Anche se la sua
disponibilità di tempo si riduce, non si astrae dalla vita familiare. La figlia
maggiore svolge, fino al matrimonio, le funzioni di segretaria e di
collaboratrice, lei che sa bene come procurargli momenti di distensione e
talvolta farlo ridere fino alle lacrime. La sua tenuta e, all’inizio della
presidenza, estremamente semplice, quando ancora ci sono rigide restrizioni, e,
per i suoi primi viaggi all’estero, deve prendere a prestito soprabiti adatti e
valigia nuova. Tuttavia si impone con il suo comportamento sicuro e calmo, i
suoi gesti misurati, la sua parola sobria. Nei suoi discorsi non vi è
magniloquenza, non demagogia, così che i suoi contemporanei possono chiamarlo
l’«anti Mussolini». Ma, con la sua maniera spoglia e coinvolgente, sa
comunicare la passione per il bene pubblico che lo ha animato per tutta la
vita.
Moderato
nell’espressione, ricerca la precisione dei termini. Cortese, è incapace di
ingiuriare un oppositore politico. Non si è allontanato dalla forte volontà.,
dalla tenacia di montanaro di cui ha dato prova nel passato. Quando l’interesse
dell’Italia lo richiederà, sarà capace di decisioni intransigenti. Gli anni
della lunga «veglia d’armi» hanno anche irrobustito la sua pazienza. Sul suo
tavolo, per averle sempre sotto gli occhi e mantenervisi saldo, ha posto queste
citazioni latine:
Aequam memento
rebus arduis servare mentem (Orazio, Carmina, II, 3,vv, 1-2) e Perfer et
obdura: multo graviora tulisti (Ovidio, Tristia, X). Cioè: «Conserva la mente
serena nel dolore» e «Resisti e sta’ saldo: ben peggio sopportasti».
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