da: http://www.huffingtonpost.it/
I
volontari sfidano l'ordinanza del sindaco di Como: "Continueremo a portare
tè caldo e biscotti a chi dorme per strada"
Erano
stati allontanati dai vigili mentre distribuivano la colazione, poi la
decisione del primo cittadino. La Caritas chiede la revoca della decisione
di Elisabetta
Invernizzi
"Continueremo a portare tè caldo e
biscotti a chi dorme per strada". Non arretrano e hanno deciso di
disobbedire al sindaco i volontari che qualche giorno fa, a Como, sono stati
allontanati dai vigili mentre distribuivano la colazione ai senzatetto sotto ai
portici dell'ex chiesa di San Francesco, nel centro storico. "I nostri
semplici gesti sarebbero contrari alla nuova ordinanza. Ci è stato detto che
non potremo portare un piccolo simbolo d'amore a queste persone perché in vista
del Natale non è decoroso", spiegano.
Un divieto
che durerà fino al 10 gennaio e che
colpirà clochard e migranti della
città lombarda. Ma nessuno, a Como, ha intenzione di rispettare l'ordinanza
"a tutela della vivibilità e del decoro", firmata il 15 dicembre dal sindaco, Mario Landriscina (sostenuto
da una coalizione di Forza Italia, Lega
Nord e Fratelli d'Italia). A partire dal gruppo di uomini e donne, capitanati
da un prete, don Roberto Malgesini,
che da anni, ogni mattina, si svegliano all'alba per portare la colazione a chi
non ha niente: preparano pentoloni di tè caldo e li mettono nei termos, per
tenerli al caldo. Poi insacchettano pane, biscotti e brioche donati da
panettieri e pasticceri della città.
Una squadra infaticabile di volontari che
da sette anni fa il giro nella città murata cercando chi non ha un tetto per
dormire per dare loro il buongiorno con un sorriso, qualcosa da mangiare e una
coperta. Il cibo è un modo per non farli sentire soli e "restituire loro
un po' di dignità e di conforto", spiega ad HuffPost Rossano Breda, uno
degli operatori Caritas.
I senzatetto a Como sono circa 150. Ma da qualche anno, a dormire per
terra, sui cartoni o sulle panchine, ci sono anche i migranti che passano da
qui per provare a varcare il confine con la Svizzera per raggiungere il nord Europa. Se si conta anche loro, il
numero di chi dorme al freddo ogni notte raddoppia. "Quest'anno l'inverno
è arrivato presto. La situazione è drammatica a causa delle temperature
rigide", spiega Breda, che racconta di avere appena scritto al sindaco e
all'amministrazione per provare a fargli cambiare idea. Perché "Como è una
città di pace". L'ordinanza contro i poveri? "Una scelta
ipocrita". Intanto anche la Caritas di Como, tramite il suo direttore,
Roberto Bernasconi, ha invitato il sindaco a fare un passo indietro. Ma non
solo. In città sono tante le manifestazioni di protesta già in programma nella
settimana che precede il Natale. Per il 23 dicembre, la rete di associazioni
Como senza frontiere invita tutti i cittadini a scendere in piazza portando
panini, biscotti e tramezzini per un 'bivacco solidale'.
"Chiediamo l'immediato ritiro di
un'ordinanza che colpisce i più deboli", spiega Gianpaolo Rosso, vice
presidente di Arci Como. E la Vigilia di Natale si tornerà in piazza con un flash mob che strizza l'occhio a Enzo
Jannacci: "Dalla parte dei
barbun". Tutti i comaschi sono
invitati a presentarsi con le "scarp del tennis" e un cappello,
che sarà poi posato simbolicamente a terra come nel gesto di chiedere
l'elemosina, mentre un gruppo di musicisti suonerà il ritornello della celebre
canzone. Dal cibo alla musica, c'è una parte di Como che resiste e si ribella
sotto le coreografie di luci e colori della Città dei balocchi.
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