giovedì 12 maggio 2022

Talk, bavaglio aggiornato: al bando i “provocatori"

 


da: Il Fatto Quotidiano – di Gianluca Roselli

La commissione parlamentare presenta regole ancora più stringenti: no alle posizioni estreme, niente insulti agli ospiti sui social.

Arriva un nuovo testo dalla Vigilanza Rai, per regolare i talk show politici, ma la toppa sembra peggiore del buco. Perché, dopo aver sondato le forze politiche e accolto i loro suggerimenti, i “principi” contenuti nella bozza di attod’indirizzo sono aumentati invece di diminuire. Così i punti da 5 sono diventati 7.

Nel primo, quello sulla selezione di commentatori e opinionisti solamente di “comprovata competenza e autorevolezza”, viene aggiunta la possibilità che ciò sia esteso “anche nei programmi affidati dalla Rai a società di produzione esterne”. Fabio Fazio, per esempio, che realizza Che tempo che fa con la sua società Officina. Ma pure che “non vi debbano essere ingerenze da parte di agenti o procuratori”, in conformità con la risoluzione sugli agenti già approvata in passato. Il punto 2, quello sulla rotazione degli ospiti, è identico al testo precedente. Il punto 3, quello sul privilegiare ospiti a titolo gratuito, chiede però “massima trasparenza in casi eccezionali di presenze a titolo oneroso”. Se si paga qualcuno, bisogna spiegare perché. Il punto 4 pure cambia in modo più stringente: se prima mirava a non favorire la “spettacolarizzazione” del dibattito, ora vuole evitare “la provocazione

contrapposta e la ricerca di posizioni sempre più estreme, ivi incluse quelle non supportate da fatti verificati”. Insomma, dibattito sì, ma fino a un certo punto. Il 5 (“continuare a contrastare il fenomeno della disinformazione…”) non cambia.

Tutto nuovo, invece, il punto 6: “Assicurare politiche di moderazione dei commenti nei siti web e account social legati alla trasmissione per prevenire (…) fenomeni di aggressione personale nei confronti degli ospiti intervenuti". Insomma, basterà assumere un bravo redattore web per cancellare gli insulti. Infine, il punto 7 invita ad “attuarestrumenti finalizzati a contrastare la diffusione di fake news prevedendo un osservatorio permanente o iniziative di formazione o sensibilizzazione” di conduttori e collaboratori. Controllare e formare, formare e controllare.

In favore della nuova bozza, che per ora è “un’ipotesi di testo”, si sono schierati Pd, Forza Italia, Lega e Italia Viva. Contrari Fratelli d’Italia e 5 Stelle, con sfumature diverse però. Perché se il no dei meloniani è secco, come ha spiegato anche ieri Daniela Santanchè, quello dei 5 Stelle lascia uno spiraglio di trattativa, dato che si sono impegnati a formulare nuove proposte. “Il nostro è un fermo no, perché tutti i punti rasentano pericolosamente un’ingerenza della politica. Siamo stati invitati a formulare proposte alternative che presenteremo la prossima settimana”, afferma Sabrina Ricciardi, capogruppo M5S in Vigilanza. “Questi princìpi stanno già nel contratto di servizio. Metterli nero su bianco non serve.  È l’azienda che deve farli rispettare, alla commissione spetta solo vigilare se questo non succede”, aggiunge Primo Di Nicola. Insomma, la partita non è ancora chiusa, ma l’unanimità sembra irraggiungibile. “Il testo verrà messo ai voti e approvato a maggioranza”, confida con certezza un esponente della commissione.

Da parte sua, intanto, Barachini fa sapere che “non c’è alcuna volontà persecutoria verso un singolo programma o conduttore, ma si tratta di una riflessione a tutto tondo sui programmi di approfondimento in un momento molto grave come quello che stiamo vivendo”.  Perché  sulla  guerra “vorrei che parlassero solo persone molto serie ed esperte”. Inoltre, fa notare un altro esponente della maggioranza, “nascondersi dietro il contratto di servizio è un po’ usare la foglia di fico perché, se non viene fatto rispettare, la Vigilanza ha il dovere di intervenire”. “Sì, ma convocando e chiedendo spiegazioni ai vertici Rai, non stilando regolette per i progeammi", rispondono dai 5 Stelle.

Ieri, intanto, sul caso di Bianca Berlinguer è intervenuto Carlo Fuortes. “Quel che ho detto in Vigilanza non era riferito a Cartabianca, né a nessun talk in particolare, ma era un invito a ripensare la formula del dibattito e dell'approfondimento giornalistico nel segno di una maggiore qualità, che è una priorità del servizio pubblico”, ha spiegato l’ad durante il Cda Rai che ha approvato il bilancio 2021 (in pareggio). Oggi altro capitolo, con Fuortes ascoltato dal Copasir.

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