lunedì 4 gennaio 2021

Ilvo Diamanti: La base del partito del presidente

 


da: La Repubblica

La classifica dei migliori e dei peggiori del 2020, definita dal sondaggio di Demos pubblicato su Repubblica, ha sollevato interesse. E discussione. Come ogni anno. Ma questa volta, forse, di più. Perché “il migliore” è Giuseppe Conte. Presidente del Consiglio, da due anni e mezzo. Ininterrottamente.

Conte ha guidato il governo a capo di due coalizioni diverse. Per un anno, sostenuto da una maggioranza “giallo-verde”. In seguito: “giallo-rosa”. Ora potrebbe trovarsi di fronte a una nuova crisi. E all’ipotesi, complicata, di una nuova maggioranza.

La continuità politica, fino ad oggi, è, dunque, segnata dal Giallo. Il colore del M5S, il soggetto politico che lo ha  proposto, nel giugno del 2018. Quando si alleò con la Lega, per formare il governo. Allora il M5S era il primo partito in Italia. Votato da quasi un terzo degli elettori. Mentre oggi il suo peso appare dimezzato, nelle stime elettorali. Ma non in Parlamento. Dove si è, certamente, indebolito, ma garantisce la maggioranza, insieme al Pd e al Centro-Sinistra. Così, Conte ha attraversato due storie “politiche”, segnate da due diversi governi e da due diverse coalizioni. Ma anche due diverse storie “sociali”. Prima e dopo il Covid.

La sua popolarità, infatti, prima del contagio, tra febbraio e marzo di un anno fa, manteneva livelli “moderati”. Il suo principale pregio era la “trasversalità”, la capacità di “attraversare”

diverse fasi della politica italiana fornendo un riferimento comune a un Paese politicamente instabile e frammentato. Come gli elettori. Uniti dalla sfiducia verso le istituzioni, la politica e i politici. Un sentimento interpretato, negli ultimi dieci anni, soprattutto dal M5S. Un “non-partito”, per auto-definizione. Che, tuttavia, nel corso degli anni, è divenuto “un partito”, anche se stenta ad ammetterlo di fronte a se stesso. Così ha subìto un esodo rilevante, sul piano elettorale. Tuttavia, in Parlamento mantiene una posizione solida. Ed è al governo da due anni e mezzo. Un percorso guidato da Giuseppe Conte. Il quale, è riuscito a dare equilibrio ad alleanze “squilibrate”. In un Parlamento a sua volta squilibrato. Tuttavia, da un anno, ha allargato il suo consenso personale presso l’Opinione Pubblica.

Dopo l’irruzione del Virus, Giuseppe Conte ha fornito un riferimento ai cittadini assediati dal Covid. E dall’insicurezza. Il consenso nei suoi riguardi, infatti, si è sviluppato in stretta relazione con questo sentimento. Ha raggiunto livelli elevatissimi soprattutto tra febbraio e marzo. Perché l’inquietudine ha favorito la domanda di autorità. In seguito, è declinato, soprattutto durante l’estate, quando il contagio sembrava finito, per poi risalire in autunno, insieme al ritorno del virus. Senza, però, raggiungere i picchi osservati in primavera. Perché la disillusione ha oscurato tutti. E tutto. Anche la figura di Conte.

Tuttavia, nel clima insicuro e grigio che ha avvolto la politica e la società nel corso dell’anno appena trascorso, Conte si è posto, non dico imposto, come la figura più positiva, agli occhi degli italiani. Così, almeno, la pensa un terzo degli intervistati. Mentre il 12% lo ha indicato nella lista dei peggiori. A larga distanza da Salvini. Che oggi rappresenta l’alternativa. Come la sua Lega. Primo partito in Italia, nonostante il calo di consensi.

Il principale punto di forza di Conte, dunque, è di proporre “un riferimento sicuro in tempi in-sicuri”. Capace di rivolgersi a un pubblico ampio perché non appare contrassegnato da etichette precise. La sua esperienza trasversale, da un governo all’altro, oggi lo aiuta. Anche se, per questo, è divenuto “ostile” agli occhi del principale partito di opposizione. La Lega. Che per un anno l’aveva appoggiato. Tuttavia, appare gradito anche a una quota significativa di elettori incerti e senza bandiera (il 25%). Utili a spostare gli equilibri, in tempi instabili. Ma i suoi principali sostenitori sono fra gli elettori del Pd (circa il 50%) e, anzitutto, del suo (non) partito di riferimento. Il M5s: 76%.

È, tuttavia, interessante come alla base della fiducia nei suoi confronti vi siano componenti non solo politiche. Ma “generazionali” e “professionali”. I più giovani. In particolare, gli studenti (55%). Inoltre, gli impiegati e i liberi professionisti. I suoi sostenitori, dunque, non presentano un profilo preciso. Comunque, netto. Stabile. Probabilmente perché, come si è detto, le basi del suo impegno — e del suo consenso — politico e sociale sono imprecise. Mutevoli, nel tempo. Conte è stato abile a mantenerle tali. E oggi si presenta come un leader impolitico. Capace di interpretare l’incertezza del nostro tempo Questo è il suo punto di forza. Ma può diventare un limite.

Fare il “rassicuratore in tempi insicuri”, infatti è rischioso. Perché, per governare, occorre “dare risposte certe all’incertezza”. Misurarsi con le logiche “incerte” della politica. Come potrebbe avvenire presto. Già nei prossimi giorni. Quando Conte, probabilmente, dovrà affrontare la sfida (annunciata) di Matteo Renzi. Insoddisfatto delle politiche di governo. Ma anche del basso grado di riconoscimento “personale” nei propri confronti, che risulta assai lontano rispetto ai valori di Conte. Renzi, peraltro, è sicuramente preoccupato dalle indagini che attribuiscono a Italia Viva stime di voto molto limitate. Così, tenta di cambiare il gioco e le carte in tavola. Meglio “fare subito i conti con Conte” piuttosto che con se stesso…

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