Non vorrei avvalorare la tesi di Chiara...ma...Gigino il pirlottino non le ha staccato gli occhi di dosso. Probabilmente perchè stava facendo esercizi per la cervicale..
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Pensieri su ciò che ci circonda. Media, politica, attualità, libri, film e quant’altro.
Non vorrei avvalorare la tesi di Chiara...ma...Gigino il pirlottino non le ha staccato gli occhi di dosso. Probabilmente perchè stava facendo esercizi per la cervicale..
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da: https://www.tag43.it/ - di Stefano Iannaccone
Il ministro del Lavoro Orlando: tanti annunci e pochi fatti
A più di un anno dal suo insediamento, il bilancio da ministro del dem è pieno di buone intenzioni e annunci ma povero di provvedimenti. Dal Reddito di cittadinanza al salario minimo, dalle pensioni alla sicurezza sul lavoro i nodi che restano da sciogliere.
A più di un anno dal suo insediamento, il bilancio da ministro di Andrea Orlando è ricco di buone intenzioni e numerose dichiarazioni, condite dalla costituzione di commissioni e tavoli. Tanta attenzione al confronto, legittimo e necessario, ma di atti concreti ce ne sono pochi, soprattutto sui capitoli più importanti, come il salario minimo e il contrasto alla precarietà. Per non parlare del totem delle pensioni che sta tornando ad animare il dibattito nella maggioranza, e del nodo rappresentato dal Reddito di cittadinanza, mai sciolto, tra fuochi incrociati di chi ne chiede l’abolizione e chi vorrebbe migliorare lo strumento. Insomma, l’esponente del Partito democratico, che si vocifera ambisca a insidiare prima o poi la leadership di Enrico Letta, non ha propriamente brillato di luce propria. «Più attento agli equilibrismi che alle soluzioni», sussurra una fonte interna ai dem.
La chimera del salario minimo
Il primo punto sul tavolo è il salario minimo, argomento sensibile che riguarda anche l’alleanza con il Movimento 5 stelle: Giuseppe Conte continua a insistere sulla necessità di approvare la riforma, cavallo di battaglia pentastellato. Orlando, a parole, segue
Solo Zerbino poteva far fuori questa ragazza. Sto ascoltando e vedendo un pò di video. Senza nulla togliere a Luigi, Alex e Sissi, che non rientrano nella specie mediocre di Amici nè sono dei karaokisti, preferisco Rea e Crytical. Stanno un gradino sopra, per interpretazione e scrittura.
Il fatto che Rea non sia arrivata al serale e che Crytical sia stato fatto fuori dopo poco, non fa che confermarmi che circo sia questo programma e che – come sempre – sia deciso dall'inizio chi debba vincere anche se, in questa ultima edizione, i vincitori prestabiliti erano due: Strangis o Wyse.
Detto quanto sopra, la vittoria di Luigi Strangis ci sta. Non foss'altro per la presenza scenica. Qualità indispensabile se vuoi essere un cantante, un musicista. Preciso che la presenza scenica non è muoversi su un palco. E' la musica che si muove, che muove. E questo avviene anche stando immobile come uno stoccafisso. Puoi arrivare comunque. Dipende
Monica Maggioni comunica al cdr il piano di riorganizzazione del Tg1 e scoppia il malcontento. A partire dai conduttori dell’edizione delle 20 che ora dovranno farsi carico anche della rassegna stampa del mattino. Per Unomattina possibile il ritorno del ciellino Roberto Fontolan come consulente.
A Viale Mazzini le polemiche non dormono mai: si parli di talk show con tanto di presenze urticanti, di direttori che fanno da relatori a convention di partito, di flatulenze e altre gastrofagie che impediscono la pacifica convivenza in ufficio. O di nomine e ordini di servizio, che sono un po’ il piatto forte della televisione pubblica specie quando vanno a toccare la posizione (spesso rendita di posizione) degli oltre 1700 giornalisti iscritti sul libro paga della Rai.
