Il bullismo degli
studenti
E così per tutta
l’adolescenza e la prima giovinezza, quando massima è la forza biologica,
emotiva e intellettuale, i nostri ragazzi vivono parcheggiati in quella terra
di nessuno dove la famiglia non svolge più alcuna funzione, la scuola non desta
alcun interesse, la società alcun richiamo, dove il tempo è vuoto, l’identità
non trova alcun riscontro, il senso di sé si smarrisce, l’autostima deperisce.
Hanno smesso di
dire “noi” come lo si diceva nel Sessantotto, l’hanno detto sempre meno dopo il
crollo delle ideologie, si sono rifugiati in quello pseudonimo di se stessi che
ripete ossessivamente “io” dalle pareti stretti come quelle di un ascensore. E
di quella dimensione sociale che non ha più trovato dove esprimersi: nè in
chiesa, né a scuol, né nelle sezioni di partito, né sul posto di lavoro, è
rimasto solo quel tratto primitivo o quel cascame che è la banda.
Solo con gli amici
della banda oggi molti dei nostri ragazzi hanno l’impressione di poter dire
davvero “noi”, e di riconfermarlo in quelle pratiche di bullismo che sempre più
caratterizzano i loro comportamenti a scuola. Lo sfondo è quello della violenza
sui più deboli e la pratica della sessualità precoce ed esibita sui telefonini
e su internet dove, compiaciuti, fanno circolare le immagini delle loro
imprese.
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