domenica 17 gennaio 2021

Mattia Feltri: Una splendida partita di rubamazzetto

 


da: https://www.huffingtonpost.it/

Le forze in campo sono disposte così: Matteo Renzi, che il 4 marzo 2018, giorno delle ultime elezioni politiche, era il segretario del Pd, e a causa del tracollo fu sostituito dal reggente Maurizio Martina (nel frattempo passato alla vicedirezione generale della Fao, evviva e auguri), a sua volta sostituto in piena funzione da Nicola Zingaretti, Matteo Renzi, dicevamo, è stato prima all’opposizione di Giuseppe Conte, poi ha fatto nascere il Conte bis, ma contemporaneamente ha lasciato il Pd per fondare Italia Viva e adesso prova a far cadere il Conte bis.

Nicola Zingaretti, inizialmente contrario al Conte bis, nel quale fu trascinato per la collottola da Renzi, ora non vuol far cadere il Conte bis, ma è probabile che si farà trascinare da Renzi per la collottola dentro una prossima eccitante avventura, magari con un nuovo premier, magari del Pd, senza nemmeno sporcarsi le mani.

Beppe Grillo, fondatore di un movimento col rifiuto di qualsiasi alleanza nella sua ragione sociale, nella natura stessa della sua esistenza, si è alleato con la Lega di Matteo Salvini, per poi mollarla e saltare con un oplà nelle braccia del Pd, il partito della mafia e di Bibbiano, a seconda delle requisitorie del giorno, e anzi con un oplà dentro le braccia dell’ultimo preclaro rigurgito della partitocrazia corrotta, secondo le geremiadi dell’onestà, ovvero Renzi, e adesso, dicevamo Beppe Grillo, condivide su Facebook l’appello all’orgia globale e istituzionale, tutti i partiti dentro a tenere Conte sul trono, chi ci sta ci sta, ’ndo cojo cojo, in nome di una purezza evoluta fino alle struggenti crode del più scatenato meretricio.

E intanto Giuseppe Conte, uomo buono per tutte le alcove, ancheggia davanti a ogni Scilipoti, assistito nella caccia dai suoi ministri a cinque stelle dalla rettitudine flessibile a prezzi scontati e trattabili. Come Isabella di Castiglia si concede a chi lo piglia: responsabili, senzatetto parlamentari, truppe mastellate.

Che spettacolo grandioso. Quanto era più tragica, cioè più dignitosa, per dire, una maxitangente Enimont? Pensavamo che il moralizzatore viene epurato dal più puro, ma qui siamo a moralizzatori che si sono liberati della loro bigotteria, sguazzano orgogliosi nel vizio come nemmeno il più libertino dei preti spretati, pensano che noialtri ci si beva tutto, invece assistiamo rapiti dalla magnificenza del disastro. La tattica quotidiana del piccolissimo cabotaggio scandisce i tempi di una crisi esoterica e infinita, il colpo di genio di Conte, per esempio, è di scendere dal Quirinale atteso da una diretta Facebook (cinque minuti di inquadratura sul nulla e poi diretta cancellata) per sostituirla con la passeggiata stessa, intriso della disinvoltura dei giusti mentre il popolo romano esce dalle botteghe per stringergli la mano, elogiarlo, ringraziarlo, consegnargli la patente del santo protettore dei palazzi, in una strategia della clip di Rocco Casalino persuaso che lo sketch sposterà un passo più in là non il ridicolo, ma la sopravvivenza.

E Renzi? Ah, Renzi, a te ti aveva già inquadrato Esopo millenni fa. La Task force fa schifo? Va bene, via la Task force. Il piano per il Next generation fa schifo? Va bene, cambiamo il piano. Il premier non si può tenere la delega ai servizi segreti? Va bene, parliamone. Serve un rimpasto? Facciamo il rimpasto. E però non basta, non basta mai perché Conte gli intorbida l’acqua del fiume, anche se sta a valle, e cioè, dice Renzi in una conferenza stampa da farci una serie Netflix, Conte non va bene perché è un pericolo per la democrazia. Bum. Visto il trattamento riservato alla democrazia negli ultimi tempi, anche da Renzi che si riscriveva la Costituzione (al referendum ho votato sì, rivoterei sì) con canguri e cammelli e non so quale vasto bestiario da regolamento parlamentare, pur di scansarsi lo scomodo dell’opposizione, ecco, visti i presupposti, Renzi poteva dire perché Conte è brutto, perché è pugliese, perché indossa pessime cravatte, e allora anche perché è antidemocratico, ha lo stesso peso.

Però se diciamo che la crisi è un po’ bagonga, è incomprensibile, è un esercizio egolatrico e psichedelico davanti a ottantamila morti di Covid e allo sfacelo dei conti pubblici, siamo dei somari. Renzi pretendeva rispetto, nella conferenza stampa di ieri, infine sottoscritte le dimissioni delle sue ministre, e lui in effetti a rubamazzetto è un fuoriclasse, se devo scommettere dieci euro li scommetto su di lui, sulla testa di Conte che è l’unica cosa che gli interessa, e rotolerà, il resto è contorno, come ha scritto qui l’impeccabile Roberto Arditti. Se ne farà una ragione il Pd. Se ne farà una ragione pure Di Maio. Ma demolition man è la definizione che oggi il Financial Times ha dato di Renzi, e la crisi peggiore nel momento peggiore è il giudizio pronunciato dagli schermi della Cnbc. Va bene, non è che avessimo chissà quale reputazione da difendere, teniamoci pure questa figura da stracciaioli. Mi consolo pensando che, dopo aver fatto fuori il Sovranista da spiaggia (provvisoriamente), magari a Renzi riesce pure il capolavoro di far fuori il premier dei populisti, e in un anno e mezzo sarebbe una doppietta da ovazione.

Gran bella partita di rubamazzetto. La politica la faremo un’altra volta.

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