venerdì 17 febbraio 2017

Luigi Bobba: Il posto dei cattolici / 5



Una bussola per il domani

Una politica capace di ascolto, attenta ai nuovi crinali della questione sociale e con lo sguardo rivolto al futuro non può procedere a tentoni. Ha bisogno di una bussola, di uno strumento di orientamento a cui affidarsi.
Giovanni Paolo II, il 7 gennaio 2005, rivolgendosi al corpo diplomatico riunito nella sala Clementina in Vaticano, indicò i quattro punti cardinali per chi esercita responsabilità pubbliche e riveste ruoli di rappresentanza politica: la vita, la libertà, il pane e la pace. Questi quattro valori chiave dell’agire sociale e politico sono inscindibilmente legati l’uno con l’altro. Non si può scrivere l’uno a dispetto dell’altro perché solo insieme esprimono in modo compiuto la dignità della persona e l’inviolabilità dei diritti di ogni uomo.
La vita: va protetta, tutelata, servita in ogni momento, a ogni latitudine. Non sopporta riduzioni: sia esso allo stato embrionale, nel fiorire della giovinezza o nella fase declinante della vecchiaia. Un unico mistero lo avvolge perché non siamo noi i signori della vita. Non possiamo toglierla a nessuno, nemmeno a noi stessi, non possiamo mai violarla, deturparla, sopprimerla. Ora che le tecnologie consentono di modificarla e forse perfino di clonarla, la vita è sottoposta a nuove sfide.
Poi c’è la libertà. Essa trova fondamento nel fatto che Dio chi ha creati liberi, dotati di ragione come dono per conoscere il mondo e scegliere la nostra condotta. Ecco perché la libertà religiosa è fondamento di ogni libertà. Quando manca la libertà religiosa, sono compromesse anche tutte le altre libertà.
La libertà di vivere in relazione con il trascendente è innanzitutto la libertà della creatura di fronte a Dio. Da qui i cristiani traggono la forza per opporsi a ogni idolatria, a ogni potere che vuole sostituire Dio.
E ancora la pace. Che non è solo una sfida globale per il domani ma anche un tratto singolare dell’impegno di ogni cristiano e l’unica via per costruire una convivenza tra i popoli e le nazioni. L’unità politica della famiglia umana è il valore-meta della dottrina sociale della Chiesa: solo la pace può essere la via per conseguirla. Contribuendo ad abbattere il muro di Berlino, riunendo ad Assisi tutte le confessioni religiose per scongiurare uno scontro di civiltà, opponendosi con tutte le forze alla guerra in Iraq, Giovanni Paolo II ha assunto la figura di un moderno profeta biblico che con parole e gesti ha combattuto senza sosta la battaglia della pace. Non un pacifismo imbelle e rinunciatario, ma un’azione costante che può prevedere anche l’uso estremo della forza, pur di salvare la pace.
Infine il pane. Non c’è pace senza giustizia. Un mondo che priva della possibilità di vita milioni di persone non può essere un mondo libero e pacifico. E’ un mondo ingiusto che non sa assicurare un’eguale speranza di vita agli essere umani. E’ nell’enciclica Sollicitudo rei socialis che si trova una vera e propria invettiva contro queste insopportabili diseguaglianze. Con una singolare innovazione anche nella teologia morale: il concetto di strutture di peccato; ovvero regole e istituzioni che riproducono e allargano l’iniquità, l’ingiustizia, la morte. Senza il pane, non c’è possibilità per l’uomo di una vita dignitosa. Senza il lavoro l’uomo si abbruttisce e la comunità si disgrega. Per chi vive nell’Occidente benestante queste parole potranno anche apparire troppo dure. Ma l’insegnamento sociale della Chiesa non prevede sconti: non sulla vita ma nemmeno sul pane; non sulla libertà tanto meno sulla pace.

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