice sulla guerra e “per la pace”. Lei condanna ogni escalation e così tiene i piedi in due staffe: invece bisogna stare col Paese aggredito. Mettere poi sullo stesso piano, come fa lei, le sofferenze e la fame causate in Russia e nel mondo dalle sanzioni economiche e la condizione di chi sta sotto le bombe è insopportabile. Sono allineata, perciò, con il pensiero espresso ieri a La7 da Rampini e Minzolini. E scusi se mi permetto di dirle che, per il telespettatore guardare uno degli ospiti, cioè lei, che scuote la testa con atteggiamento di sufficienza mentre un altro parla, non è un bel vedere. Chi non si schiera “senza se e senza ma” deve farsi un esame di coscienza su ciò che è giusto e ciò che non lo è. E, infine, su papa Woytjla è vero ciò che ha sostenuto Minzolini: voleva gli euromissili nucleari.

Carla Finzi 

La risposta di Marco Tarquinio

Grazie di cuore a chi mi esprime solidarietà (ho scelto alcune lettere, anche di chi non segue abitualmente 'Avvenire'). E grazie a chi è d’accordo con le opinioni che io stesso e le firme di questo giornale andiamo offrendo e sa che sono parte di un’informazione attenta e onesta, che ha una sola e costante priorità: le vittime di guerre, ingiustizie, persecuzioni e discriminazioni. Ma grazie anche a chi invece non è d’accordo e me lo fa sapere – come la signora Finzi – in modo appassionato ma non scortese. Non ripeto qui ciò che penso e dico e scrivo da tempo (da ben prima che la guerra aperta in Ucraina venisse scatenata dall’aggressione decisa dal presidente russo Putin). Sono cose che i lettori di “Avvenire”, anche occasionali, conoscono già. Vorrei fissare solo due brevi note. La prima: non è vero che in Italia ci sia insufficiente libertà di stampa, e il fatto stesso che voci non esattamente allineate possano esprimersi (oso metterci pure la mia) lo conferma, è però vero che sta emergendo come forse mai prima nella nostra storia civile e mediatica – ne ha fatto le spese persino papa Francesco... – un impressionante conformismo bellico e una sfrontata propaganda per la produzione e il commercio delle armi. La seconda è una preghiera, ma anche un’ingiunzione: giù le mani da san Giovanni Paolo II! Dal presidente Biden all’ultimo esternatore d’occasione nessuno si azzardi a ripetere il tentativo di trasformare il Papa del «mai più la guerra, avventura senza ritorno!», il Papa della prima grande preghiera per la pace di Assisi, in un santino con lancia e spada da agitare in prediche riarmiste e guerrafondaie. Non sarà una bestemmia, ma è un’indecenza.

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