da: Il Fatto Quotidiano
Milano,
dopo il caos per sciopero in metro le scuse dell’Atm: “Iella grossa”
Il
presidente Rota, nominato dalla giunta Pisapia, ricostruisce le cause della
rivolta dei passeggeri bloccati alla stazione Lima. Ma i responsabili della
sicurezza di treni e linee sono stati licenziati a luglio, senza essere
sostituiti
di Davide
Vecchi
Bruno
Rota, presidente di Atm, è stato sentito in commissione mobilità al Comune di Milano,
convocata in via straordinaria per quanto accaduto alla stazione Lima in occasione
degli scioperi di lunedì: otto feriti e una situazione di assoluta emergenza.
Ma ha dovuto rispondere anche in merito allo scontro tra due convogli avvenuto venerdì scorso. Rota, nominato
dalla giunta Pisapia, si è giustificato così: “Il concatenarsi di eventi straordinari in un quarto d’ora è stata
certamente una iella grossa”, mentre per l’incidente si è trattato della
“manchevolezza da parte di un macchinista”. In realtà nell’azienda molti
puntano il dito contro la gestione di Rota: nei primi sei mesi di attività il
presidente ha ridisegnato l’intero organigramma
della società cancellando delle
figure che svolgevano un ruolo chiave proprio in termini di sicurezza della
rete del trasporto urbano. Tre in particolare: Marco Povanello, Ettore Kluzer e
Claudio Pantaleo. Gli incarichi di quest’ultimo (ex responsabile sicurezza Ibm
e British American Tobacco) sono stati solo in parte affidati ad altre figure
già presenti in azienda, come il responsabile del personale.
Kluzer era responsabile dell’intera rete
metropolitana. A metà luglio, dopo pochi mesi dalla nomina a presidente di
Rota, è stato “allontanato dall’azienda”, così si dice quando un manager è
licenziato. Al suo posto non è stato assunto nessuno,
ma le sue deleghe sono state parzialmente
ridistribuite a due ingegneri: Roberto Seghini e Carlo Bianco. Altre deleghe sono andate perse. Poco
importa, ad esempio, se la verifica del corretto funzionamento e lo stato di
buona salute dei binari venga verificato con cadenza sempre più dilatata nel
tempo. Anche Pantaleo è stato
“allontanato dall’azienda”. Ma lui solo a fine luglio: aveva dei compiti di
raccordo e collegamento con la Prefettura che non poteva interrompere dall’oggi
e al domani. Di fatto Pantaleo ricopriva un solo incarico che si può
sintetizzare così: garantire la
sicurezza. In cinque ambiti ben precisi: la sicurezza delle sedi e
strutture, quella in caso di incidenti e presidi armati nelle stazioni, la
parte relativa alla tecnologia (quindi telecamere, tornelli, ecc…), coordinare
gli studi del centro analisi rischi (finalizzato alla previsione di possibili
incidenti e quindi individuazione delle necessarie azione di tenuta e
ripristino). Infine il capitolo privacy e protezione delle informazioni sia
dell’azienda (sistemi anti hackeraggio, ad esempio) sia dei clienti.
I compiti
di Pantaleo sono stati ridisegnati, così come gli ambiti, e, anche in
questo caso come con Kluzer, solo in parte riaffidati
ad altri dipendenti. Tra cui, come detto, il capo del personale. Così,
oltre all’inchiesta aperta dall’autorità di garanzia sugli scioperi nei servizi
pubblici, dopo il caos a cui i milanesi hanno dovuto assistere in
metropolitana, in Atm si cerca il
responsabile. Nessuno punta il dito ufficialmente contro Rota ma in molti
confidano che la commissione di Palazzo Marino non accetti come verità le
risposte che il presidente della società ha fornito in audizione. Certo, si è
associato alle scuse ai milanesi rivolte dall’assessore alla mobilità, Pierfrancesco
Maran, ma è la “ricostruzione degli eventi” fornita che ora sarà verificata.
Nella giornata di sciopero finita nel caos,
alle 17.24, secondo il racconto di
Rota, il treno 34 è costretto a scaricare
i passeggeri per un’anomalia alle porte. La tensione tra la gente che affolla in maniera “assolutamente
altissima” le banchine è alta: circa mezz’ora e lo sciopero, alle 18, sarebbe ripreso, riparalizzando le tre linee
del metrò. Il convoglio però riparte e arriva alla stazione di Lima dove “va
corto”, racconta Rota. Ovvero, non entra del tutto in stazione. L’ultima porta
rimane fuori dalla banchina. I passeggeri,
nonostante gli inviti a non farlo,
schiacciati come sardine, azionano
l’apertura delle porte e in parte scendono dalle carrozze. Sono le 17.36 quando il macchinista, descritto
come una sorta di Schettino della metropolitana, avvisa la sala operativa della
linea 1. L’ordine è di far scendere tutti.
Ma le persone non ne vogliono sapere e si
rifiutano. “Ingaggiano un confronto sempre più violento con il personale Atm”.
Scatta anche la segnalazione del malore
di una signora che però “non viene identificata” nel caos generale. E’ qui,
intorno alle 18, quando la situazione degenera. Il treno che segue, il 32, “è fermo in galleria da circa 20 minuti e i
passeggeri decidono di aprire le porte perché vedono la banchina vicino”,
continua Rota. Scendono dal treno e si incamminano verso la stazione. “La procedura prevede però la disattivazione della corrente su tutta
la linea, perché è la situazione più pericolosa che ci possa essere, perché il
contatto delle persone che procedono con le parti elettriche è assolutamente
possibile”. La centrale operativa avvisa la Polfer. Lo stesso Rota, spiega,
contatta il nuovo Questore Luigi Savina, il prefetto Gian Valerio Lombardi e
l’assessore comunale alla Sicurezza Marco Granelli per ottenere l’arrivo di
volanti. “Era una questione ormai di
ordine pubblico”, afferma.
“Contemperare l’esigenza delle persone di
tornare a casa con il diritto di sciopero è un’attività che difficilmente può
rientrare nei compiti di Atm”, spiega Rota che poi, a chi gli chiede se
rifarebbe tutto quanto, replica: “Avrei avvisato prima il prefetto”, perché era
“una questione di ordine pubblico”. E la sezione sicurezza era stata ideata
proprio per intervenire in caso di emergenza. Così, ieri, l’opposizione a
Palazzo Marino ha chiesto la testa di Rota. “Dopo aver chiamato in causa la
iella farebbe bene a dimettersi”, ha detto Riccardo De Corato, il parlamentare
del Pdl, vicesindaco di Milano per oltre dieci nonché assessore alla sicurezza
delle giunte di Gabriele Albertini prima e Letizia Moratti dopo. Con lui anche
la Lega, ha chiesto le dimissioni immediate di Rota per “l’evidente totale
incapacità ad assicurare livelli minimi di funzionalità e di sicurezza nella
metropolitana di Milano. Lui si difende: “Abbiamo rispettato le procedure”. La
giunta Pisapia evita di entrare nella polemica politica e garantisce che farà
luce sull’accaduto per bocca dell’assessore Maran che non si tira indietro e
lascia intendere che i responsabili saranno individuati, chiunque essi siano.
Nessun commento:
Posta un commento