lunedì 16 ottobre 2017

Che tempo che fa: non è flop (come desiderano alcuni), ma Fazio farebbe bene a pensare a qualche correttivo…




Se c’è un programma sul quale è puntato l’”occhio attento” di certo web questo è ‘Che tempo che fa’. Come spesso succede, le osservazioni oggettive difettano.
Personalmente, lascio ai webbisti, come al sito di Davide Maggio, il piacere di essere…..soggettivamente faziosi.

In generale.
Non credo che il pubblico conosca solo un tasto del telecomando come vogliono far credere. E’ vero che esiste un “telespettatore pigro” che quando accende la tv schiaccia sempre lo stesso canale e ignora alcune programmazioni, è vero che alcuni canali sono raramente frequentati da certi telespettatori.

A casa mia guardiamo sempre meno la tv, e alcuni tasti del telecomando vivono un lungo periodo di riposo.
Il tasto numero “1” del telecomando è stato quasi sempre inutilizzato, così come altri. Ma mi accorgo dell’esistenza del tasto “1” se so che danno Montalbano piuttosto che una fiction che mi può interessare. Nella scorsa stagione televisiva ho rispolverato il tasto “2” perché ho seguito l’ottima fiction “La Porta Rossa” e il programma di Mika. In questo inizio di stagione tv, ho rispolverato il tasto “6” perché…non so stare senza Pucci”. Perché il suo “Big Show” è un programma ben “miscelato”, fatto di momenti diversi: l’sms mandato dal cellulare dell’ospite vip a tutti i suoi contatti, un po’ di carramba, la sorpresa fatta all’aspirante talent musicale, il comico proveniente da Zelig, le battute di Pucci e la presenza di Katia. Scorrevole, divertente. Vale la pena vederlo.
Insomma, è il programma, il conduttore, l’evento, che porta anche su canali che mediamente non hanno attrattive, non corrispondono ai propri interessi. Ciò significa che chi seguiva il programma di Fazio su Rai3 ce la fa a trovare il tasto “1” del telecomando così come chi abitualmente si sintonizza su Rai1 non è che ci rimane per forza se ‘Che tempo che fa' non lo attrae.

Gli spettatori forzati, poco interessati, o abitudinari, non sono la maggioranza. Questo è ciò che vogliono far credere agli investitori pubblicitari.

Che tempo che fa
Se non erro, quando ‘Che tempo che fa’ andava in onda su Rai3, è stato Carlo Freccero a dire che era il più bel programma di Raiuno. In effetti, il talk di Fazio è un programma adatto per la prima rete Rai. Sennonché…


Il fatto che un genere di programma, un talk “misto”, vale a dire: dove trovi il politico, il cantante, lo scrittore, ecc..abbia un senso rispetto a un target consolidato e non “eccessivamente effervescente”, quale quello di Rai1, non significa che preso il talk e messo lì, funzioni.

Partiamo da un dato di fatto: non è cambiata la giornata di programmazione di ‘Che tempo che fa’. Ergo: se alla domenica sera c’è la concorrenza delle partite, c’era anche prima. Ciò che a mio modo di vedere è cambiato è l’interesse, la fidelizzazione verso questo programma. Se la partenza ha dimostrato numericamente che gli spettatori erano maggiori rispetto a quelli di Rai3, il programma pare risentire un po’ troppo del traino o del mancato traino. Il che significa: se proprio non trovo di meglio sto qua, altrimenti cambio canale. Ed è questo di cui Fabio Fazio dovrebbe occuparsi, per non arrivare a breve a preoccuparsi.

Nella scorsa stagione Fabio Fazio ha avuto il merito di capire che il talk con la presenza di politici stava stancando. Si è inventato il tavolo, introducendo così uno spazio di leggerezza. L’idea era buona. E rimane buona. E, allora, se c’è, dove sta il problema?

