In risposta ai critici del marito, la signora Mihajlovic ha scritto che siamo tutti peccatori. Nessun dubbio su questo, così come sulla solidarietà che meritano i contagiati e i ricoverati, compresi quelli come Briatore che filosofeggiavano sull’inconsistenza del virus. Però, benché tutti peccatori, non tutti commettiamo gli stessi peccati. In queste settimane ho visto persone passeggiare per le località di villeggiatura indossando ogni genere di mascherina, spruzzarsi ripetutamente un gel untuoso e puzzolente sulle mani prima di entrare nei negozi, e sedersi nei bar e nei ristoranti mantenendo uno straccio di distanza di sicurezza. Si sarà trattato di individui bizzarri, non lo nego, eppure meritano rispetto anche loro. E capisco che non abbiano voglia di venire messi dentro lo stesso cesto di chi, invece, è andato ad annusare l’ascella del vicino negli assembramenti, discotecari e non, della Costa Smeralda, infischiandosene allegramente di minime precauzioni spacciate per soprusi inaccettabili.
Ha ragione la signora Mihajlovic: chi si è permesso di far notare al marito che avrebbe fatto meglio a trascorrere vacanze meno scriteriate, specie nella sua duplice condizione di
personaggio pubblico e grande convalescente, è sicuramente un peccatore. Nel senso che — mi ci metto anch’io — abbiamo peccato di invadenza, moralismo, invidia sociale. Però sono peccati diversi. Non meno gravi, né meno perniciosi. Solo, in questo periodo, un po’ meno contagiosi.
Nessun commento:
Posta un commento