Il PNR presenta a nostro avviso numerose criticità; cinque particolarmente importanti: 1) L’Italia ha voluto prendere a prestito troppo; 2) ha avuto troppo poco tempo per programmare come spendere queste risorse e ha troppo poco tempo per spenderle efficacemente; 3) ha fatto affidamento su riforme che non tengono conto della realtà, e sono quindi destinati a fallire o sono già fallite; 4) non ha pensato “al dopo 2026”, quando la grande abbuffata del Pnrr cesserà ma le strutture create con i suoi fondi andranno mantenute e gestite anno dopo anno, pena il degrado in poco tempo, e quando tante spese correnti dovranno tornare al loro livello normale, dopo un’effimera fiammata di soli tre anni; 5) ha sbagliato (in questo errore hanno in parte pesato i vincoli che ci sono stati imposti dall'Europa) nell'attribuire solo una piccola quota delle risorse a quello che riteniamo il problema principale del nostro paese, l’emarginazione e il degrado sociale. Non vale a questo riguardo l’obiezione secondo la quale l'obiettivo del Pnrr era stimolare la crescita anziché l'integrazione sociale.