Redazione in subbuglio per spostamenti e nuovi incarichi
Quando poi si parla della rete ammiraglia, e del suo telegiornale, il Tg1, lo scontento diventa manifestazione fisiologica del suo corpo redazionale. Con tanto di sindacato interno pronto a imbracciare il fucile. Succede così che Monica Maggioni, direttrice del Tg1, comunichi al cdr della sua testata (Roberto Chinzari, Leonardo Metalli e Virginia Lozito) spostamenti di ruoli e cambi di conduzione in vista della stagione autunnale, quella che vedrà partire anche i nuovi palinsesti, che entreranno in vigore dal prossimo 6 giugno. Maggioni non si è risparmiata dando il via a un gran ballo di conduttori e a una vorticosa turnazione dei suoi giornalisti che sicuramente è destinata a far storcere la bocca a più di qualcuno. Un po’ per cercare di
da: https://recensiamomusica.com/ - di Nico Donvito
Luigi Strangis: “Amici? Mi sono divertito ed emozionato con la musica” –
Momento d’oro per Luigi Strangis, giovane cantautore e polistrumentista di Lamezia Terme laureatosi vincitore della 21esima edizione di “Amici” di Maria De Filippi. Un percorso artistico il suo, in cui ha auto modo si sperimentare e di spaziare tra i vari generi, mettendosi alla prova in ruoli diversi, ma senza perdere quella matrice di personalità che caratterizza le sue produzioni. “STRANGIS“ è il titolo dell’EP in uscita il 3 giugno, dove al suo interno sono contenuti gli inediti presentati nel corso del talent show: da “Tienimi stanotte“ a “Muro”, passando per “Tondo”, “Partirò da zero”, “Vivo” e “Riflessi”.
Ciao Luigi, benvenuto! E’ passata qualche settimana dalla finalissima di “Amici”, al di là della vittoria fine a se stessa, cosa ti rende orgoglioso del percorso realizzato?
«Sicuramente la crescita che c’è stata, perché fondamentalmente nella scuola vivi di musica ogni giorno. Ci sono dei coach brevissimi che non smetterò mai di ringraziare e che mi hanno dato tanto, sia per la crescita umana che per quella artistica. Oggi sono più consapevole di non dovermi nascondere, di poter stare tranquillo nel mostrarmi per come sono. Tutto ciò mi ha aiutato anche nella scrittura e mi ha reso cosciente di quello che sono diventato».
Se cercate il sito della 21CO non c'è. A quanto pare la società non è ancora operativa. Annunciata in fretta e furia perchè doveva accogliere Luigi Strangis e Alex Wyse. Sì, perchè in questo momento la società è "trainata" dall'effetto che fanno Luigi Strangis e Alex Wyse e quindi si può prendere tempo (dev'essere un virus questo del..."tempo"). Ma gli effetti dello streaming, delle ospitate qua e là durano poco.
Bisogna essere dei professionisti per addentrarsi in certi territori. Mica si può essere...dilettanti allo sbaraglio. Non si annuncia una società. Ci si attrezza (normativamente, strategicamente, operativamente,) per partire a tutti gli effetti. Poi si aggiorna, si integra.
Con tutto il rispetto (vabbè...c'è un pò di ironia) per i soci, l'unico che ha un curriculum degno
da: https://www.allmusicitalia.it/ - di Oriana Meo
La 21CO debutterà sul mercato discografico a giugno con gli EP di Luigi Strangis e Alex
Nelle scorse settimane si è molto parlato della 21co Srl, da noi definita come l’etichetta discografica di Maria De Filippi e che vede alla guida Giordana Angi, Briga, Mamo Giovenco e Emanuela Sempio.
Un’etichetta che si propone, almeno in questa fase di partenza, di continuare il percorso discografico con i ragazzi lanciati dal talent show Amici di Maria De Filippi con lo stesso team che li ha seguiti nella scuola. Questo per evitare, come successo molte volte in passato, che i ragazzi vengano “usati” con il lancio di un primo disco e dimenticati o accantonati, in caso di risultati inferiori, col secondo. I casi sono tanti da Einar a Biondo, da Carmen Ferreri e via andando indietro con gli anni.
Quando abbiamo anticipato la notizia sulla nascita della 21co Srl (LEGGI QUI), l’abbiamo definita la casa discografica di Maria De Filippi mentre per molti siti è l’etichetta discografica di due ex ragazzi di Amici, Briga e Giordana Angi. Ci siamo quindi chiesti, per correttezza, se fosse giusto chiamarla l’etichetta discografica di Maria De Filippi. Per questo siamo andati a consultare atti pubblici sulla fondazione della 21co srl.
