venerdì 20 novembre 2020

Fini…Rai? La tv pubblica rischia il fallimento

 


da: https://www.remocontro.it/

Salini (l’amministratore delegato) ha lanciato l’allarme. La Rai, causa Covid e mancati incassi pubblicitari, rischia il default. Vero, la Rai rischia il default. Falso, causa Covid. Al massimo il Covid è l’acceleratore del declino.

L’Assente delegato

Un declino di cui Salini rischia di essere esecutore testamentario. Chiuso nell’eremo del settimo piano, a parte una breve passerella appena insediato, Salini è praticamente assente. L’Assente Delegato. Che non vede e non parla con nessuno. Autori e conduttori, ad esempio. Nessuno di quelli che sono in trincea e conoscono il prodotto. Perché ricordiamocelo, la Rai non produce bulloni o interruttori ma programmi.

La ‘Serra creativa 2.0′

Salini ha costruito la versione 2.0 della Serra Creativa ma ancora non c’è un direttore. E soprattutto quelli che dovrebbero portare idee. Conduttori, autori e perché no, dirigenti. Anche se, dopo l’uscita di scena dei Maffucci e De Andreis, tanto per fare alcuni nomi, la Rai non ha ritenuto opportuno creare un vivaio. Ha approfittato di dirigenti di società di produzione esterne che non avevano un dna e una cultura da servizio pubblico. Per il resto, siamo ormai alle terze, quarte linee.

La Rai che compra e basta

Altra criticità è rappresentata dal fatto che in Rai non si sperimenti più. Si compra e basta. Lasciando ad alcune società un potere enorme. Come il diritto di veto sui conduttori. Società che dettano, di fatto, la linea editoriale alla Rai. La Rai compra idee e format. A qualsiasi prezzo. Ha senso mantenere una struttura pesante ma non pensante? La Rai si limita ad offrire strutture e manovalanza (qualificata).

Esternalizzazione selvaggia

Come se l’ad di una casa automobilistica chiedesse ad un’altra, di inventare un modello che possa insidiare la leadership di un altro marchio. Mettendo a disposizione solo le strutture. E gli ingegneri, i designer e il marketing, allora, cosa ci stanno a fare? Intanto, grazie all’esternalizzazione, i costi salgono. L’Assente Delegato, secondo cui uno vale uno a prescindere dal quanto fa e sa fare, ha praticato un taglio orizzontale del 15 per cento ad autori e artisti. La strada più facile.

Mega redazioni per mega raccomandati

Ma che dire di mega-redazioni dei contenitori come Uno Mattina o Vita in Diretta, rifugio sicuro di scambi e favori con i potenti di turno? O dei programmi a doppia o tripla conduzione quando basterebbe
una figura sola? Impossibile visto che i raccomandati sono più dei programmi? Indispensabili quei giornalisti e giornaliste esterni, a cui si affidano programmi, magari da chiudere dopo solo una puntata? Con buona pace del mega esercito di 1700 e rotti giornalisti interni e delle sedi regionali. Sedi che prima o poi dovranno essere sostenute anche dalle Regioni.

Contratti dispari autori e conduttori

Perché non prevedere nei contratti di autori e conduttori una parte del compenso legato al raggiungimento di un obiettivo di share? Altra criticità, la disparità del trattamento contrattuale tra i vari conduttori. Tema affrontato dalla BBC che si è anche resa colpevole di licenziare giornalisti pur di far quadrare i conti. Una disparità alimentata anche dagli agenti che godono di un potere illimitato. A fronte di un mercato ricco di competitor ma povero di pubblicità : Mediaset, Netflix, Amazon, Sky, Discovery, tanto per citarne alcuni.  L’Assente Delegato, Fabrizio Salini, batte cassa.

 “Ma avendo un secchio che perde, invece di continuare a mettere acqua, non sarebbe meglio tappare il buco?

 

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