da: Il Sole 24 Ore
Evasione
fiscale, tra i professionisti maglia nera agli avvocati. In nero il 60% di
colf, falegnami e idraulici
Il tempo passa, ma l'evasione fiscale ha
sempre i soliti "campioni": colf, badanti e babysitter, insieme ai
professori impegnati nelle ripetizioni private, artigiani, dentisti e
specialisti. Tra le "pecore nere" anche ristoratori, commercianti,
bagnini e avvocati, primi tra i professionisti. Il quadro aggiornato dei "furbetti
dello scontrino" che emerge dal terzo rapporto Eures 2012 sul'evasione
fiscale in Italia conferma purtroppo le precedenti rilevazioni dell'istituto
(2004 e 2007), ma registra anche una novità: la crescita del
"giustizialismo fiscale", con sette italiani su dieci favorevole al
carcere per gli evasori.
Sul
podio ripetizioni private e medici
Nel mirino dell'indagine sono finite 52
categorie di lavoratori, i cui comportamenti "fiscali" sono stati
analizzati basandosi su un campione casuale di 1.225 italiani di 19 regioni, 94
province e 367 comuni. Il quadro che ne esce è sconfortante: «tra il 2004 e il
2012 la propensione degli artigiani, dei liberi professionisti e dei
commercianti a non rilasciare scontrini, fatture o ricevute non segna alcun
passo indietro confermandosi l'evasione fiscale uno dei principali ostacoli al
risanamento economico dell'Italia». Per alcune professioni e mestieri, il
fenomeno evasione registra una forte crescita, come nel caso dei docenti che
impartiscono le ripetizioni (in nero l'89% delle prestazioni contro il 79,4%
del 2007 e il 69,4% del 2004) e dei dentisti (34% nel 2012, il 27,7% nel 2004)
e medici specialisti (34%, il 25,5% del 2004).
Artigiani
e riparazioni, il nero prevale
Superano comunque il 60% le prestazioni non
regolarmente fatturate i giardinieri (67,3%), i falegnami (62,8%), gli
idraulici (62%), i fabbri (60,2%) e i muratori (60,1%), e attestandosi al 57,3%
tra i tappezzieri, al 57,1% tra gli elettricisti e al 56,7% tra i
parchettisti/pavimentisti. Soltanto tra gli antennisti (42,1%) e gli
installatori di impianti di riscaldamento o condizionamento (18%) tale
percentuale risulta più contenuta. La ristorazione rimane un altro fronte caldo
dell'evasione: in cima alla graduatoria dei commercianti evasori si collocano i
bar (che non hanno rilasciato scontrino o ricevuta nel 17,8% dei casi, a fronte
del 9,9% del 2004), seguiti da ristoranti, pub e pizzerie (17,2%, contro il
10,9% del 2004) e da rosticcerie e pizzerie al taglio (15,8%, contro il 7,9%
del 2004). L'indagine fa anche il punto sulla distribuzione territoriale
dell'evasione, che si pratica in particolare nel Meridione e al centro sud.
Professionisti
poco attenti
Il fenomeno evasione tocca anche i liberi
professionisti; il campione intervistato attribuisce il più alto indice di
illegalità fiscale agli avvocati, i quali sono ritenuti responsabili di omesso
rilascio della fattura o della ricevuta nel 42,7% dei casi. Questi
professionisti sono comunque in buona compagnia, considerando la propensione
all'evasione di geometri (40,2%), psicologi e psichiatri (40%), architetti
(38,7%), dietologi (38%), medici specialisti e dentisti (entrambi con una
percentuale di evasione pari al 34%). Più distanziati i veterinari (25,3%), i
commercialisti (23,5%) e i notai (19,6%) che, pur non avendo rilasciato fattura
o ricevuta in un caso su cinque, risultano la categoria più
"virtuosa".
Carcere
agli evasori, sì per 7 italiani su 10
Nulla è cambiato, dunque, rispetto a dieci
anni fa? Se un cambiamento c'è stato, si registra non tanto nel fenomeno quanto
nel modo in cui gli italiani lo giudicano o vorrebbero fosse punito dalla legge:
7 italiani su 10 sono favorevoli al carcere per gli evasori, quota che si
riflette sulla generalizzata sfiducia nell'azione di contrasto del governo,
definita «inefficace» dal 63% degli intervistati. Negativo anche il giudizio
sull'operato di Equitalia rapporto (55% degli intervistati), a prescindere
dall'area geografica di appartenenza (60,6% al Centro, 54,5% al Nord e 51,9% al
Sud), raccogliendo le piu' forti adesioni tra i lavoratori autonomi (67,2% dei
giudizi negativi) e tra i disoccupati (66,7%).
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