venerdì 11 settembre 2020

La Zangrillite...

 

Da un mese a questa parte, il professor Zangrillo, medico personale di Berlusconi, nonché primario sell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare dell’ospedale vip San Raffaele, sostiene con chiarezza e decisione che “essere contagiati non significa essere malati”. Precedentemente il suddetto Zangrillo asseriva che il “virus era clinicamente morto”.

Poi arrivano Briatore e Berlusconi. Due dei suoi pazienti vip.

Briatore è un contagiato Covid-19 immediatamente ricoverato. Oddio….pare che non abbia il coronavirus ma la “prostatite ai polmoni” (per dirla alla De Luca). 

Berlusconi è stato inizialmente definito da stampa e tg, asintomatico. Falso. E’ ricoverato da giorni. Sottoposto a terapia anti covid-19 e il suo medico Zangrillo ha dichiarato che il virus che lo ha colpito ha una “carica vitale alta”.

Pare che ieri sera il professor Zangrillo, durante il talk Piazzapulita, rispondendo a una domanda di Mario Calabresi abbia affermato che se Berlusconi avesse contratto il Covid-19 a marzo avrebbe rischiato anche di morire.

Orbene

Se non si può oggettivamente negare che è minore il numero dei morti e/o dei malati che non necessitano di ricovero, è altrettanto oggettivamente vero che il Covid-19 circola ancora tra noi. Si trasmette. Lo si porta in giro, lo si riporta a casa. E trovo che sia preoccupante che Zangrillo e il suo collega genovese, l’infettivologo Bassetti, siano

costantemente chiari e precisi nel ribadire che il virus è depotenziato, che essere contagiati non significa essere malati, ma si “dimentichino” di ribadire con altrettanta chiarezza e costanza che il Covid-19 non è sparito e che quindi è NECESSARIO mantenere le distanze, indossare la mascherina (non come braccialetto al polso) e pulire/igienizzare le mani.

Zangrillo e Bassetti sono più interessati e invogliati a contrapporsi alle opinioni di Crisanti e Galli piuttosto che a dare informazioni corrette e complete.

Ma ciò che trovo ridicola è l’affermazione di Zangrillo sugli effetti che avrebbe avuto su Berlusconi il covid-19 se lo avesse preso a marzo.

Silvio Berlusconi non avrebbe rischiato la vita. Impossibile.

Perché il decorso dell’attuale malattia di Berlusconi dimostra - inequivocabilmente - che se il Covid-19 lo individui in tempo e lo curi con altrettanta tempestività, anche sei hai 84 anni, sei un soggetto cardiopatico ed ex oncologico, ne esci. Non ti portano via in orizzontale con un camion dell’esercito.

E se Berlusconi si fosse ammalato - non contagiato, ma ammalato - a marzo ne sarebbe uscito molto probabilmente guarito.

Perché come scrive la Lucarelli: “a Berlusconi, pure con le terapie intensive sature, pur con la gente ammassata nei corridoi del pronto soccorso, pur coi numeri dei centralini intasati e le ambulanze occupate, un posto in terapia intensiva si sarebbe trovato. E ci mancherebbe pure, visto che il san Raffaele a momenti è casa sua.

Zangrillo si metta in testa che quanto sopra non lo pensano solo la sottoscritta e Selvaggia Lucarelli ma parecchi italiani che vivono in Lombardia, la regione dove ci sarebbe il “miglior modello sanitario italiano”.

Quella di Zangrillo a Piazzapulita è una la tipica zangrillite. Sono certa che ci saranno altre occasioni televisive nelle quali l’eminente luminare del San Raffaele manifesterà questa sua patalogia. 

Nessun commento:

Posta un commento