da: Domani - di Maso Notarianni
A lavorare in Arabia Saudita sono soprattutto gli stranieri, che entrano nel paese con uno sponsor. Peggio ancora la condizione delle donne, esposte agli abusi psicologici, fisici e sessuali dei “padroni”
Matteo Renzi invdia il costo del lavoro di quella che ha definito «la culla del rinascimento del nuovo millennio». Ma se nel rinascimento italiano le condizioni dei lavoratori non erano particolarmente allegre, in Arabia Saudita le condizioni della stragrande maggioranza dei lavoratori assomiglia molto allo schiavismo. Sarebbe bastato aprire la pagina di Wikipedia per evitare una figuraccia come quella dell’ex sindaco di Firenze: «L’Arabia Saudita è uno di quegli stati in cui le corti continuano a imporre punizioni corporali, inclusa l’amputazione delle mani e dei piedi per i ladri e la fustigazione per alcuni crimini come la cattiva condotta sessuale (omosessualità) e l’ubriachezza, lo spaccio o il gioco d’azzardo. Il numero di frustate non è chiaramente previsto dalla legge e varia a discrezione del giudice, da alcune dozzine a parecchie migliaia, inflitte generalmente lungo un periodo di settimane o di mesi. L’Arabia Saudita è anche uno dei paesi in cui si applica la pena di morte, incluse le esecuzioni pubbliche effettuate tramite decapitazione». Un bel rinascimento, non c’è che dire.
I lavoratori stranieri
Il 76 per cento circa della forza lavoro impiegata in Arabia Saudita è composto da