mercoledì 12 giugno 2024

Europee, batosta M5S: ciò che “sfugge” a Travaglio

 

 

L’analisi di Travaglio su vincitori e vinti  è in gran parte logica e condivisibile. Ma sul perché della batosta presa dal Movimento 5 Stelle gli “sfugge” il vero punto della questione. 

E' vero che nell’era mediatica si devono trovare candidati che attirano l’attenzione, nomi noti qualificati. Ma i veri problemi del M5S sono altri. Il primo è l’assenza di un progetto politico che non sia il superbonus e il reddito di cittadinanza. Un progetto che dia un’identità ma che dimostri di essere attuabile, applicabile. Per fare un esempio: la transizione ecologica è necessaria ma è anche necessario fare i conti con gli impatti sui cittadini, sulle imprese. Non servono slogan, bandiere. O meglio, servono per dare visibilità a progetti concreti. Se no, è aria fritta, sono buchi. Non solo di bilancio.

Se anche il M5S avesse dei progetti non se ne sente parlare. Non sarà certo per colpa dell’oscurantismo del cosiddetto servizio pubblico, cioè la Rai, dove il M5S è piegato alla Meloni.

Ma il secondo problema, irrisolto, sta nel fatto che il M5S non esiste a livello locale. Tanto più se vuoi candidare nomi sconosciuti questi devono essere presenti localmente. Il cittadino li deve incontrare, li deve vedere, li deve sentire. E la scelta dei candidati dev’essere fatta tra coloro che sono nelle associazioni, nei comitati cittadini. E questi devono essere affiancati e supportati da coloro che hanno già maturato un’esperienza politica, sempre che, coloro che hanno già svolto i due mandati non siano preda del loro egocentrismo e si rendano disponbili.

Il cittadino proveniente dalla società civile deve comunque avere caratteristiche precise: competenze in alcune materie, esperienze professionali, capacità organizzative, capacità di ascolto, di capire e fare sintesi su problemi e soluzioni. Non sono doti di massa. Piaccia o no agli amanti dei Casaleggio e Grillo. Sono doti che hanno alcuni e non altri. Del resto, una delle più grandi coglionate che abbia mai sentito l’hanno partorita Casaleggio e Grillo: “uno vale uno”. Balle. Uno vale uno se parliamo di diritti e opportunità ma se vogliamo gestire e far funzionare una collettività serve il lavoro di squadra dove ognuno ha un ruolo preciso. E poiché il sistema parlamentare non è ancora stato scalzato dalle piattaforme online, il cittadino deve trovare chi lo può rappresentare, a chi consegnare una delega.

La dimostrazione che anche gli “sconosciuti” possono essere eletti dai cittadini votanti, sta nella Lega prima maniera, quella di Bossi, non quella del cialtrone Salvini. I leghisti erano sconosciuti ma si sono fatti conoscere, apprezzare, votare, quando hanno dimostrato di essere capaci amministratori locali. Questo è ciò che doveva imparare il Movimento 5 Stelle dalla Lega di Bossi, ma non l’ha ancora fatto. E non vi è il sentore che lo faccia.

Essere presenti sul territorio non è un’operazione che si fa in poco tempo. Giuseppe Conte di tempo ne ha avuto ma non ha partorito una sega. Ma chi verrà dopo di lui, se avrà gli stessi limiti, perderà ulteriormente perché non godrà neppure di quel residuo di popolarità dell’ex premier.

E veniamo a sta cosa del secondo o terzo mandato. Altra stronzata. I mandati non possono essere infiniti. Ma più che "due" o "tre" ci sarebbe il "2+1". Come già scritto in precedenza. Ci sta che se uno ha svolto uno o due mandati a livello locale, posso candidarsi una volta polticamente. E viceversa: hai svolto due mandati politici, ok per una candidatura alle amministrative. Poi, te ne torni a casa, o passi a fare il tutor ai cittadini giovani e meno giovani sconosciuti che si vogliono impegnare politicamente nel M5S. Ma è così difficile da capire questa cosa che se da un lato non fa diventare i Cinquestelle dei culi di marmo manco manda in malora una esperienza maturata (si spera) da non disperdere.

Non posso ora evitare un’osservazione su Di Maio. Ho appena letto che avrebbe attribuito la sconfitta del M5S a Conte perché, a detta sua, gli avrebbe “tolto l’anima”. Ho l’impressione che Di Maio faccia confusione con gli organi materiali e spirituali. Di Luigino io ricordo che più che l’anima apprezzasse un organo fisico: il culo. Quello di Salvini cui stava attaccato da mattina a sera, quello di Draghi che ha leccato per rimanere con il suo culo su una qualche poltrona (e ci è pure riuscito). Altro che anima....

Luigino Di Maio, ecco la dimostrazione di quanto sia una coglionata l’”uno vale uno”.

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