mercoledì 9 novembre 2011

Umberto Galimberti: L’ospite inquietante / 10


Che fare?

Che fare non lo so, che dire ci provo. Penso che la generazione dei nostri figli abbia, rispetto a quella dei loro genitori, un’emotività molto più incontrollata e uno spazio di riflessione molto più modesto. Il loro fondo emotivo è stato sollecitato fin dalla tenera età da un volume di sensazioni e impressioni eccessivo rispetto alla loro capacità di contenimento. Sin dai primi anni di vita hanno fatto troppa esperienza (televisiva e non) rispetto alla loro capacità di elaborarla.
Di loro abbiamo detto: “Come sono intelligenti, noi allo loro età eravamo più stupidi”. E non l’abbiamo detto solo a noi, l’abbiamo detto anche a loro. E loro ci hanno creduto, avviandosi, con la nostra benedizione e il nostro compiacimento, su quella strada ingannevole dove si confonde l’intelligenza con l’impressionabilità, a cui segue una risposta immediata.
In questo gioco di inganni abbiamo confuso la loro risposta immediata con la prontezza dei riflessi e la velocità di ideazione, mentre era semplicemente un cortocircuito. Ora questi nostri figli si trovano ad avere un’emotività carica e sovraeccitata che li sposta dove vuole, a loro stessa.

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