da: https://www.ilsussidiario.net/ - di Gennaro da Varzi
La Rai complica la vita al governo: Conte propone Milena Gabanelli come presidente (e il Pd ci sta); e gli azionisti rinviano l’assemblea al 12 luglio
Sono diversi i segnali che indicano come la vicenda del rinnovo degli amministratori della Rai si stia complicando ulteriormente. Il cosiddetto metodo Draghi sembra non dare i risultati sperati e più passano i giorni più risulta difficile trovare un accordo che accontenti tutti. Il primo segnale raccolto è quello di un ulteriore lungo rinvio della data di convocazione dell'assemblea della società. Così la riunione inizialmente prevista per il 14 giugno è stata convocata per il 30 giugno (ultima data utile da statuto) in prima convocazione e il 12 luglio in seconda convocazione. Quindi il governo, diversamente da quanto precedente annunciato, decide di prendersi un altro mese abbondante per cercare di dipanare la matassa.
Il secondo indizio è collegato al risveglio dei 5 Stelle e all'ingresso nella trattativa del partito di Conte, che dopo la sentenza che certifica la condanna di Casaleggio e rilancia il suo ruolo di nuova guida del partito, fa sapere che il Movimento è ancora il primo gruppo parlamentare e ha diritto a fare una proposta. Così irrompe sulla scena l'idea di eleggere Milena Gabanelli come nuova presidente della Rai. La proposta non è assolutamente campata in aria, potrebbe fare breccia a sinistra e sicuramente riapre i termini dell'accordo per cui fino ad oggi stavano lavorando i vari partiti e gli uomini di Draghi (in particolare Garofoli). Ed è proprio questo il punto, la proposta di Conte fa saltare lo schema-Draghi, che prevedeva ai partiti i 4 consiglieri, al governo la nomina dei manager.
La proposta Gabanelli avanzata da quello che è ancora il primo partito in parlamento ha un doppio significato: obbliga il centrodestra a formulare una propria proposta e mette l'intero centrosinistra di fronte a un'idea nuova di Rai. Infatti se i vari pezzi del centrodestra non riescono a trovare una proposta unitaria, visti i precedenti legati al Copasir e alla scelta dei sindaci ancora in alto mare, si presenterebbe diviso e finirebbe con il subire l'iniziativa di Conte.
Ma il secondo significato rimanda, come dicevamo, ai contenuti più rilevanti del servizio pubblico. La Gabanelli non rappresenta un'idea neutrale di Tv pubblica e soprattutto rappresenta qualcosa di molto più autonomo e diverso da quella che piace alla politica. Si sussurra nelle stanze del potere che «il presidente della Rai non conta molto» ma tutti sanno che è una sciocchezza. Soprattutto se «quel» presidente sa perfettamente cosa fare e conosce molto bene i suoi interlocutori interni. La Gabanelli è uscita pochi anni fa dall'azienda senza fare polemiche ma dopo che la sua proposta di riorganizzazione del sito web della Rai non è stata neanche discussa dai vertici. Inoltre la sua principale eredità (la trasmissione Report) continua ad essere in assoluto la meno amata dalla politica di ogni colore e latitudine.
Non a caso, e qui registriamo il terzo segnale di
difficoltà raccolto in poche ore, le forze politiche non riescono a trovare
l'accordo per i quattro rappresentanti (due per la Camera e due per il
Senato). Non è ancora sicuro, ma anche in questo caso si parla di rinvio del
voto. E non solo perché, a questo punto, la divisione secondo il Manuale Cencelli
dovrebbe tener conto anche dei due rappresentanti nominati dal governo, perché
anch'essi di natura politica e non tecnica. Ma anche perché negli stessi
partiti è in atto un duro scontro «trasversale»: da una parte quelli che
vorrebbero riconfermare tutti gli uscenti per non cambiare niente e dall'altra
quelli che invece vogliono esattamente l'opposto.
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