venerdì 24 febbraio 2017

Luigi Bobba: Il posto dei cattolici, il Partito Democratico / 6



Non fare la fine della moglie di Lot

Bisogna guardarsi bene dal rischio che al nascente partito democratico non accada quello che in un noto racconto della Bibbia toccò alla moglie di Lot, che per essersi voltata indietro dopo la distruzione di Sodoma e Gomorra, venne trasformata in una statua di sale (Gen, 19,26). Voglio dire che non si può immaginare la nascita di una nuova formazione politica avendo lo sguardo rivolto all’indietro, quasi bastasse esporre i ritratti di Sturzo o di Gramsci, di De Gasperi o di Kennedy per trovare la giusta rotta. Le radici sono importanti, ma le res novae che abbiamo di fronte richiedono più libertà di movimento, più visione rispetto al futuro.
Perché il processo costituente sia vero, serve che si crei spazio adeguato a tale prospettiva di novità nell’immaginario politico italiano. Siamo, infatti, dinanzi a qualcosa di inedito, a una terra incognita, a un non-ancora da far nascere insieme, e non a uno spazio disponibile da colonizzare secondo la legge del più forte.
Il partito democratico non può essere neanche il risultato di un dosaggio alchemico, fatto magari col bilancino, perché questo significherebbe farlo nascere in provetta come figlio di un calcolo, e perciò artificiale. Il partito democratico dovrà altresì restare lontano dalla facile tentazione dei prefissi, perché non potrà essere né post-, né anti-, né tanto meno neo- o trans-. Sarà ovviamente pluralista, federativo, riformista, questo sì, sensibile alla presenza delle donne nei ruoli di responsabilità e attento a una soluzione innovativa e dinamica di tre questioni cruciali: l’identità, la cittadinanza e la laicità.
Questioni apparentemente impolitiche ma che si stanno invece rivelando decisive per chi è convinto che la politica sia ancora una delle vie per costruire una «civiltà del convivere». Gli uomini e le donne del XXI secolo – almeno nelle società occidentali – rischiano sempre più di soggiacere  a due derive forti della democrazia: lo strapotere del denaro e l’invasività dei media. Una politica ridotta a contratto, una partecipazione prevalentemente mediatica, un legame sociale di natura meramente funzionale stanno erodendo le basi stesse della democrazia.
Ma come dovrà essere allora questo partito nuovo?
Innanzitutto il partito democratico sarà riformatore. Nel senso di dare risposte originali a problemi nuovi. L’invecchiamento della popolazione, l’affermarsi della società della conoscenza, il diffondersi del lavoro flessibile, la finanziarizzazione dell’economia, i nuovi fenomeni migratori, le minacce ambientali: inutile cercare risposte nelle pur antiche e nobili tradizioni. Serve, invece, intelligenza e fantasia per evitare di limitarsi ad assistere a questi cambiamenti, anziché tentare di governarli.
Il partito democratico sarà pluralista. Non dominato, come appare oggi una buona parte della sinistra, da un’egemonia laicista. […] Il partito democratico assumerà come principio regolativo l’autonomia della società civile organizzata. Chi volesse riproporre vecchi collateralismi, immaginare nuove egemonie o riesumare antiche cinghie di trasmissione, non farebbe altro che rimettere in circolo una strumentazione irrimediabilmente passatista. E’ dalla forza, dalla vitalità e dall’autonomia della società civile organizzata che possono germogliare una nuova cultura civica indispensabile per governare le istituzioni e aprirsi orizzonti non localistici nella tutela e nella difesa delle identità, degli interessi e delle appartenenze. […] Il partito democratico, infine, dovrà farsi carico di costruire quelle istituzioni del futuro che stentano ancora a decollare: un grado superiore di ordinamento internazionale e una politica estera da realizzare in forme non abituali e scontate, ma in una prospettiva europea e aperta al mondo. Se si ha in mente questa stella polare, allora ci si accorge che le attuali famiglie politiche europee sono vascelli inadatti ad affrontare a mare aperto. Non è tanto questione di rinnegare la proprie radici, bensì di scegliere insieme una strada per costruire istituzioni capaci di interpretare la nuova coscienza globale dei cittadini del pianeta e di dare forma politica al principio dell’interdipendenza.
Il partito democratico, insomma, non è dietro l’angolo ma esige il coraggio di mollare gli ormeggi per prendere il largo. 

 

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