venerdì 8 ottobre 2021

Vincenzo Visco: “Delega fiscale inconsistente. Sul catasto la sinistra faccia una scelta di campo”

 


da: Il Fatto Quotidiano - di Luciano Cerasa

"È estremamente rarefatta, molto generica, si presta a molteplici e diversi tipi di realizzazione, tutti dicono che si rifà al documento uscito dal Parlamento, un testo contraddittorio e illogico che non stava in piedi, la bozza di Draghi fortunatamente se ne distanzia e ha una sua dignità scientifica”.

L’ex ministro delle Finanze e presidente del centro studi Nens, Vincenzo Visco, dà un giudizio sostanzialmente positivo sulla delega fiscale che il governo ha intenzione di chiedere alle Camere, ma è molto scettico sulla possibilità che i decreti delegati vedano la luce in questa legislatura: “Non si possono fare riforme senza redistribuire il prelievo. È molto improbabile che la proposta Draghi venga approvata da questo Parlamento e poi utilizzata appieno, a meno che i decreti delegati non si facciano a tambur battente”.

Eppure su un aspetto chiave, la riforma del catasto, la Lega minaccia di uscire dalla maggioranza.

Mi sembra che ancora una volta Salvini si trovi in un cul de sac: o fa rientrare i mal di pancia e si tiene la riforma  o esce e va all’opposizione, per lui sono due opzioni a perdere. Draghi sul catasto sembra molto determinato,  anche se parla di 4/5 anni permettere in campo la nuova normativa, per me si può fare in un anno e mezzo.

La sinistra fa quadrato e ribatte che gli effetti fiscali della revisione degli estimi sono sospesi sine die.

Se la sinistra non fosse così poco consapevole del suo ruolo farebbe una campagna a tappeto uguale e contraria a quella di Salvini, perché la riforma sia applicata subito e a parità di gettito. Bisognerebbe spiegare alla gente che ci sarebbe uno spostamento di valore dai ricchi ai poveri, dal Nord al Sud, dove le case valgono molto meno, dal centro alle periferie, dove abitazioni nuovissime con la crisi del mercato immobiliare hanno perso notevolmente valore, dai grandi ai piccoli centri, dove ci sono interi paesi impoveriti e abbandonati dove si vendono case a un euro. Il fatto che ci siano all’opposizione Confedilizia e la destra è un’occasione per rendere espliciti i riferimenti politici dell’area della sinistra.

Sull’Irpef l’impegno è preciso, si abbatteranno aliquote medie e marginali effettive.

L’Irpef va ridotta, ma la riforma non affronta il problema dell’eccessiva tassazione del lavoro rispetto agli altri redditi, si tratta di ridurre anche i contributi, non solo le tasse. Le imprese hanno ottenuto l’abolizione dell’Irap e sono d’accordo tutti. Abbandonare l’Irap è una sciocchezza, se ci sono soldi è bene metterli sull’Irpef, se poi il gettito perso per l’imposta abrogata, necessario a finanziare la Sanità, verrà recuperato sulla stessa platea di contribuenti, l’Ires schizzerà alle stelle.

I redditi da capitale, invece, secondo la bozza presentata, finirebbero sotto il cappello di un’unica flat tax.

La parte più consistente della riforma prospettata riguarda proprio l’intenzione di recuperare e applicare i criteri della dual income tax, l’imposta che avevo introdotto 20 anni fa quando ero al governo; allora era una misura adeguata all’epoca della globalizzazione e della concorrenza fiscale tra paesi e fallì perché andammo all’opposizione, oggi sarebbe una razionalizzazione del sistema. Ma avere un’unica aliquota è pressoché impossibile, non solo perché va allargata ai Bot altrimenti non ha senso, ma anche perché ci sono sempre spinte settoriali per dare a qualcuno un vantaggio competitivo. Mal si presta a farla in Italia.

Un ultimo suggerimento?

Nella delega manca la sistemazione dei rapporti tra fisco e privacy, che sta creando una serie di problemi, dall’attività di accertamento all’applicazione della fatturazione elettronica; era stata annunciata, spero che la possano recuperare con un decreto, in Parlamento verrebbe bloccata.

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