Ponte
Morandi, parla il professore che lanciò l’allarme: «Progettato male e con
enormi problemi di degrado»
Parla
Antonio Brencich, docente di strutture in cemento armato alla Facoltà di
ingegneria di Genova, che due anni fa parlò di «fallimento ingegneristico» e di
«ponte da ricostruire»: «Se di ponti di quel tipo ce ne sono tre in tutto il
mondo, un motivo ci sarà»
di Francesco
Cancellato
«Macché capolavoro, è un fallimento
dell’ingegneria». Così, in un’intervista all’emittente televisiva Primo Canale
il professor Antonio Brencich, docente di strutture in cemento armato alla
Facoltà di ingegneria di Genova, aveva definito il ponte Morandi, il viadotto
dell’autostrada A10 che attraversa il torrente Polcevera in direzione
dell’aeroporto del capoluogo ligure, crollato improvvisamente nella mattina del
14 agosto 2018, poco prima di mezzogiorno. Quell’intervista, datata 5 maggio
2016 assume oggi le sembianze di una sinistra profezia: «Non dissi niente di
sconvolgente, in quell’intervista - dichiara oggi Brencich, contattato
telefonicamente da Linkiesta.it -, ma mi limitai a dare argomenti a ciò che a
Genova in molti, esperti e profani, sostenevano da tanto tempo: che il ponte
Morandi andasse sostituito e ricostruito».
Professore,
che effetto le fa veder concretizzato l’allarme che aveva lanciato due anni fa?
Sono ovviamente sgomento e temo ci saranno
molti morti. Di sicuro, posso dire
che non c’entra nulla la pioggia, come ho sentito dire in queste ore, né che il crollo dipende dall’usura del cemento armato, il materiale utilizzato per costruirlo. Il problema è il ponte, che passa per essere un capolavoro d’ingegneria, cosa che, come abbiamo tragicamente scoperto oggi, evidentemente non era. Per due ordini di motivi, soprattutto.
che non c’entra nulla la pioggia, come ho sentito dire in queste ore, né che il crollo dipende dall’usura del cemento armato, il materiale utilizzato per costruirlo. Il problema è il ponte, che passa per essere un capolavoro d’ingegneria, cosa che, come abbiamo tragicamente scoperto oggi, evidentemente non era. Per due ordini di motivi, soprattutto.
Il
primo?
Il primo è che il ponte Morandi aveva degli
evidenti problemi di degrado. Il cemento armato di per se dura secoli, ci sono
ponti in cemento armato che non hanno subito alcuna modifica dopo cent’anni. i
costi della manutenzione del ponte Morandi, che di anni ne ha appena
cinquantuno sono invece già oggi elevatissimi: alla fine anni '80, il ponte
aveva solo vent'anni, c’erano già stata la sostituzioni degli stralli originali
(i caratteristici tiranti inclinati che partono dalla sommità delle torri del
ponte), per problemi di corrosione. E alla fine degli anni Novanta si era già
speso in lavori l’80% di quanto speso per la realizzazione.
Il
secondo problema, invece?
È relativo al progetto. Il viadotto era
stato progettato dall’ingegnere e architetto romano Riccardo Morandi, rinomato
- più in Italia che all’estero, a dire il vero - per disegnare ponti con una
struttura a cavalletti bilanciati che riassume l’unione tra la trave
precompressa isostatica e le strutture strallate, e per un sistema di precompressione
denominato “Morandi M5” che applicò a diverse sue opere. Dicevo, e i fatti mi
stanno dando ragione, che quella tipologia di ponti è mal progettata e mal
calcolata, e ha evidenti problemi di vulnerabilità. Del resto, se ce ne sono
solo tre in tutto il mondo, un motivo ci sarà.
Quali
sono gli altri due?
Uno è il ponte sul Wadi al-Kuf, in Libia.
L’altro è il ponte General Rafael Urdaneta, nella baia di Maracaibo, in
Venezuela, ed è anch’esso un ponte con gravi lacune progettuali. Basti pensare
all’incidente dell’aprile 1964, quando la petroliera Exxon Maracaibo urtò le
pile 30 e 31 del ponte e le fece crollare completamente, trascinando in mare
ben tre campate consecutive. Allora, si scoprì che questo tipo di evento non
era stato preso in considerazione in fase di progetto. Così come del resto
l’eventualità di un terremoto.
Lo
stesso si può dire del ponte Morandi?
Non lo so. Giudico da utente, non avendoci
mai lavorato. Sul ponte Morandi fino a decina di anni fa c’erano dei saliscendi
incredibili - figli di clamorosi errori legati agli effetti di viscosità del
calcestruzzi - poi ridotti da lavori di manutenzioni successivi. So anche che
Autostrade per l’Italia lo teneva parecchio sotto osservazione, che molti
colleghi del Politecnico di Milano stavano lavorando a una sua
ristrutturazione.
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