da: https://www.glistatigenerali.com/ - di Biagio Riccio
Nell’intervista su “Repubblica”, Enrico Letta candidamente ha detto che il Partito Democratico è aperto ad accogliere anche contributi ed offrire perciò la candidatura ad altri politici, purché abbiano un valore aggiunto.
Alla domanda di poter inserire nelle liste anche Di Maio ha risposto: “ tra le personalità che vengono dal M5S è la più influente e con lui sicuramente continuerà il dialogo già aperto”.
Il che significa che Di Maio- e quello che rappresenta la sua figura- ce lo ritroveremo anche nella prossima legislatura.
Ecco cosa ci insegna Di Maio:
1- Non bisogna lavorare, è inutile, è da stupidi.
2- Non occorre studiare: è superfluo macerarsi sui libri, imparare, aver fede nella conoscenza.
3- Invece bisogna nascondersi dietro il potente di turno, succhiarne la ruota come quel ciclista che non vuole prendere il vento in faccia.
4- Non occorre esporsi come le aquile,ma volare basso come le quaglie.
5-Per lui vale l’opportunismo, inteso come la condotta di individui o gruppi che, avendo di mira soprattutto il proprio tornaconto, ritengono conveniente rinunciare ai propri principi e accettare compromessi anche i più biechi.
6-Deve essere imperante la mistificazione, non credere a nulla: né alla coerenza, alla sincerità delle proprie azioni.
7-Si può stare in politica senza pensiero, senza idee, programmi, a cosa serve, è da idealisti che non contano un fico secco.
8-Vale solo e sempre la spregiudicatezza: impudenza, mancanza di pudore, avere la faccia tosta di sopportare anche gli insulti. Per lui vale stare lì, abbarbicato al potere, alla cadegra, l’unica cosa sacra della sua vita, voluta ed agognata per tutto l’oro del mondo.
9-Ed allora la politica non è servizio, ma semplificazione, la via per entrare nel sistema e non uscirne più. Si guadagnano almeno 15 mila euro al mese, senza far alcunché; si hanno tutti i benefit: autista, cene pagate, portaborse. Si può al massimo partecipare a qualche convegno e non esprimere una concettualità. Ci si parlerà addosso, si ripeteranno frasi stantie e di circostanza.
10-Ha fatto il ministro, il vicepresidente del consiglio, è stato con tutti i partiti. Ma cosa si ricorda di lui: niente.
11-Vale essere trasformisti. Saltare da un carro all’altro: essere rivoluzionari e nel contempo conservatori. Non valgono né le categorie di destra, né quella di sinistra, ma forse di centro, inteso come mollezza, flaccida moralità, pieghevolezza, torsione a stare con tutti, purché si salvi la poltrona.
Letta è il segretario del partito che fu di Gramsci, Togliatti, Berlinguer, Moro, De Gasperi, Ingrao.
Ma Di Maio non sa chi siano costoro.
Il Partito Democratico serve solo per un altro giro. Il resto non conta.
È
così. Bisogna farsene una ragione.
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