giovedì 7 ottobre 2021

Tasse e catasto, quel che sappiamo della riforma fiscale di Draghi

 


da: https://m.famigliacristiana.it/ - di Francesco Anfossi

Il premier promette che le tasse sulla casa rimarranno invariati e che la stretta riguarda evasori ed elusori fiscali. Ma è possibile? Sono previste agevolazioni per le famiglie? E che altro si nasconde dietro le nuove misure tributarie?

Quale riforma fiscale si nasconde dietro il viso impenetrabile di Mario Draghi? La Lega di Salvini, reduce dall’ insuccesso delle amministrative (ma i ministri di Salvini avevano già abbandonato nei giorni scorsi la cabina di regia) pone un problema nella maggioranza e chiede un impegno scritto a non aumentare i tributi. Le motivazioni non sono chiare come a onor del vero non sono chiari i contenuti della riforma. Si potrà obiettare che non possono esserlo per forza di cose, poiché si tratta di una legge delega, di una legge-scatola fatta di dieci articoli che fissa i principi generali e che dovrà essere riempita entro 18 mesi dopo l’ approvazione del Parlamento, il quale appunto “delegherà” il governo a riempirla di contenuti attraverso i decreti legislativi. Draghi ha preteso che fosse una delega “larga, di un guscio vuoto, manca la “ciccia” per dirla terra terra. Ma il premier vuol procedere a piccoli passi, data la complessità e delicatezza della materia. Da qui l’ aura enigmatica che circonda questa riforma. Una riforma certamente necessaria. Di sicuro nella vita ci sono la morte e le tasse, diceva Benjamin Franklin. E il compianto Tommaso Padoa Schioppa ebbe a dire che le tasse sono bellissime, perché ci assicurano scuole, strade, servizio sanitario, ordine, sicurezza, difesa e quant’ altro. Il problema è come saranno distribuite, anzi redistribuite, queste tasse.

La riforma, si prevede, andrà a regime non prima del 2023. Evitando di parlare su argomenti e decisioni che forse non conosce ancora nemmeno Draghi, dopo la lettura di questi dieci articoli, si possono però dire alcune cose.

Va precisato innanzitutto che con questa riforma l’Italia risponde a una richiesta del Fondo Monetario Internazionale e soprattutto dell’Unione europea ed è la contropartita per ottenere i finanziamenti del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. È il metodo di Bruxelles, piaccia o no: soldi in cambio di riforme per adeguare il Paese ai moderni standard europei sul piano dell’ istruzione, dell’ ambiente, del commercio, dell’ impresa e naturalmente anche dell’ equità fiscale. Dovevamo farla insomma, anche perché l’ ultimo censimento del catasto – impresa titanica, la prima la fece Diocleziono nel terzo secolo – è di 50 anni fa, negli anni ‘70. Draghi promette che con l’aggiornamento della mappa catastale i proprietari di case non pagheranno un centesimo di più e nemmeno uno di meno perchè il carico tributario rimarrà lo stesso, anche se non è chiaro come sia possibile visto che vi sarà un riordino delle rendite e gli immobili saranno adeguati ai prezzi di mercato. Però attenzione: il presidente del Consiglio non lo ha detto, ma è implicito, che gli evasori o gli  “elusori” fiscali, ovvero coloro che fino ad oggi non cacciano un centesimo o versano meno tasse, saranno costretti a pagare, poiché si calcola che ogni anno tra immobili non censisti, abusivi, edificabili accatastati come agricoli etc.,  lo Stato registra un ammanco di 100 miliardi di euro di mancate entrate.

Ma le parole d’ordine del disegno di legge sono anche semplificazione burocratica; riordino della giungla normativa (si arriverà probabilmente a un testo di legge unico), la revisione dell’Iva e soprattutto il taglio del prelievo Irpef sul ceto medio (il terzo scaglione, quello che percepisce tra i 28mila e i 55mila euro l’anno)  e dell’Irap sulle imprese. Così facendo si vuole ridurre il cuneo fiscale (superiore di 5 punti rispetto alla media europea). Per finanziare quest’ ultima decisione il governo utilizzerebbe un “tesoretto” di 19 miliardi di euro proveniente dal maggior gettito fiscale dovuto alla maggiore crescita (più 6 per cento). I partiti premono per destinare buona parte di questa somma al taglio delle tasse, ma in ballo ci sono altre partite aperte, dalle pensioni al reddito di cittadinanza.

Un altro degli obiettivi indicati dal governo è quello del riordino delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall'Irpef  (ad esempio le spese mediche, le rette universitarie, i contributi della pensione integrativa etc.). Anche qui non si capisce se si tratta di una mera operazione di cassa (lo Stato per le detrazioni spende 61 miliardi l’ anno per detrazioni e sconti fiscali) mascherata da riforma o di una riorganizzazione delle agevolazioni.

Tra le indicazioni rientra anche l'armonizzazione della tassazione del risparmio «tenendo conto dell'obiettivo di contenere gli spazi di elusione dell'imposta», come ha detto il ministro dell’ Economia. Ci sarà anche una stretta sull’Imu, l’ imposta sulla casa più evasa in Italia: le regioni italiane meno virtuose sono quelle del Mezzogiorno con la Calabria in testa, ove l'ammanco raggiunge il 46,3%, seguita da Campania, con il 38,2%, e poi da Sicilia e Basilicata, con il 35,7%. Ma si terrà conto, nell’applicare le nuove misure, delle nuove e vecchie povertà (ci sono contribuenti che al Sud vivono con pensioni sotto i 500 euro e per i quali pagare l'Imu o addirittura i suoi arretrati diventa un salasso insopportabile) e di quegli edifici di proprietà di enti no profit?

Dunque si profila una stretta contro evasori ed elusori fiscali ma anche tra i contribuenti ci sarà chi ci perde e chi ci guadagna. Inoltre non pare siano alle viste agevolazioni per le famiglie, a cominciare da quelle numerose. Il criterio tributario è sempre basato sul "single" nonostante si parli da anni di "fattore famiglia" o quoziente familiare. Draghi vuol tenersi le mani libere nonostante la legge delega preveda dei confronti col Parlamento. Anche se magari, chissà, l’attuale premier vedrà la fine della riforma dalle stanze del Quirinale.

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