Il problema è che il tavolo è troppo pieno di ospiti. Alcuni fissi, che stanno ripetendo stancamente solite battute, più o meno riuscite, altri che si aggiungono di puntata in puntata ma che interagiscono relativamente.
Non sarebbe il caso di ridurre il numero degli ospiti dando più spazio ai presenti e di rinnovare il repertorio di quelli fissi? Personalmente, considero Frassica un ottimo attore, bravo sia in ruoli brillanti che drammatici, ma Fazio non è Arbore. Frassica ha bisogno di uno che lo guidi apparendo fintamente come spalla. Renzo Arbore è Renzo Arbore…Quanto a Marzullo, non puoi fare tutte le puntate sul tormentone “fatti la domanda e datti la risposta”. Qualche volta i Marzullo e i Frassica funzionano, altre volte no. Per fortuna (di Salemme in primis, di Fazio e degli spettatori) che non sempre Vincenzo Salemme è presente. Fabio Volo funziona in radio, vende un sacco di copie ad ogni libro che pubblica ma la sua funzione in quel tavolo mi sfugge. Chi invece una funzione ce l’ha è Orietta Berti. Ha una verve autentica. Riesce sempre a entrare al momento giusto con il commento giusto.
Ma lei non deve “recitare” una parte come Frassica e Marzullo, lei è così. Per questo è l’unica che non mi stufa.
Ben ci sta che gli ospiti siano diversi nella loro professione. Men che meno ci sta l’eccesso enfatico di Fazio nel presentarli e chiamarli per fargli dire poche parole e ripassare la parola ai Frassica e Marzullo.
Il tavolo di ‘Che tempo che fa’ vorrebbe avere qualcosa di Quelli che il calcio ma gli manca l’essenza di quel programma: il gol che entrava improvvisamente e dava una scossa e/o consentiva di interrompere il personaggio in studio e di passare ad altro.

Se invece guardiamo alla prima parte del talk, quella con cui devi prendere lo spettatore e tenerlo, la partenza dev’essere o “d’urto”. E allora ben ci starebbe anche un politico o un personaggio attuale della cronaca, mentre è da evitare, data la tipologia media del telespettatore di Rai1, l’ospite musicale conosciuto e amato  prevalentemente da un pubblico giovane o giovanissimo o personaggi di altri ambiti artistici che non hanno però quella capacità di attirare e mantenere l’attenzione. Dopo le 22, Fazio potrebbe invece puntare su un pubblico più vicino a quello che aveva su Rai3 o sul pubblico più occasionale, quello che ritorna a casa e cerca che c’è in tv. Ovviamente, lo devi fidelizzare. Cioè la domenica successiva si deve ricordare che su Rai1 c’è ‘Che tempo che fa’.

Giusto per fare un esempio – che non è detto che funzioni ma che penso possa valere provare  - il professor Caroli che iniziava spesso il talk raccontando arte in maniera rapida, chiara e accompagnata da immagini, può rappresentare qualcosa di interessante per un pubblico di Rai1 che solitamente vede inizi diversi: quelli alla Conti, alla Carlucci. Se poi ci metti Daverio al posto di Caroli, meglio ancora.

Fazio deve trovare la chiave iniziale e poi, dopo le 22, può puntare sulla ripetizione di ciò che funzionava su Rai3. E se tavolo dev’essere, che gli ospiti siano meno numerosi e più parlanti e i personaggi fissi siano efficaci e non noiosamente ripetitivi. E un modo di essere efficaci è quella di ridurre la loro costante presenza. Ciò che è ripetitivo dev’essere qualcosa di dirompente. Che cosa funziona? L’ospite che non ti aspetti diventi centrale per battute, commenti, per come entra nell’interazione, perché ti svela un lato che non pensavi avesse.

Dopo di che….ci vuole tempo e…oggettività. Per fare un’analisi seria e corretta su ‘Che Tempo che Fa’ ci vogliono altre puntate. Nel frattempo, Fazio farebbe bene a non fare il permaloso e a pensare a qualche intervento correttivo.
Quanto ai suoi detrattori faziosi…………beh…se riuscirà a trovare la “quadra” potrà farne cibo per pesci.

p.s: non mi piacciono gli acquari, meno ancora gli screensaver acquari ma…men che meno di men che meno…gli animalisti.

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