giovedì 4 ottobre 2012

Milano, dopo lo sciopero: Pisapia e il presidente Atm Bruno Rota


Chi legge questo blog sa che non ho mai “apprezzato” Letizia Moratti. Il nulla totale.
Ovviamente, il “nulla” si manifesta in “stili” diversi. Non solo per ciò che è successo l’altro giorno tra viaggiatori della metropolitana milanese e ATM – azienda il cui presidente è stato nominato dalla giunta Pisapia -, ma ho la sensazione che il nullismo non ci abbia abbandonato.
Se dovessi dire che penso del sindaco Pisapia, direi semplicemente: è un avvocato. Tra l’altro: è un’espressione della borghesia milanese di sinistra. Combinazione “pericolosa”.
Nella parola “avvocato” ci sta tutto. Pisapia non nega il problema o la criticità ma la riduce come effetto e passa immediatamente a dire che apre “un tavolo”.
Quanti tavoli abbiano acquistato a Palazzo Marino e come li usino, non si sa. Probabilmente Pisapia non è ancora rientrato dall’Ikea.
Oddio…non mi sarà bloccato da qualche sciopero dei mezzi Atm..

Detto quanto sopra, rimango della mia idea: a Milano c’è gente che delibera. E gente che gestisce la comunicazione ma altro non fa.
Chi ha orecchi per intendere, intenda.

Quanto al presidente Atm, Bruno Rota…
1. escludo – categoricamente – che abbia mai preso un mezzo pubbico dalle 7,30 alle 9 e dalle 17 alle 19. Si sarebbe accorto dell’enorme affollamento dei mezzi di trasporto. Ma, si sa: meno mezzi, meno conducenti, meno costi = servizio inadeguato a un prezzo di mercato.
2. attribuisce quanto avvenuto alla “iella”. Qualche anziano milanese direbbe:
l’è un terun! Nordico o sudista non so, so che più che di un amuleto ha bisogno di neuroni.
3. Quanto sia evidente il bisogno di neuroni per il “cervello” del presidente Rota lo dimostra questa affermazione:
“Contemperare l’esigenza delle persone di tornare a casa con il diritto di sciopero è un’attività che difficilmente può rientrare nei compiti di Atm”,
Ora. Mi sfugge, in questo momento, se Rota non sia anche lui un avvocato. O, altrra specie pericolosa: un ingegnere. La sua dichiarazione sta a significare che ritiene la responsabilità dell’accaduto dei viaggiatori che, sapendo dello sciopero, cercavano di non farsi scappare i mezzi di trasporto per riuscire ad arrivare a casa.
Il diritto di “arrivare a casa” non è contemplato neppure nella Costituzione italiana. Lavoriamo, vogliamo tornarcene a casa. Siamo dei coglioni. Pertanto, è giusto che siamo puniti.

Il presidente Rota, seppure con l’unico neurone che possiede, dovrebbe sapere che l’azienda che presiede deve contemplare un servizio consono al prezzo incassato. Non solo mezzi di trasposto che non siano carri bestiame ma una gestione totale del contratto di trasporto che prevede norme funzionali in grado di gestire situazioni critiche e complesse. E, ovviamente, priorità alla sicurezza. Se poi i conducenti avessero anche un sano equilibrio psico-fisico non sarebbe brutta cosa. Solo che, l’equilibrio psico-fisico si raggiunge in aziende ben gestite. Non pare il caso dell’Atm.
E sappiamo perché.

Il presidente Rota ma anche il sindaco Pisapia che “viaggia” con lui stiano attenti. A Milano siamo particolarmente svegli nel capire chi fa fumo e chi prende per il culo.

Nessun commento:

Posta un commento