mercoledì 9 novembre 2011

Umberto Galimberti: L’ospite inquietante / 9


Il bullismo degli studenti

E così per tutta l’adolescenza e la prima giovinezza, quando massima è la forza biologica, emotiva e intellettuale, i nostri ragazzi vivono parcheggiati in quella terra di nessuno dove la famiglia non svolge più alcuna funzione, la scuola non desta alcun interesse, la società alcun richiamo, dove il tempo è vuoto, l’identità non trova alcun riscontro, il senso di sé si smarrisce, l’autostima deperisce.
Hanno smesso di dire “noi” come lo si diceva nel Sessantotto, l’hanno detto sempre meno dopo il crollo delle ideologie, si sono rifugiati in quello pseudonimo di se stessi che ripete ossessivamente “io” dalle pareti stretti come quelle di un ascensore. E di quella dimensione sociale che non ha più trovato dove esprimersi: nè in chiesa, né a scuol, né nelle sezioni di partito, né sul posto di lavoro, è rimasto solo quel tratto primitivo o quel cascame che è la banda.
Solo con gli amici della banda oggi molti dei nostri ragazzi hanno l’impressione di poter dire davvero “noi”, e di riconfermarlo in quelle pratiche di bullismo che sempre più caratterizzano i loro comportamenti a scuola. Lo sfondo è quello della violenza sui più deboli e la pratica della sessualità precoce ed esibita sui telefonini e su internet dove, compiaciuti, fanno circolare le immagini delle loro imprese. 

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