martedì 3 ottobre 2017

Caporalato digitale: i dipendenti invisibili (e senza diritti) dei servizi low cost



da: la Repubblica

Fattorini Amazon, hostess Ryanair e “rider” di Foodora: dietro ai nostri vantaggi e alle nostre comodità ci sono lavoratori senza volto e spesso poco tutelati
di Brunella Giovara

Apri la porta, ed ecco arrivato il libro ordinato la sera prima su Amazon. Comodo, comodissimo. Si ringrazia e si saluta il fattorino, che in questo caso è un sorridente sudamericano, nello specifico un peruviano di mezza età. Quanto guadagnerà, per questa consegna che alle 8 di mattina non è certo la prima della sua giornata? 35 centesimi, a fare bene i conti. Perché viene pagato 7 euro l’ora (8,81 lordi), e in quell’ora – grazie all’algoritmo che gli confeziona il percorso - farà circa venti consegne.

Quasi sicuramente è dipendente di una cooperativa, perché Amazon non fa consegne dirette, oppure di una srl. Ma per lui poco cambia: i prezzi orari viaggiano su quella cifra, e lui di conseguenza viaggia come una scheggia su e giù per Milano, a bordo di un furgoncino che la sera deve tornare alla base vuoto, possibilmente. Nelle nostre vite comode, piene di app che forniscono servizi a tutte le ore e di prezzi low cost, compaiono (ma a volte nemmeno li vediamo) quelli che molti definiscono gli “omini”, orribile definizione per preziosi prestatori di servizi, spesso molto mal pagati.

Grazie a loro si vive meglio, ma a quale prezzo per loro? In una giornata ideale, iniziata a Milano, dove tutto fila via veloce e a volte i driver si schiantano contro un tram perché c’è fretta, bisogna consegnare, guadagnare, ed ecco arrivare lo shopper.

Ore 9, un tizio barbuto porge le buste del supermercato preferito, la spesa l’ha fatta lui di persona alle ore 8, a negozio appena aperto. Servizio fornito da Supermercato24, ormai ex startup veronese che fornisce chi fa la spesa al posto tuo, basta registrarsi sulla piattaforma online, scegliere il supermercato (tutti, Eurospin, Carrefour, Coop, Iper, Esselunga…), lui va, sceglie, paga e arriva a casa.
Ma quanto ci guadagna, lui? Dipende dalla spesa. Per un valore che va da 10 a 30 euro, gliene entrano in tasca 5. E su su, fino a una maxi spesa da 200, dove a lui ne spettano quattordici, da pagargli alla consegna.

E se invece abbiamo dimenticato di comprare un paio di casse d’acqua minerale e ci fiondiamo al supermercato, ma poi scegliamo di farci portare tutto a casa, eccoci ritornare ai dipendenti delle cooperative, che raccolgono dai vari supermercati e consegnano a domicilio, veri eroi dell’ultimo miglio. Esselunga, ad esempio, fornisce i furgoncini con il marchio, ma chi arriva a suonare alla nostra porta è un dipendente di cooperativa, e si torna alla casella furgoni impazziti che attraversano la città. A noi costa, per una spesa superiore ai 70 euro, 3,10 euro, e ce l’hai a casa entro un’ora. Il driver guadagna 8,10 euro l’ora, e in quel tempo riesce a consegnare tre spese. Quindi, 2,7 euro a consegna. Sempre più che per Amazon, dove il driver è nelle mani di un computer, infatti «la prossima frontiera», dice Luca Stanzione, Filt Cgil, «è contrattare direttamente con Amazon l’algoritmo che determina l’organizzazione del lavoro, e quindi i carichi».

E se nel pomeriggio decidessimo di prenotare un bel volo Ryanair da Milano Malpensa a Catania, 34,40 euro? Prezzo molto basso (l’andata, il ritorno non lo è altrettanto). Ma bassa anche la retribuzione del personale. Spiega la Uil Trasporti che gran parte dei lavoratori dipende da due società interinali irlandesi, Crewlink e Workforce, e che un assistente di volo – sempre che voli – lavora in media 180 ore al mese (di cui 90 di volo) e che viene retribuito con circa 1.500 euro (a fronte dei 2.500 di tutte le altre compagnie, compresi i low cost che applicano il contratto regolare). Quindi: 8,30 euro l’ora.

Poi c’è il cane. Deve uscire due volte al giorno, ma la sera ci vuole un dog sitter, perché il quattro zampe non tollera i ritardi del padrone, quindi alle 20 è pronto per fare pipì. Ci vuole una persona capace e adatta al carattere dell’animale, magari scelta su una piattaforma come DogBuddy, ma ce ne sono moltissime in tutto il territorio nazionale. Costo orario? In zona Isola a Milano sono 11,50 euro, di cui dieci vanno alla dog sitter e 1,50 alla piattaforma. Qui il fornitore del servizio guadagna più o meno la cifra media di un battitore libero, con sua rete personale di contatti, ma ha una grande visibilità sul sito, quindi più possibilità di incassi.

E si arriva all’ora di cena, con il frigo ormai strapieno ma nessuna voglia di cucinare, tanto meno di uscire. Qui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Il fattorino anche detto “rider”, che lavora per Foodora e vola in bicicletta – con sprezzo del traffico e del pericolo – verso il ristorante scelto, apre la borsa termica, ci ficca dentro la cibaria e ri-vola verso l’indirizzo di consegna, ecco, questo intasca netti 3 euro e 60, che sarebbero 4 euro lordi. A questo si aggiungono i contributi Inps e Inail che l’azienda gli pagherà, oltre a un’assicurazione per danni contro terzi.

«Comunque, non viene fuori uno stipendio», dice Massimo Bonini, segretario della Camera del Lavoro di Milano e specialista di gig economy, l’economia dei “lavoretti”. «Siamo al di sotto della sussistenza. Un discorso che vale per tutti, Deliveroo, Glovo, Justeat eccetera». Aggiunge Stanzione della Cgil: «La nostra battaglia è inserire i rider nel prossimo contratto trasporto merci». Va detto che un rider in media riesce a fare 2,2 consegne all’ora, quindi guadagna circa 8,8 euro lordi l’ora. Se piove o nevica, se ci sono zero o 40 gradi, e soprattutto se pedala.

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