martedì 25 giugno 2024

R.E.M: la loro reunion non segna il ritorno insieme, rimangono un’anomalia nello showbiz

 


da: https://www.lettera43.it/ - di Michele Monina

La reunion dei R.E.M resta un sogno e conferma l’anomalia della band di Athens

Stipe e compagni sono tornati a esibirsi insieme ma solo per celebrare l'ingresso nella Songwriters Hall of Fame. E non stupisce per una band che non mai rincorso le mode del mercato. Accontentiamoci della colonna sonora che negli anni ci ha regalato.

Alla fine è successo davvero, dopo 17 anni dall’ultima volta, i R.E.M. sono tornati a suonare e cantare insieme. Giusto il tempo di eseguire una versione folgorante in acustico di Losing My Religion, certo, ma resta un qualcosa che si credeva impossibile. In un mondo di reunion, infatti, Michael Stipe, Peter Buck, Mike Mills e Bill Berry sono sempre stati fedeli alla loro decisione di non tornare insieme. Unica eccezione l’ingresso della band nella Songwriters Hall of Fame, al Marriot Marquis Hotel di New York, dopo essersi esibiti insieme in occasione di un’altra celebrazione: l’ingresso alla Rock and Roll Hall of Fame. In mezzo carriere soliste quantomai disparate. Recentemente abbiamo più volte avuto modo di incrociare Stipe a Milano dove ha tenuto una importante mostra fotografica, sua attività principale da quando ha, almeno parzialmente, appeso il microfono al chiodo.

Perché i R.E.M sono una anomalia nello showbiz

Il fatto è che i R.E.M. sono una vera anomalia dello show business globale, anche se questo uso del presente è pretestuoso visto che quest’ultima esibizione non promette ulteriori ritorni in pianta stabile. Sono stati un’anomalia a partire dal fatto che una volta usciti dall’underground nel quale avevano mosso i primi passi nella loro Athens, Georgia – primo fondamentale esempio di college band assurta a ruolo di rockstar internazionali – nulla è cambiato nell’approccio alla scrittura e anche all’esecuzione. Hanno sempre portato il mercato verso di loro, invece di inseguirne vezzi e mode. Ma lo sono anche per la caratteristica più unica che rara di essere una vera band, in tutto e per tutto, di quelle che dividono oneri e onori, firmando a otto mani tutti i brani, almeno finché Berry è rimasto nel gruppo, poi le mani a firmarle sono diventate sei, anche laddove le canzoni avrebbero dovuto portare magari le firme del solo Stipe, per i testi, e Mills o Buck per la parte musicale. Una forma di solidarietà da gruppo nato nelle cantine e nei garage, certo, ma anche un esempio encomiabile di artisti imprenditori, capaci, come hanno appunto sottolineato in questa ultima, preziosa occasione, di mettere insieme un repertorio importante, destinato a rimanere nel tempo. L’arte come momento centrale della loro esistenza, al punto da aver deciso di porre fine a questa esperienza nel momento in cui proprio l’arte era divenuta occasione di divisione.

La band di Athens non è mai scesa a compromessi: meglio lasciarsi che mettere a repentaglio l’amicizia

Il motivo per cui i R.E.M. si sono sciolti, questo dopo la prima dipartita di Bill Berry dovuta a questione di salute, è proprio una impossibilità di andare avanti in una strada comune, troppe le divergenze artistiche tra i tre membri rimasti, al punto da mettere a repentaglio un’amicizia nata quando ancora erano ragazzini. Piuttosto quindi che scendere a compromessi, meglio lasciarsi da buoni amici, destinando semmai a occasioni conviviali la possibilità di incontrarsi di nuovo, mai comunque su un palco e sotto quel leggendario marchio. Non è dato sapere quante volte e per che cifre ai R.E.M. sia stata offerta l’occasione di rimettersi assieme, ma sappiamo che il rifiuto è sempre stato netto. Questo nonostante tutto intorno a loro sia un continuo riformarsi di band, spesso con elementi posticci, a discapito di una coerenza che troppe volte vediamo venire meno sull’altare del mercato e del Dio denaro. Quando lo scorso anno Stipe e soci avevano sottolineato per l’ennesima volta come a loro fosse più che evidente che rimettersi insieme sarebbe stato un errore grave, quasi capitale, in tanti ci siamo sentiti delusi. Occasioni tonde, anniversari o più semplicemente rimpatriate se ne potrebbero infatti immaginare quante se ne vogliono, con una carriera lunga e costellata di successi come quella della band di Automatic for the People.

La consacrazione da parte della National Academy of Popular Music

Il fatto che la National Academy of Popular Music li abbia inclusi nel novero degli artisti che maggiormente hanno contribuito a scrivere pagine fondamentali per l’industria musicale americana, dopo lo scioglimento del 2011, ultimo tour addirittura del 2007, non stupisce invece nessuno. Tale è l’importanza del repertorio che i quattro di Athens ci hanno lasciato da averci spinto a ascoltare con interesse pure le sperimentazioni soliste di Stipe, a tratti più vicine alle sonorizzazioni museali che alla forma canzone, come alle gite fuoriporta di Buck coi suoi Minus 5 o Tatuara. Sarebbe bello sognare un mondo nel quale i R.E.M. sono ancora attivi, le loro canzoni ad accompagnarci in questa epoca così decadente e cupa. Ma forse è anche più bello prendere atto che, in un sistema sempre più incline ad abbassare la testa verso le offerte milionarie di chi pretende di dettare l’agenda anche agli artisti, c’è ancora qualcuno che tiene fede alle proprie idee, coerentemente. Pazienza se poi non avremo altre occasioni di vederli e sentirli ancora insieme. Sapere che da qualche parte stanno inseguendo ancora i loro sogni, e che ai nostri abbiano fatto da colonna sonora è già tanto.

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