21co srl la casa discografica di Maria?
da: https://www.gioba.it – Don Giovanni Berti
Gesù va “in alto” per rimanere per sempre “in basso”, cioè con gli uomini. Per “alzare” la nostra vita non serve che ci distacchiamo dal prossimo ma lo amiamo ancora di più come e con Gesù. Con l’ascensione Gesù non si allontana ma per sempre rimane dentro la vita di Dio nei cieli e dentro quella dell’umanità sulla terra.
(DOMENICA 29 maggio 2022 ASCENSIONE del Signore)
"In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto». Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio." - (dal Vangelo di Luca 24,46-53)
Quando si visitano i resti archeologici delle città antiche, si nota che dei templi costruiti per le divinità, quello che rimane è spesso solamente l’alto basamento sul quale erano costruiti. Del tempio di questa o quella divinità talvolta rimangono pochi resti del colonnato o della cella sacra, ma quasi mai la statua che la raffigurava. Per i luoghi di venerazione del dio l’alto basamento era fondamentale per ricordare il distacco tra il mondo della divinità e il mondo degli uomini, la separazione incolmabile tra cielo e terra. Noi stessi quando pensiamo a Dio
Tra Prometeo e Narciso
Tutti fragili
Cominciamo da una definizione: si dice fragile qualcosa che può rompersi al minimo urto (la parola viene dal latino frangere). Il termine «fragilità», in italiano, è uguale sia al singolare che al plurale e indica una condizione generale che si declina in molteplici forme: i nomi sono molti e diversi, ma tutti rinviano alla radicale incompiutezza sia del mondo che dell’umanità. Più che una qualità che alcuni hanno e altri no, la fragilità è un tratto comune a tutti e a tutto. Nulla le sfugge.
È luogo comune considerare fragile il bambino, il disabile, l’ammalato, l’anziano (in certi contesti e in certe culture, anche la donna). In realtà, la fragilità appartiene alla condizione umana in quanto tale. È fragile il nostro corpo nei suoi meccanismi biologici che facilmente si alterano e si rompono. Sono fragili le nostre emozioni e le nostre relazioni che peraltro riempiono di senso la nostra vita. Sono fragili e mutevoli i nostri comportamenti e le nostre abitudini; fragile la ragione che si scontra continuamente con il suo limite oltre il quale si dà solo arroganza. Potente ma fragile il nostro desiderio, che non sempre si compie nel suo soddisfacimento. Gli uomini e le donne continuano a morire. Non siamo né assoluti né compiuti: la comune esperienza ci dice senza tema di equivoci che la vita non è mai pienamente nelle nostre mani. È fragile e facilmente si può rompere. Per questo le cose fragili vanno maneggiate con cura. L’uomo e le sue realizzazioni sono fragili: quanti imperi
In questi primi venti anni del XXI secolo abbiamo assistito a tragedie che non pensavamo possibili. È facile essere pessimisti. Ci sono però altrettante ragioni per sperare in un futuro migliore: siamo tutti radicalmente fragili, ma è dalla consapevolezza di questa comune vulnerabilità che si possono rifondare le basi della convivenza tra gli uomini.
La
recente emergenza planetaria ha messo tutti noi di fronte a una verità ovvia,
ma che evidentemente preferivamo ignorare: nonostante il progresso e i
risultati straordinari della scienza e della tecnologia, rimaniamo esseri
fragili. Anche nei paesi più ricchi può manifestarsi l’imprevisto assoluto di
una vulnerabilità che si carica di sofferenza. Riconoscere la nostra comune
fragilità appare una straordinaria opportunità per ricomprendere la nostra
comune umanità. È la grande lezione da apprendere: riconoscere la dignità della
vita vulnerabile e mortale che ci accomuna è la via attraverso la quale si
riapre il varco per ricostruire legami socialiautentici. Purtroppo, in una
società come la nostra, permeata dai valori e dai disvalori di un capitalismo
che incalza, dall’ossessione di una vita senza ostacoli e dal consumo di un
godimento senza limiti, l’esperienza della vulnerabilità appare come una
vergogna da nascondere. Ma se c’è amore per la fragilità non c’è vergogna nella
vulnerabilità; e non cresce l’insensibilità per coloro che non ce la fanno:
umanità di scarto, incapace di affermarsi. Siamo tutti fragili. Rimuovere la
comune fragilità, invece di condividerla con amore, significa preparare una
società di solitudini. È nell’alleanza dei fragili la via per un umanesimo universale.